L'intervista
Parigi è sempre più vicina, Sara Fantini alza i giri del motore. A La Spezia i Campionati italiani Assoluti hanno consegnato alla martellista fidentina il quindicesimo titolo consecutivo. Ma lei è atleta che, da se stessa, esige sempre il massimo. Al di là della medaglia, punta alla prestazione: giusta mentalità, quando ci si ritrova a competere ai massimi livelli dell'atletica. E così, pur nella felicità di un altro tricolore messo in bacheca, Sara non può fare a meno di ripensare a ciò che non ha permesso ai suoi lanci di rubare l'occhio. «A La Spezia la mia gara non è stata un granché» ammette Fantini, tesserata con il Gruppo sportivo Carabinieri e che agli Assoluti (sia estivi che invernali) risulta imbattuta addirittura dal 2017. «Abbiamo visto i difetti che ancora persistono sul piano tecnico e li stiamo analizzando con attenzione».
D'accordo Sara, ma a giudicare dal risultato evidentemente sono più le cose andate per il verso giusto.
«Ho trovato gli stimoli giusti grazie anche alla prestazione di Rachele Mori, che in questa occasione ha ottenuto peraltro il personale. Ce la siamo giocata, è stato un bel duello. Il suo risultato, oltre ad avermi dato una spinta non indifferente in gara, l'ho accolto con gioia: Rachele ha un potenziale enorme».
Cosa non le è piaciuto della sua prestazione?
«In generale, è dall'inizio dell'anno che non riesco a lanciare come vorrei».
Beh, sembra un'analisi troppo severa: sono passate appena poche settimane dal suo capolavoro agli Europei di Roma.
«Anche lì, a volerla dire tutta, non è che abbia fatto la mia prestazione migliore. Ma in un contesto come quello di una rassegna continentale, dove è necessario tenere sempre alto il livello di concentrazione, per fortuna sono riuscita a riprendermi e a tirare fuori qualcosa di buono. Lo stesso è accaduto a La Spezia: quando c'è stato bisogno, ho risposto. Ma non posso permettermi cali».
Quindi è più una questione di tecnica che di testa?
«Esattamente. La tenuta mentale c'è. E, in questo momento, mi permette di sopperire a ciò che non va dal punto di vista della tecnica. Tuttavia è evidente come non possa essere sempre e solo quella a salvarmi: alle Olimpiadi questo fattore non vale, bisogna alzare l'asticella, fare di più. Se ci fosse la stessa tenuta mentale in una condizione tecnica buona, sono convinta che potrei spendere meglio quello che valgo. E, ripeto, tecnicamente so di valere ben più della misura (71,32 metri, ndr) che mi ha permesso di vincere il titolo italiano domenica scorsa».
Da qui a Parigi, avremo modo di rivederla in pista?
«Sì, parteciperò almeno ad un paio di meeting in avvicinamento all'appuntamento olimpico. Ma resterò qui in Italia. La priorità è quella di allenarmi, ci sono tante cose su cui devo lavorare».
Sara, adesso che avrà realizzato ciò che è stata capace di fare a Roma, forse è il momento giusto per chiederglielo: cosa le ha lasciato quella medaglia d'oro?
«Emozioni indelebili, la primissima cosa che mi viene in mente. Ma, forse in misura superiore, direi una salutare dose di consapevolezza, in vista delle Olimpiadi. Consapevolezza del percorso che sto facendo e anche dei miei stessi limiti, degli aspetti da aggiustare».
E nient'altro?
«Roma mi ha trasmesso un senso di serenità: vincere un titolo europeo può essere infatti definito uno degli obiettivi di una carriera sportiva di successo, ci ho fatto la spunta. E pensare che nella mia testa un simile traguardo non avevo avuto neppure il coraggio di prefissarlo. Dal 2022 sono stata catapultata nella realtà dell'atletica di vertice, ma solo adesso comincio a vedere una Sara più pronta e matura».
Vittorio Rotolo
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