Lutto
Una vita semplice, umile non certo agiata, ma impreziosita da una grande dignità e dalla consapevolezza di appartenere a una famiglia che, tra i grandi valori che è in grado di trasmettere la cultura contadina, ne coltivò uno in particolare: la libertà. Luisa Cervi, cugina di secondo grado dei sette Fratelli Cervi, è venuta a mancare nei giorni scorsi all’età di 96 anni. Nativa di Collecchio, ma di famiglia di agricoltori di origini della Bassa reggiana, fin da giovane s'impegnò nella dura vita dei campi, intervallandola con lavori di cucito, ricamo e ai fornelli rivelandosi nel corso degli anni anche un’ottima cuoca.
Fu assunta come operaia alla Farmaceutica Carlevaro di via Langhirano per poi andare ancora giovanissima a servizio da domestica in alcune famiglie benestanti della città. Quindi, la parentesi dalla guerra civile che la vide staffetta nelle formazioni partigiane. Luisa, bellissima ragazza, in sella alla sua bicicletta, mostrando un notevole coraggio, non esitava a varcare i posti di blocco tedeschi, a volte, trasportando armi nella borsa della spesa e percorrendo sentieri impervi che misero a dura prova il suo carattere e forgiarono il suo stile di guerriera.
Terminato il conflitto e deposte le armi, il felicissimo matrimonio con Eno Fava, anch’egli partigiano, scomparso tre anni fa all’età di 95 anni. Dipendente per una vita della Cartiera Bonati, Eno, partecipò alla lotta di liberazione nel nostro Appennino nella zona compresa tra Berceto e Borgotaro salvando tantissime persone grazie al suo coraggio e alla sua audacia nell’affrontare il pericolo. Il fratello di Eno, Ugo, anch’egli partigiano, catturato dai tedeschi e internato nel campo di Mauthausen, fu uno dei pochi a riportare a casa la pelle.
Una famiglia partigiana, quella di Luisa, infatti anche i fratelli Enrico (campione regionale di boxe) ed Ercole combatterono nelle fila partigiane in diverse zone della nostra provincia. Era un’appassionata di pugilato, Luisa (contagiata in questa scelta dal fratello boxeur) e non mancava di assistere ai match trasmessi in televisione, quando gareggiavano i nostri campioni come Duilio Loi e Nino Benvenuti. Affezionatissima al Montanara, in cui risiedeva da anni e dove, sia lei che il marito erano amati e stimati, addirittura considerati i «fondatori» del quartiere, a Luisa, era rimasta la passione per la terra, per l’orto, per la campagna in genere e per le cose genuine che, proprio la terra può offrire sia dal punto di vista morale che materiale. Fu tra i fondatori della Bocciofila Condor, uno dei sodalizi più significativi del «Montanara» che chiuse i battenti qualche anno fa. Era legatissima alla figlia Daniela, al nipote Matteo e alla sorella Anna.
Lo.Sar.
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