San Secondo
Si è concluso lo scorso 10 luglio con un'assoluzione per gli imputati (l'ex sindaco di San Secondo Antonio Dodi e l'ex segretario comunale Giovanni De Feo) il processo, iniziato nel 2018, con le accuse di concussione e stalking. La vicenda aveva preso le mosse in seguito all'assunzione con un incarico temporaneo, nel dicembre 2012, di una consulente fiscale alla direzione dell'Ufficio tributi del Comune di San Secondo (consulente che aveva lasciato l'incarico nel 2014, assegnato ad una società esterna che si occupa di riscossione tributi).
La decisione presa dal sindaco Dodi aveva sollevato critiche: la professionista aveva infatti rapporti di lavoro con lo studio privato del sindaco, che è ragioniere commercialista.
Oltre a considerazioni sull'opportunità della nomina, sollevati dall'opposizione, la vicenda aveva assunto un risvolto penale quando un funzionario del Comune aveva presentato esposti e denunce sostenendo di essere stato «costretto» a firmare la nomina della professionista, e di aver subito un vero e proprio stalking, da sindaco e segretario comunale, per aver cercato di opporsi. Per questo il funzionario aveva impugnato davanti al Giudice del lavoro e alla Corte dei Conti il provvedimento disciplinare e il cambio di mansione deciso dai vertici del Comune (fra gli accusati erano finiti vari funzionari comunali, oltre a sindaco e segretario). Sia Giudice del lavoro che Corte dei Conti avevano giudicate non fondate le accuse per tutte le persone coinvolte.
Nel contempo il funzionario aveva denunciato Dodi per concussione e per stalking, oltre all'allora sindaco, anche De Feo, spiegando che ai suoi danni erano state messe in atto varie ritorsioni. Le indagini erano state affidate alla Guardia di finanza sotto la guida del pm Paola Dal Monte. Nei giorni scorsi l'epilogo: il Tribunale di Parma ha assolto Dodi (difeso dall'avvocato Stefano Delsignore) dall'accusa di concussione perché il fatto non sussiste, e ha assolto sia Dodi che De Feo (difeso da Mario Bonati) dall'accusa di stalking per non aver commesso il fatto.
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