Alluvione
Cogne è un piccolo comune della Valle d’Aosta che si trova ai piedi del Gran Paradiso. Le sue casette in sasso dai balconi in legno di pino e la sua posizione strategica la rendono una zona turistica. La sua economia si poggia soprattutto sugli alberghi e sui luoghi di ristoro. Tuttavia c’è anche un elevato numero di agricoltori e allevatori, grazie all’abbondanza di alpeggi.
Nei giorni scorsi un evento catastrofico ha scosso la cittadina. Il pomeriggio del 29 giugno una forte alluvione si è abbattuta sulla valle di Cogne. Il torrente Grand Eyvia è esondato e il paese è rimasto isolato a causa di una frana che ha distrutto la strada che la collegava ad Aosta. Oggi, osservando il centro storico del comune i danni sembrano essere quasi irrilevanti. Le conseguenze più grosse le hanno subite gli alpeggi, molti dei quali sono stati completamente ricoperti di detriti. Tra chi ha vissuto questo cataclisma in prima persona c’è anche un parmigiano, Alberto Stefanini, originario di Fontanellato e residente a Cogne da due anni e mezzo. Alberto lavora nell’alpeggio del suocero, chiamato «Prasupiaz» che si trova a Valnontey, una valle secondaria della Val di Cogne.
«Ha iniziato a piovere molto forte verso le sei del pomeriggio - ha raccontato -. Io, mio suocero, la mia compagna, la ragazza che lavora con noi all’alpeggio e mio figlio di cinque mesi, quando abbiamo visto che le cose si stavano mettendo male ci siamo rifugiati nel bosco. Siamo stati lì fino alle 10 di sera». Alberto ha spiegato che il loro agriturismo si trova molto vicino alla cascata, che avrebbe potuto franare da un momento all’altro. «I soccorsi non potevano arrivare perché l’elicottero non riusciva ad alzarsi. Per fortuna la cascata è franata in un’altra direzione, risparmiando la casa. Ci sono venuti a soccorrere in elicottero la mattina seguente, è stata una nottata molto spaventosa». L’alpeggio ha registrato molti danni. «A causa della frana oltre 20 ettari di pascolo sono stati ricoperti di sassi. Il lavoro di una vita di mio suocero è stato distrutto da sole sei ore di acqua». Attualmente il paese è isolato e la strada verrà riaperta il 27 luglio. «Per quanto riguarda i danni, attualmente l’aiuto più grosso ce l’hanno dato soltanto i volontari e i privati. In Val d’Aosta sono abituati a eventi come dissesti idrogeologici e c’è un grande spirito di solidarietà, anche se calamità di questa portata non erano state registrate da un bel po’». L’agriturismo dove lavora Alberto oggi si trova senza elettricità e acqua. «Per l’energia elettrica ora ci affidiamo a un piccolo generatore mentre l’acqua la prendiamo da una piccola fonte sotto casa». Nonostante tutto, comunque, Alberto rimane positivo. «Di fronte a queste situazioni il mio pensiero va a chi subisce cataclismi naturali e non è fortunato come noi che abbiamo Protezione civile e un gran numero di volontari ad aiutarci - ha concluso -. Non è morto nessuno e stiamo tutti benone, ora bisogna solo fare la conta dei danni e capire come tornare alla normalità».
Andrea Grassi
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