Il caso
«Vorrei sapere che fine hanno fatto la mia roba e i miei soldi». Il caso Mercatopoli Parma Centro torna a far parlare. O meglio, non ha mai smesso. Ma ora torna a farsi sentire la rabbia dei clienti che non hanno ancora potuto recuperare i loro crediti e i loro oggetti. E brancolano nel buio più assoluto.
Una vicenda che va avanti dalle scorse feste di Natale, quando il negozio di via Calestani, all'angolo con via Chiavari (da non confondere con Mercatopoli Parma Sud di via Sardi a Vigatto, che è attivo e operante) di punto in bianco ha chiuso i battenti, lasciando i clienti – persone che dovevano riscuotere crediti oppure che avevano lasciato dei beni in conto vendita – a mani vuote. Telefoni muti, mail senza risposta, richieste anche a Mercatopoli nazionale, che detiene il marchio e si è attivato per fornire informazioni, ma quasi nulla si è potuto fare per sistemare le cose.
«E della nostra roba e dei nostri soldi finora neppure l'ombra», commenta un'arrabbiatissima cliente. Le sue parole e le sue riflessioni sono quelle di tanti, per un caso che ha fatto parecchio parlare e di cui si era occupata anche la politica locale. Così come della vicenda si era fatta carico Federconsumatori, che lo scorso inverno aveva incontrato i clienti per cercare di dare una risposta al loro disagio offrendo assistenza legale. Da quando il caso è scoppiato, fanno sapere da Federconsumatori, «sono state una quarantina le persone che si sono rivolte alla nostra associazione», confermando inoltre che «le verifiche sono ancora in corso». Qualche cliente con cui la Gazzetta ha parlato lamenta, però, una «situazione di stallo». Recuperare beni e soldi non sarà, comunque, facile.
Nel frattempo, chi passa dalla struttura di via Calestani non trova più cartelli sull'ingresso, se non quelli che invitano a non lasciare le auto in sosta nell'area antistante a quello che un tempo era Mercatopoli Parma Centro. Pena, si legge ancora scritto su un foglio bianco senza alcun timbro, la rimozione. Nonostante all'interno non si trovi nessuno, quella che appare, almeno da fuori, è una situazione da «lavori in corso» dentro il capannone. Tutta l'area è stata «chiusa» con i nastri segnaletici bianchi e rossi, mentre, spostandosi sul retro, appare chiaro che dentro il capannone si stia facendo pulizia. Una sorta di ristrutturazione che preoccupa non poco chi ha ancora a che fare con il caso Mercatopoli Parma Centro.
«Sono passata quindici giorni fa – prosegue la creditrice – e ho visto che stavano lavorando dentro il capannone. Ma, a questo punto, ripeto: la nostra roba dov'è?». Racconta ancora che lei deve avere «circa dieci-dodicimila euro di oggetti in giacenza, tra cui mobili e lampade di pregio, e più di duemila euro circa in denaro contante per la mia merce che hanno venduto. Ma lì dentro non ci sarà più niente e chissà la mia roba dove sarà finita». Difficile nascondere la rabbia. «Quei beni andavano bloccati e invece nessuno sta facendo nulla» conclude.
Negli ultimi tempi, intorno all'ormai ex punto vendita, erano stati notati movimenti «sospetti», come quando, poco più di due mesi fa, qualcuno aveva cercato di spedire, pare addirittura in Ghana, un container di macchinari da palestra di celebri marche. Un «affare» sfumato per il rifiuto del camionista sul cui mezzo avrebbe dovuto transitare il carico. L'incontro era stato fissato a Vicofertile, ma l'autotrasportatore, una volta saputo da dove arrivava la merce, si era rifiutato di svolgere il lavoro.
Michele Ceparano
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