Lutto
Neviano Il sorriso, accogliente e luminoso, era il suo tratto distintivo, fino all’ultimo giorno.
Se n’è andata a 106 anni Bruna Corradi, la centenaria della frazione di Campora e memoria delle vicissitudini del territorio ai piedi del Monte Fuso in cui ha trascorso tutta la sua, lunga, vita. Un’esistenza scandita dal lavoro, duro, e dalla cura per la sua famiglia, «tenace, empatica e paziente nel suo accogliere la vita con il sorriso sulle labbra anche nei momenti più difficili» come ricorda il figlio Giovanni Gelmini, direttore del Distretto Sud-Est.
La ultracentenaria ha visto due guerre.
Era nata il 4 ottobre 1917 a Monchio di Sasso quando l’Europa scopriva l’orrore della Grande Guerra e quella di un’altra piaga che ha mietuto milioni di vittime in quegli anni, la Spagnola. La piccola, ultima di cinque figli, si salva.
In età giovanile segue la sorella a Genova dove presta servizio, come accadeva alle ragazze un tempo, nella famiglia di un noto medico.
Poi rientra a casa e conosce il futuro marito Nando Gelmini. I due si sposano nel 1939 e si trasferiscono a Sasso; un’unione da cui nascono negli anni i tre figli Tullio, Pietro e Giovanni.
Poi di nuovo la guerra, che questa volta irrompe, più vicina e più violenta, nelle vite semplici di questi paesi.
Gelmini era granatiere di Sardegna e dopo l’8 settembre riesce a scappare e a tornare a casa, nascondendosi nei boschi del Fuso come tanti uomini.
Bruna vive nella paura di non vederlo tornare, come quella volta che lo vide scomparire in un campo di grano per sfuggire da un aereo che mitragliava. I ricordi di quei giorni sono sempre rimasti scolpite nella sua memoria, ricordava episodi, vicende, come quelle del rastrellamento. Intorno la guerra, lei sola a casa con due figli piccoli.
Ricordi che custodiva e per i quali fu anche intervistata per una trasmissione di Rete4.
Ma non si è mai persa d’animo, neppure quando negli anni ‘60 si è ritrovata a dover gestire l’azienda agricola da sola, con il figlio Pietro poco più che adolescente, Giovanni di 4 anni e il suocero non autosufficiente perché il marito era stato costretto ad un lungo ricovero. Rimasta vedova nel 1992, sino a pochi anni prima del secolo ha continuato a vivere da sola nella casa di Campora dove dall’’82 la famiglia si era trasferita, poi accudita dalla badante Tina e dal figlio Giovanni.
Gli ultimi anni sono passati così, tra le visite di parenti e amici, e i sorrisi che fino all’ultimo ha regalato a chi era intorno a lei.
Maria Chiara Pezzani
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