TUTTE LE PISTE APERTE
Il «giallo» rimane. Il cadavere restituito dal Taro nel tardo pomeriggio di venerdì sarebbe, con ogni probabilità, quello di un ventisettenne di origine pakistana che abita a Ponte Taro e la cui scomparsa era stata denunciata qualche giorno fa. Sulle cause che ne hanno determinato la morte, però, tutte le piste vengono ancora battute.
Il «giallo» del Taro, perciò, continua finché l'autopsia non avrà stabilito con certezza i motivi del decesso. Le indagini della Squadra Mobile, coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma, e gli accertamenti medico-legali infatti proseguiranno fino a che le ragioni della scomparsa saranno provate oltre ogni ragionevole dubbio. Quindi, indagini a trecentosessanta gradi, come si dice in questi casi, che, al momento, non tralasciano nulla: dal suicidio, l'ipotesi meno probabile, alla tragica fatalità fino alla più terribile, quella dell'omicidio.
Il mistero sulla morte del ventisettenne pakistano resta. Un mistero che è iniziato nel pomeriggio di venerdì quando, intorno alle 18, un automobilista di passaggio sulla via Emilia ha notato che, nelle vicinanze del ponte sul Taro, a poca distanza dalla piscina River, c'era un corpo che galleggiava. Il corpo di un uomo. Ha perciò dato l'allarme e in quel lembo di territorio bagnato dalle acque del Taro sono arrivati i vigili del fuoco e l'ambulanza del 118.
Inoltre, si sono fiondati sul posto gli investigatori della Squadra Mobile della polizia di Stato e il personale della Scientifica.
Recuperato il corpo senza vita da parte dei vigili del fuoco, davanti a investigatori e soccorritori è comparso un cadavere in avanzato stato di decomposizione. Infatti, la morte sarebbe avvenuta con ogni probabilità nei giorni precedenti il macabro ritrovamento.
Un episodio che ha subito riportato alla mente alcuni fra i casi più recenti come quello di un 65enne, emerso dalle acque del canale che attraversa lo stabilimento dell'Iren in strada Baganzola nel febbraio del 2023.
Oppure quello di un 56enne il cui cadavere fu ritrovato su un'auto in zona via Mantova nel luglio dello stesso anno. Ma l'anno scorso sono avvenuti anche altri episodi simili come il recupero del corpo senza vita di una 56enne, in una mattinata di pioggia incessante, nel laghetto del parco Ducale o quello di un 57enne scomparso nel mese di giugno e «restituito» dalle acque dell'Enza all'inizio di novembre.
Tornando all'epilogo della vicenda sulle rive del Taro, una volta riportato il corpo a riva, ci sarebbero stati pochi dubbi sulla sua identità.
Si tratterebbe, infatti, di Anwar Hayat, 27 anni, di origine pakistana. L'uomo abitava a Pontetaro da cinque anni e da alcuni giorni di lui non si avevano più notizie, tanto che la sparizione era stata denunciata dalla sua famiglia ai carabinieri.
Gli inquirenti sarebbero risaliti all'identità del 27enne che sarebbe stato riconosciuto dai tratti somatici, dalla barba, dai vestiti, in particolare le scarpe, e dalla bicicletta ritrovati nelle vicinanze del punto in cui il corpo del giovane, che lavorava in un'azienda della zona, è stato visto galleggiare.
Come detto, nessuna ipotesi al momento verrebbe scartata. A partire da quella della tragica fatalità come, ad esempio, un bagno refrigerante nelle acque del Taro, in questo periodo di grande caldo, finito tragicamente. Ma non verrebbe scartata neppure quella dell'omicidio dal momento che il corpo del ventisettenne presenterebbe una ferita, molto simile a un foro, all'altezza del torace.
Fino al suicidio, ipotesi che al momento sembrerebbe la meno plausibile, anche se solo l'esame autoptico che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni metterà la parola fine a questa tragica storia.
Michele Ceparano
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