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Il caso

«Scippato un mio video su Baj». Bocchi denuncia i Musei civici di Locarno

«Scippato un mio video su Baj». Bocchi denuncia i Musei civici di Locarno

di Roberto Longoni

18 Agosto 2024, 03:01

Non un documentario di denuncia come, per citarne alcuni, quelli sul Kosovo o sull'ex Jugoslavia o i prossimi venturi su Gaza o sulla sanità emiliana. Questa volta, Giancarlo Bocchi ha firmato una denuncia vera e propria all'autorità giudiziaria del Canton Ticino. Il regista-scrittore parmigiano accusa i direttori pro-tempore del Servizi culturali del Comune di Locarno e dei Musei civici di «avere usato illegittimamente un documentario inedito su Enrico Baj, un filmato di eccezionale valore storico e artistico, mettendolo in streaming senza averne alcun diritto su Youtube. Sono sconcertato, come autore e produttore - scrive Bocchi nella denuncia - che la città che ospita uno dei più importanti festival del cinema sia pesantemente coinvolta in un atto di sfruttamento illegittimo del lavoro di un autore e di una produzione indipendente. Ho chiesto ragione di questo comportamento all'assessore alla Cultura del Comune di Locarno Nancy Lunghi, ma per ora non ho ottenuto alcuna risposta».

Il documentario realizzato nel 1986 e mai trasmesso (in modo lecito) è «L'ideale assoluto». Il titolo si addice a un concetto residente nell'empireo o, appunto, nel mondo dell'arte. Senza arrivare a quello assoluto - che nella realtà rasoterra non c'è verso di vedere applicato - Bocchi avrebbe anche un ideale più concreto, legato anche al Codice penale, che pretende il rispetto del diritto d'autore. E invece, aggiunge, «solo quest'anno sono stati scoperti altri tre gravissimi episodi di pirateria dei miei lavori». Uno di questi («un fatto gravissimo accaduto a Roma, del quale parlerò ai primi di settembre»), l'ha denunciato. Gli altri due sono al vaglio dei suoi legali. Si tratta di un'altra pubblicazione non autorizzata su Youtube di un suo documentario sulla guerriglia birmana. «C'erano immagini rare - ricorda l'autore di “Nema problema” - registrate grazie all'accesso all'accademia dei guerriglieri in piena giungla». L'altro episodio sa ancora di più d'assurdo e riguarda un tizio che pretendeva il pagamento di 4 euro di biglietto virtuale per la visione di un film di Bocchi.

Assurda, però, sembra anche la vicenda ticinese, ultima in ordine di tempo, anzi di scoperta. Pare infatti che «L'ideale assoluto» sia stato «tradito» dieci anni fa. «È stata una collega impegnata a un lavoro su Baj - ricorda il regista parmigiano - a chiamarmi, dicendo di aver visto il mio documentario sul sito dei musei di Locarno. Sono trasecolato». Da decenni, il poliedrico e prolifico autore parmigiano considera quel lavoro una sorta di incompiuta, per qualche dettaglio ancora da sistemare. Quanto basta a fermare la pubblicazione del filmato che comprende scene di arte in presa diretta, come quella in cui Baj dipinge un quadro di venti metri sul prato di casa. «Riprese uniche - sottolinea Bocchi -. I responsabili del museo si sono giustificati dicendo che la cassetta era stata consegnata loro dallo stesso Baj per una mostra, ma non mi sembra molto attendibile come versione: Enrico, oltre a essere un artista, era laureato in Giurisprudenza... In ogni caso, c'è una bella differenza tra visionare un filmato e duplicarlo e pubblicarlo su una piattaforma. E questo nonostante all'inizio del film ci fosse un cartello che vietava l'uso e la trasmissione delle immagini in qualsiasi forma».

Bocchi ha scritto una lettera aperta «agli amici registi e autori» presenti al Festival del cinema di Locarno (che del cinema d'autore si considera la capitale) che proprio ieri ha chiuso i battenti. Ha sottolineato come le immagini potessero «essere scaricate da chiunque provocando agli autori e alla produzione un danno non ancora quantificabile. Non si capisce come mai i Musei di Locarno abbiano poi usato illegittimamente il mio film invece di uno prodotto da loro, però privo degli interventi pittorici e storici dell'artista».

La lettera aperta si conclude con un appello per la salvaguardia del diritto d'autore. «Noi autori, e frequentemente vittime dobbiamo combattere fermamente una logica che pregiudica i nostri diritti e il nostro futuro. Vorrei proporre a tutti voi di costituire un comitato internazionale di registi e autori per una difesa comune contro “la pirateria” e per sensibilizzare i governi e le magistrature nazionali a fare il loro dovere. Chi fosse interessato a portare avanti questo progetto mi scriva a artventure@icloud.com».

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