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Meeting di Rimini, l'impegno di Parma fra incontri e mostre

Meeting di Rimini, l'impegno di Parma fra incontri e mostre

di Giovanna Pavesi

24 Agosto 2024, 03:01

Il titolo che quest’anno è stato scelto per la 45ª edizione del Meeting di Rimini è: «Se non siamo alla ricerca dell’essenziale allora cosa cerchiamo?». Ed è partendo proprio da questa domanda che Filippo Pattacini, responsabile diocesano della Fraternità di Comunione e liberazione, ha provato a darsi delle risposte, come accade ogni anno con chi frequenta l’incontro in Romagna.

«Anche quest’anno, da Parma, sono andati diversi ragazzi di Gioventù studentesca, alcuni universitari, che hanno fatto, soprattutto, il pre-meeting, allestendo stand e svolgendo tutte le attività per la preparazione in vista dell’apertura (il Meeting si chiuderà domani, ndr) – racconta Pattacini, che è andato alle Fiere di Rimini mercoledì –. Mi colpisce sempre tantissimo osservare l’ambiente che ti circonda quando sei lì, perché vedi persone, in particolare volontari, felici».

Durante «la nostra pausa pranzo, per esempio, mi è rimasto impresso un 18enne che, sparecchiando il nostro tavolo e augurandoci una buona giornata – osserva – appariva veramente contento. Pur potendo fare qualsiasi altra cosa, ha speso una settimana del suo tempo al Meeting e sembrava proprio felice. È il segno emblematico di quello che si vive a Rimini: si respira un abbraccio tra amici, ma anche tra persone che non si conoscono».

Pattacini ha spiegato, però, che il senso del titolo di quest’anno lo ha compreso al meglio attraverso due mostre, cioè «Servus inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio», a 70 anni dalla scomparsa del grande politico, e «Franz e Franziska, non c’è amore più grande», l’esposizione dedicata ai coniugi Jägerstätter, due contadini austriaci protagonisti di una storia d’amore e di lotta al nazismo, che portò alla ghigliottina il marito. «Di fatto, questo essenziale l’ho capito ancora meglio approcciandomi alle figure delle mostre a cui ho assistito; queste persone, con il loro esempio diverso, uno in politica e gli altri nella quotidianità, hanno vissuto per l’essenziale – racconta Pattacini –. L’esposizione su De Gasperi spiega bene come si definisse un servus inutilis, con l’idea che fosse un servo, cioè qualcuno che dovesse servire per gli altri e per il bene comune, che è un bellissimo atteggiamento. Non si parla qui dell’aspetto partitico, ma del comportamento e dei suoi ideali nell’attività che svolgeva. I coniugi Jägerstätter, invece, hanno mostrato la bellezza della vita coniugale e come essa dia un plus; il loro volersi bene arrivò fino al sacrificio di Franz, che, rifiutandosi di arruolarsi nell’esercito (la Germania aveva annesso l’Austria), non accettò il nazionalsocialismo, perché i valori cristiani erano contrari».

«Fu portato alla ghigliottina – prosegue – lasciando una moglie e tre figlie, ma il suo dramma fu accettato e condiviso da Franziska perché lui aveva degli ideali. In lui, l’essenziale fu dettato da una grande fede e dal fatto di aver incontrato Gesù Cristo, come colui che compie l’umano fino in fondo come nessun altro. Di fronte a questo, non poteva certo retrocedere».

Il responsabile diocesano conferma di «portarsi a casa» degli «esempi di persone che hanno vissuto per l’essenziale»: «Entrambi non erano dei supereroi o delle persone che non sbagliavano, che non ebbero delusioni o dubbi, ma erano uomini come noi, con i loro insuccessi e questo è stato come un invito a essere come loro. Se oggi non si cerca l’essenziale, l’alternativa è quella di cedere ad atteggiamenti di indifferenza o rinunciatari, mentre queste figure dicono altro. Ciò che l’uomo desidera è l’essenziale che, per entrambi, ha coinciso con una vita di fede».

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