Tragedia in mare
Era una di quelle persone che «quando entrava in una stanza, portava luce». Capace di migliorare l'umore di chi gli stava intorno, dagli amici ai pazienti. Mai mancavano un sorriso e una parola buona.
È questo il ricordo che gli amici e i colleghi hanno di Tobia Sorrentino, fisioterapista di 44 anni, venuto a mancare sabato mentre era in vacanza a Giulianova, in Abruzzo. Originario di Foggia, Tobia da oltre 20 anni abitava però a Parma, dove ha studiato fisioterapia all'Università e dove tuttora lavorava nello studio Crimas Srl, in via Carducci. Se n'è andato improvvisamente mentre era in vacanza con alcuni amici: è deceduto in mare, vicino al porto, pare mentre si trovava sdraiato su un materassino durante una nuotata nelle acque abruzzesi. Dalle prime ricostruzioni, sembra che il giovane sia stato colpito da un malore.
Tobia era uscito in barca con gli amici, i quali avrebbero immediatamente lanciato l'allarme e chiamato i soccorsi. Ma, purtroppo, i tentativi degli operatori sanitari di salvargli la vita attraverso manovre di rianimazione proprio sulla banchina del porto sono risultati inutili: non c'è stato niente da fare. I funerali si terranno martedì a Foggia.
«È straziante», è la prima cosa che dice Silvio Tocco, il titolare dello studio in cui lavorava Tobia. «Per me era come un fratello - aggiunge commosso -. L'ho conosciuto nel 2010, quando avevo bisogno di un professionista specializzato nella cura della mano». Da lì niente li ha più separati: «Ho subito capito che Tobia era speciale», sottolinea Silvio. Sul lavoro era «un abilissimo professionista, molto preparato - racconta -. È stato il mio primo collaboratore, insieme abbiamo formato tanti giovani fisioterapisti». Si commuove l'amico e collega quando pensa a quella volta, nel 2016 in cui Tobia ha rischiato di perdere la vita: proprio in quell'anno il 44enne era rimasto vittima di un grave incidente in montagna, dal quale era riuscito a riprendersi dopo un lungo percorso riabilitativo.
Per Sorrentino il suo non era quindi diventato solo un lavoro, ma una vera e propria missione. E questo lo si poteva percepire tutti i giorni: «Regalava un sorriso a tutti, i pazienti erano affezionatissimi» fa sapere Tocco. Dopo gravi incidenti c'è chi «entrava in studio terrorizzato e giù di morale» e dopo qualche giorno «erano tutti sollevati dopo che avevano avuto a che fare con Tobia». Lui stesso ai suoi pazienti diceva: «Qui si piange due volte: quando si entra e quando si deve andare via». Perché quello studio era una famiglia più che un posto di lavoro. Straziante è, infatti, il lungo ricordo che i suoi colleghi hanno scritto sulle pagine social per il loro «Tob». Lo riportiamo quindi qui di seguito per intero: «Abbiamo ricevuto una notizia che mai avremmo voluto sentire - scrivono commossi Silvio, Davide, Elena, Nicola, Samuele, Laura, a cui si aggiunge il cordoglio degli ex colleghi dello studio Kaiser di via Palermo -. Nessuno ci poteva credere. Non ci sarai più. Tu che sei stato il primo a entrare al Crimas con Silvio, tu che hai insegnato a Dave come iniziare a essere terapista della mano, tu che sei stato per tutti noi un collega meraviglioso. Silvio e Dave avevano già rischiato di perderti, tanto tempo fa nel 2016, ma la tua forza e il tuo essere caparbio (detto da noi scherzosamente Capacchió!) ti avevano riportato con noi, a fare quello che amavi di più: curare le persone. Ma non gli curavi solo il corpo. Gli rimettevi a posto anche l’anima. Ogni volta che entravi in studio lo facevi con il sorriso, perché per te non esistevano giornate no, e sapevi cambiare la giornata agli altri con una parola o con una battuta. Ci hai davvero insegnato a vivere. Mancherai a tante persone Tob, soprattutto però a tutti noi del Crimas. Perché un Crimas senza te è come un puzzle senza un pezzo: incompleto».
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