LAVORO DOMESTICO
La domanda cresce, ma i contratti calano. Il lavoro domestico (Colf e badanti) non conosce crisi, ma i dati dell'osservatorio Inps fotografano una situazione in apparenza paradossale. Le ragioni del forte calo - a Parma e provincia si è passati da 7.919 badanti e colf contrattualizzate del 2022 alle 7.084 del 2023 - sono molteplici e di non semplice soluzione.
Dalla foto scattata da Inps emerge che il settore è composto in prevalenza da donne over 45, i due terzi sono lavoratori stranieri che arrivano in larga parte dall'Europa dell'Est, oltre che dall'Asia orientale, dalle Filippine, dall'Africa e in minima parte dall'America del Sud.
Il calo registrato è legato a molteplici motivi, la scarsa appetibilità del contratto, le difficoltà delle famiglie, oltre che la conclusione della sanatoria messa in campo durante gli anni della pandemia.
Durante la presentazione del report di Inps è stato sottolineato che il lavoro nero, a livello nazionale sia pari al 50-60 per cento. Un problema da risolvere, come ribadito con forza del presidente dell'Inps, Gabriele Fava. «Se è vero che quello domestico è un importante pilastro del tessuto socio-economico, non si comprende come mai non si intervenga con provvedimenti mirati per fare emergere il nero». «Nel 2050 - ha proseguito - i cittadini che avranno più di 65 anni saranno fino al 35 per cento della popolazione e questo deve far ripensare l'attuale sistema del welfare previdenziale, assicurativo e sanitario».
Andrea Zini, presidente di Assindatcolf (Associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico, www.assindatcolf.it), è chiaro: «I punti su cui serve un intervento statale sono tre: maggiori coperture assicurative e previdenziali, retribuzioni più elevate rispetto alle attuali e alleggerimento del peso economico sulle famiglie. Su quest'ultimo punto la richiesta al Governo e al parlamento è quella di prevedere un credito di imposta al 50 per cento, in maniera tale che se una famiglia spende 18mila euro annui, ha un credito di novemila euro. Con questo meccanismo si riuscirebbe anche ad aumentare la retribuzione, rendendo i contratti più appetibili rispetto al nero, senza pesare sulle tasche delle famiglie. Si può fare di più anche su lato contributi e prestazioni, dato che il settore è sempre stato escluso da qualsiasi beneficio».
Se non si fa qualcosa «la situazione non può che peggiorare - osserva Zini - sono stati persi 150mila posti in due anni, lo Stato non può rimanere con le mani in mano».
Maurizio Miati, segretario generale Filcams Cgil Parma, sottolinea la difficoltà di «incrociare le esigenze di garantire l'assistenza a un proprio familiare in situazione di fragilità e, dall'altra parte, avere una persona di fiducia che entra in casa propria per svolgere questo delicato servizio». Il settore «è regolato da un contratto nazionale - rimarca - che offre tutele importanti alle lavoratrici. Tutele che devono essere difese, salvaguardate e rispettate. Trattandosi però di un contratto tra due soggetti privati si espone a delle difficoltà per quanto riguarda i controlli». Non solo. «Se una lavoratrice chiede il rispetto dei propri diritti - continua - diventa difficile dimostrare se ci sono state irregolarità perché, spesso, è la sua parola contro quella del datore».
Per fermare determinati fenomeni «sono fondamentali regole e controlli - spiega Miati -. In questo modo si premia il lavoro di agenzie e imprese che operano legittimamente. Dall'altro lato è importante che le persone abbiano un'assistenza fornita in modo corretto e professionale». Quanto al lavoro nero «va portato ad emersione, prevedendo anche dei benefici fiscali importanti per le famiglie» conclude Miati.
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