Comune
Dispersione in calo da quasi un decennio, ma l'obiettivo, da qui al 2030, è ridurla ancora di più. Della situazione idrica di Parma si è parlato ieri pomeriggio nel corso della IV Commissione consiliare (Ambiente, Mobilità e Transizione digitale) del Comune. Collegati da remoto, davanti al presidente della commissione Oronzo Pinto, al vice presidente Enrico Ottolini e ai consiglieri Giulio Guatelli, che ha sollecitato il punto con Ireti, e Laura Cavandoli, oltre che all'assessore alla Sostenibilità ambientale Gianluca Borghi, è toccato a Federico Ferretti di Ireti Acqua, presente con l'altro rappresentante della società che gestisce la rete Matteo Benassi, offrire la «fotografia» del nostro stato delle acque.
Il servizio gestito da Ireti in provincia conta su diciannove Comuni. A Parma nel 2023 «gli abitanti serviti, su un totale di 313.614, sono stati 192.880». Ma la rete «che solo nel territorio di Parma misura oltre 900 chilometri, su un totale di tremila», come ha detto chiaramente Ferretti, «è datata, si rompe e deve essere aggiustata velocemente per evitare il fenomeno della dispersione».
Proprio su questo punto, però, i passi avanti sono stati notevoli. «Nel Comune di Parma - ha proseguito - nel 2015-16 erano stati immessi in rete circa 26 milioni di metri cubi di acqua, mentre oggi ne bastano 21. Considerando invece tutta la provincia si è passati da 42,9 a 35,4». Tra le misure per contrastare gli sprechi, quello dell'istituzione, «il primo febbraio 2017, della “Task force Parma” con lo scopo di intervenire sulle perdite della rete cittadina». Un'operazione che «ha permesso di ridurre le perdite e l'acquisto di acqua già a partire dal bilancio idrico del 2017». A fare la parte del leone la «distrettualizzazione» che a Parma sta per raggiungere, con il serbatoio Solari, il cento per cento. Consiste, tra le altre caratteristiche, nel «dividere la rete in distretti, installare strumenti di misura e sensori per acquisire portate e pressioni, individuare dove sono le dispersioni, intervenire riparando le condotte e ottimizzare le pressioni di rete con valvole di ultima generazione».
Accanto ai numeri positivi Ferretti elenca anche situazioni «in cui si vorrebbe fare di più. Oggi, ad esempio, riusciamo a cambiare “solo” lo 0,5 per cento dei chilometri di rete che abbiamo sul territorio. L'uno per cento sarebbe già ben di più. Il Pnrr - grazie al quale entro il 2025 nel nostro Comune sono previsti interventi di sostituzione reti per complessivi 15,3 chilometri - ci dà una mano con gli oltre diciannove milioni di euro ottenuti da Ireti proprio su Parma, ma il numero di interventi che si riescono a fare rimane basso».
Per quanto riguarda, inoltre, il capitolo riparazioni di reti e prese in città, si tratta di oltre seicento all'anno (con numeri che aumentano d'estate) con le seconde che ne sono oggetto più del doppio rispetto alle prime». Infine, a Parma «ogni chilometro di rete è mediamente oggetto di una rottura ogni tre anni».
È stata poi la volta delle domande dei consiglieri. Pinto ha introdotto il tema dell'utilizzo dell'acqua potabile e Ottolini ha lamentato che non si faccia «abbastanza per promuoverla». Ferretti ha poi risposto alla Cavandoli - che nel suo intervento si è soffermata sulle fognature in zona Nord suggerendo anche l'«impatto positivo» che potrebbe «avere su Parma l'impianto di Vetto» (ipotesi respinta da Borghi) - spiegando che «quella che scende dal rubinetto ha la stessa qualità dell'acqua dei cinque distributori che ci sono in città». Alle parole di Guatelli, infine, che, aprendo la serie di domande, aveva fissato «al venti per cento l'obiettivo-dispersione da raggiungere nel 2030», si è associato l'assessore Borghi concludendo che «i dati presentati da Ireti sono confortanti, ma si deve fare ancora di più attraverso gli investimenti programmati anche con i fondi del Pnrr: l’obiettivo è ridurre il dato attuale del 34,8% del 2022 (ultimo consolidato), utilizzando lo strumento dei distretti. Monitoraggio dei volumi immessi in rete, realizzazione di nuovi punti di misura con posa in opera di nuovi pozzetti, ricerca delle perdite intensiva e regolazione intelligente delle pressioni: questo ciò che dovrà essere realizzato per recuperare notevoli volumi e al contempo ridurre l’indice di frequenza delle rotture».
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