Villetta
«Se qualcuno vi dirà che il dialetto parmigiano è difficile a intendersi, rispondete che ogni cosa bella è difficile» con questa citazione del poeta Renzo Pezzani si è aperto il tradizionale appuntamento de «L’antica parlata». L’evento, tenutosi sabato mattina al Cimitero Monumentale della Villetta, fa parte della serie di incontri del progetto «Città della Memoria» coordinato dallo storico Giancarlo Gonizzi e organizzato dal Comune di Parma e da Ade spa. Come ogni anno, il progetto si propone di promuovere la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei luoghi del ricordo di Parma.
Condotta da Giancarlo Gonizzi, «L’antica parlata» è stato un percorso itinerante tra le sepolture di poeti e scrittori che riposano al Monumentale e che hanno tramandato negli anni la bellezza e l’amore per l’antica parlata parmigiana. Accompagnata dalle letture di Enrico Maletti di alcune delle più belle pagine dialettali, con gli approfondimenti di Cristina Cabassa e gli interventi di Claudio Cavazzini, presidente di Famija Pramzana e di Maurizio Trapelli nei panni della storica maschera di Parma Dsèvod, la commemorazione ha portato alla luce storie e voci del passato, permettendo ai presenti di immergersi nella ricchezza della tradizione linguistica parmigiana.
«Il dialetto - ha raccontato Gonizzi - grazie alla penna dei nostri poeti è diventato, nelle loro composizioni, raffinato ed elitario come per secoli è stato l’italiano. Nelle pagine dei poeti, il dialetto racconta anche il profondo sentimento religioso che emerge dalle loro riflessioni sul senso della vita».
Prima tappa del viaggio la tomba di Padre Lino, in occasione del centenario della sua morte. Dopo aver ripercorso la storia della sua vita e delle sue opere, Enrico Maletti ha proposto la lettura della poesia di Renzo Pezzani, «Padre Lino». Pezzani è stato anche il primo della lista di poeti verso cui si è spostata la commemorazione, tra i percorsi della Villetta. La lettura presso la sua tomba è stata quella della sua poesia «La mnestra di frè». Terza tappa, Fausto Bertozzi, definito da Gonizzi «un poeta che giocava a nascondino con la sua modestia». Di Bertozzi, Maletti ha proposto la poesia «La Céza di Sant».
Ll’evento è poi proseguito verso Umberto Tamburini, ricordato attraverso la lettura della sua «Téra benedètta». Di Bruno Pedraneschi, invece, è stata letta «Al sior Retor» tratto dal volume «La vriss ésor poezia» che contiene sessanta delle sue composizioni dialettali. A seguire il poeta, attore e capocomico Bruno Lanfranchi e la poesia proposta da Maletti è stata «L’è lù». Di Alfredo Zerbini è stata recitata «La fola dal lòvv» un’opera che ha come protagonista San Francesco d’Assisi.
La visita si è chiusa con la tomba di Luigi Vicini, davanti a cui è stata letta la poesia «Padre Lino e i bambini».
Ultima chiosa dell'incontro per il coordinatore dell'iniziativa Giancarlo Gonizzi: «il dialetto non è solo uno specchio del parlato della società, bensì il riflesso di un modo di vivere e di concepire l’esistenza».
Camilla Terraneo
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