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Restaurato

Monastero di Gravago, da New York i contributi per i lavori

Monastero di Gravago, da New York i contributi per i lavori

di Laura Caffagnini

19 Settembre 2024, 03:01

Al monastero la comunità di Gravago si è ritrovata per ringraziare i benefattori «newyorkesi» che hanno avuto un ruolo determinante nei restauri della chiesa.

«Il Vangelo di oggi ci chiede di onorare Dio non solo con le labbra ma con i fatti – ha detto durante la messa don Nicolas Bangani Zola. Preghiamo per i nostri benefattori perché dal loro cuore hanno fatto uscire chi un’idea, chi una preghiera, chi soldi per poter essere ancora qui a celebrare insieme». Nella chiesa di San Michele Arcangelo c’erano membri della Bardi Val Ceno Community of New York che non avevano potuto partecipare il 26 luglio scorso alla riapertura ufficiale della chiesa. L’associazione ha raccolto 100mila dollari, donati alla parrocchia tramite l’ex emigrante Luciano Zazzera, che sono stati la base per ricevere ulteriori finanziamenti alla Curia di Piacenza e alla Fondazione Cariparma per effettuare il massiccio intervento.

Tra i leader del sodalizio ci sono Gino Barbuti e Luciano Sbuttoni, nato nel 1971 a Sbuttoni di Gravago, emigrato con i genitori, Giuseppe e Maria e il fratello maggiore Renato. «Siamo sempre tornati per le vacanze – racconta Luciano, impiegato nella Sanità pubblica, sposato con Maria Asaro –. Papà puliva gli uffici per la ditta Holstein e mia mamma lavorava per l’azienda telefonica AT&T. Alla pensione stavano sei mesi all’anno agli Sbuttoni dove hanno restaurato la casa costruita nel 1949. Ora mio papà e mio fratello riposano qui nel cimitero». Luciano e Maria hanno due figlie: Nadia, dietista in un ospedale di New York, e Claudia, docente di lingua e letteratura italiana, trasferitasi per amore a Bergamo, ora ricercatrice all’Università delle Scienze gastronomiche di Bra. «Anche se non ci sono nata sono molto legata a Gravago: la sento casa mia, ho tanti ricordi».

Claudia è anche consultrice junior della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. «Rappresento gli italiani di Stati Uniti, Canada, Australia e Sud Africa. Cerchiamo di coinvolgere più giovani per portare avanti la nostra storia e cultura». Anche per Nadia «è un piacere ritornare e conoscere la storia di questa zona anche perché i miei avi hanno vissuto qui».

Maria Asaro, originaria di Agrigento, «si occupa di tutto nel comitato; io sono l’unico che è nato qui, ma senza lei non si fa niente» dice il marito. Il comitato nacque un pomeriggio estivo del 2015 in un bar di Noveglia. Racconta Luciano: «Mio cugino Gino e sua moglie avevano convocato me, Anita Costa, Luciano Zazzera e il nostro don Luigi Brigati che sognava di realizzare questo lavoro. Lì è nata l’idea degli “Amici della chiesa di Monastero”. Poi abbiamo organizzato cinque feste a New York e abbiamo raccolto con sorpresa tanti soldi: una grande soddisfazione. Così abbiamo continuato con un nuovo nome. Questa raccolta è stata una delle cose migliori che ho fatto, anche per affetto verso don Luigi che ci teneva tanto a riaprire la chiesa. Ognuno ha diritto a un luogo per pregare. Io qui sono stato battezzato da don Squeri e ho fatto la prima comunione con don Brigati. Anche la mia mamma, che ora ha cento anni e sta abbastanza bene, vorrebbe tornare. Speriamo l’anno prossimo».

Dopo il grande risultato, la Bardi Valceno Communiy of New York è rimasta attiva: «Quando c’è bisogno ci mobilitiamo. Gamil Soury e Maria Sbuttoni sono sempre di grande aiuto. Seguiamo diverse situazioni, anche la Scuola materna e l’Assistenza pubblica di Bardi. Durante la pandemia abbiamo offerto 25.000 dollari per comprare mascherine per l’Italia. Desideriamo che questo piccolo paese si sviluppi con tutte le opportunità di un paese grande, specialmente per i bambini».

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