×
×
☰ MENU

CONDANNA

Si risposa, ma in 43 anni intasca 276mila euro della pensione di reversibilità del marito morto

Si risposa, ma in 43 anni intasca 276mila euro della pensione di reversibilità del marito morto

di Georgia Azzali

25 Settembre 2024, 03:01

Quarantatré anni di serenità. E sicurezza. Perché nessuno è mai andato a battere cassa, e lei si è intascata, mese dopo mese, la bellezza di 276mila euro di pensione di reversibilità del marito. Che effettivamente era morto. Peccato però che lei si fosse risposata l'anno successivo, non avendo quindi più diritto a percepire alcuna somma. Ma nulla è stato segnalato all'Inps, che così ha continuato ad accreditarle poco meno di 600 euro al mese sul libretto aperto in un ufficio postale del Parmense. Fino a quando - ma siamo già nel dicembre 2022 - una verifica dell'Istituto ha fatto emergere la realtà, ed è scattata la denuncia. Accusata di percezione indebita di erogazioni pubbliche, la donna - oggi 78enne, origini lombarde, ma residente da tempo a Lugagnano Val D'Arda - ieri è stata condannata a 1 anno e 10 mesi (pena sospesa e non menzione nel certificato del casellario giudiziale) e al risarcimento di 280.160 euro a favore dell'Inps, che si era costituita parte civile. La scelta del rito abbreviato ha consentito alla 78enne di poter beneficiare dello sconto di un terzo, ma il giudice ha anche disposto la confisca nei suoi confronti dei 276mila euro indebitamente incassati in tutti questi anni. E nel caso la donna non avesse la liquidità sufficiente, dovranno essere «sigillati» beni mobili e immobili o quote societarie eventualmente di sua proprietà.

Una signora distinta. Eleganza sobria e risposta pronta, si è presentata così ieri mattina davanti al giudice. E ha fornito la sua spiegazione: «Signor giudice, io ho sempre presentato tutta la documentazione richiesta dal Caaf. Non mi è mai stato fatto alcun rilievo, quindi pensavo fosse tutto a posto». «L'Inps non ha mai avanzato alcuna contestazione in questo lungo periodo», aggiunge il difensore Claudia Pezzoni.

E' la denuncia della responsabile della sede Inps di Parma, due anni fa, a turbare la tranquillità familiare. E a fare emergere un'emorragia dalle casse dell'Istituto di previdenza sociale che stava diventando inarrestabile. Una verifica improvvisa sulla posizione della 78enne ha illuminato il suo «segreto»: il marito era morto nel luglio 1978, ma un anno dopo lei era convolata a nuove nozze. La domanda per la pensione di reversibilità del marito era stata presentata qualche mese prima del nuovo matrimonio, ma il provvedimento di liquidazione aveva avuto il via libera nel dicembre 1979, quindi dopo le nuove nozze. E la norma prevede che ogni variazione, soprattutto del proprio stato civile, vada segnalata all'Inps entro 30 giorni. «La signora - si legge nella denuncia - non solo non ha fornito tale informazione al momento di emissione del provvedimento di liquidazione della pensione ai superstiti, ma ha omesso di fornire tale informazione in ogni momento successivo, continuando a lucrare la pensione collegata alla morte del primo marito».

Che l'aveva lasciata quando ancora era molto giovane, ma i fiori d'arancio bis non li aveva condivisi con l'Inps.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI