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LE VALUTAZIONI DEL GIUDICE

Vignale, ecco perché Chiara non è finita in carcere

Vignale, ecco perché Chiara non è finita in carcere. Oggi l'interrogatorio

di Georgia Azzali

26 Settembre 2024, 03:01

Chiara, l'insospettabile. Studentessa di Scienze dell'educazione, una famiglia benestante alle spalle, eppure pronta a fare anche lavori part time per essere più autonoma. La baby sitter 21enne amata dai bambini e dalle famiglie. Che però avrebbe studiato a lungo il piano per portare a termine la gravidanza e poi liberarsi del bambino, nato il 7 agosto scorso. Il gip non ha dubbi sulla premeditazione, ma ha rigettato la richiesta del carcere, come invece sollecitato dal pm Francesca Arienti, ritenendo «adeguata» la misura dei domiciliari. Come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, applicata per l'omicidio del bambino nato in agosto e per la soppressione del cadavere del piccolo partorito il 12 maggio 2023, gli arresti tra le quattro mura di casa sono ritenuti «sufficienti» dal giudice per arginare il rischio di reiterazione dei reati. Pur trattandosi di un omicidio pluriaggravato (dalla premeditazione e dal rapporto di discendenza), per il quale solitamente viene imposto il carcere, questo caso presenta caratteristiche del tutto peculiari. Secondo il gip, infatti, i domiciliari - con il divieto di avere ogni tipo di contatto, che non sia con i familiari e con il difensore - escluderebbero il pericolo di reiterazione. In altri termini, Chiara non avrebbe la possibilità di incontrare un eventuale partner con cui potrebbe concepire un altro figlio mettendo poi in scena il tragico copione delle due precedenti gravidanze. Inoltre, per la ragazza è la prima esperienza di detenzione, il che basterebbe per «dissuaderla» dal commettere nuovi reati.

Ormai superato, poi, il rischio di inquinamento probatorio, considerando ciò che è stato accertato dal punto di vista investigativo: prima il ritrovamento dei due neonati, poi le analisi scientifiche che hanno stabilito l'identità della madre (oltre che del padre) e l'autopsia che ha accertato come il primo bimbo ritrovato sia morto dissanguato, dopo il taglio del cordone ombelicale. Non si pone nemmeno il pericolo di fuga, visto che la ragazza e i familiari hanno fatto rientro dagli Stati Uniti, mettendosi poi a disposizione degli inquirenti.

Tuttavia, la procura potrebbe non «arrendersi»: «Stiamo valutando la possibilità di un appello», dice il procuratore Alfonso D'Avino.

Per due volte Chiara è stata sentita dal pm: ha ammesso di aver partorito entrambi i figli, in casa, in assoluta solitudine, dopo aver nascosto a tutti - genitori, fidanzato, parenti e amici - le gravidanze, dicendo però che i piccoli erano nati morti. Bugie e contraddizioni che la procura le ha contestato, mettendo in evidenza in particolare le sue frequenti ricerche online: «come nascondere la pancia in gravidanza», «indurre un aborto», «come anticipare il travaglio». E ancora navigazioni in rete sulla decomposizione dei corpi e su «dopo quanto puzza un cadavere». Tutti elementi che portano dritti alla premeditazione. Ma già oggi pomeriggio, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip, Chiara avrà la possibilità di riprendere il suo racconto. Di fare ulteriori ammissioni. Oppure potrebbe scegliere il silenzio, in vista anche di prossime richieste o scelte difensive. Il suo avvocato, Nicola Tria, non si sbilancia. Il binario è strettissimo. Ogni passo va calcolato fino all'ultimo istante.

Georgia Azzali

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