Commerciante del centro minacciato da una baby gang
«Solo perché ho aiutato una persona in difficoltà ora mi trovo ad avere paura. Vi pare che una cosa del genere sia possibile? A Parma queste cose non succedevano».
A dirlo,e l'agitazione nella sua voce ci sta tutta, è un commerciante di via Carducci («Lasciamo stare il nome, è meglio») che, da qualche giorno, ogni volta che butta lo sguardo fuori dalla vetrina si ritrova col batticuore. E visto che ieri mattina qualcuno gli ha sibilato in faccia di essere pronto ad ammazzarlo è difficile dargli torto.
Tutto è iniziato la settimana scorsa, per la precisione martedì, in quella che pareva una giornata come le altre. «Ad un certo punto ho sentito gridare in strada e ho sentito rumore di qualcosa che si rompeva. Istintivamente sono uscito dalla porta e ho visto un signore anziano a terra. E un giovane che lo picchiava».
La legge dilagante del fatti gli affari tuoi avrebbe suggerito che era molto più saggio voltarsi e tornare dentro: ma il commerciante non lo ha fatto. «Mi sono avvicinato e anche grazie all'aiuto di alcuni addetti del Regio che sono accorsi abbiamo aiutato l'anziano ad alzarsi ed abbiamo allontanato cinque o sei ragazzi che si erano scagliati su di lui». La sua colpa? Non si sa. Ma a quel punto il bersaglio, visto che si era intromesso, è diventato il commerciante. «Sono ragazzi giovanissimi, di origine nordafricana che gironzolano qui intorno».
E i luoghi, lo sappiamo, sono sempre gli stessi, quelli che la cronaca ormai racconta sempre più di frequente: la Ghiaia, il Lungoparma, il retro del Regio. «E visto che passano ad ogni ora hanno iniziato a prendermi di mira: prima frasi, poi colpetti alla vetrina. E poi qualcosa di peggio».
Quando, qualche giorno fa, sono entrati nel negozio e con l'aria dei duri delle serie che vanno forte in tv, malgrado i pochi anni, hanno iniziato a ringhiare: «Se vogliamo portiamo via quello che ci pare e non paghiamo, hai capito?».
Inutile a quel punto continuare a minimizzare, a dire: «cosa vuoi farci, sono ragazzi». E così sono partite le prime richieste d'aiuto.
«Polizia e carabinieri sono stati tempestivi ed efficaci, sono intervenuti prontamente. E l'altra sera grazie a una serie di segnalazioni li hanno fermati, identificati». Fossero solo ragazzi, come si diceva, forse avrebbero preso paura, si sarebbero calmati, avrebbero capito che era molto meglio darci un taglio. E' successo esattamente l'opposto.
«Ieri mattina sono tornati. E uno di loro, dopo essere entrato nel negozio, ha sparato la sua minaccia: “Dove è l'uomo? Per colpa sua l'altro giorno io ero ubriaco e la polizia mi ha denunciato. E' stato lui e anche se adesso non c'è nessun problema, tanto io torno e lo ammazzo”, ha sibilato facendo il gesto inequivocabile: quello del dito passato sulla gola. E anche se sul video delle telecamere interne la frase non si sente, quella mano che simula una lama che sfiora il collo basta a raggelare. «Ancora una volta ho chiesto aiuto alle forze dell'ordine - continua il commerciante. - Ho chiamato e detto che erano appena usciti, che stavano camminando verso via Mazzini». E sempre parlando al telefono, tenendoli d'occhio da lontano, li ha pedinati fino a quando due pattuglie dei carabinieri li hanno intercettati sul Lungoparma, alla solita fermata del bus che ormai tutti conoscono. Dove li hanno identificati per l'ennesima volta.
«Sono giovanissimi, hanno certamente situazioni difficili alle spalle, si sentono aggressivi perché sfruttano la forza del branco. E soprattutto hanno l'impressione che nessuno li possa fermare, punire. Ma non è giusto e questa situazione mi ha lasciato una grande rabbia. E non è possibile che io debba vivere la paura, la tensione di sapere che potrebbero arrivare in qualsiasi momento». In un pomeriggio uggioso come quello di ieri il passaggio nei borghi intorno alla Ghiaia era scarso. Dentro il negozio, ogni volta che la porta si apre, chi sta dietro il banco, purtroppo, sussulta.
Luca Pelagatti
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