Academia Barilla
Volete il simbolo della moderna cucina italiana, della sua evoluzione più creativa? «Semplice: provate una pasta al pomodoro».
Parola degli «Chefs degli chefs», i membri super blasonati della associazione gastronomica più esclusiva al mondo: quella che raccoglie i cuochi dei capi di Stato del mondo intero.
No, non è una provocazione ma la motivata suggestione proposta a questi grandi dei fornelli che, dopo la visita a Roma al presidente Mattarella, sono venuti per la prima volta nella loro storia a Parma, ospiti del gruppo Barilla per approfondire l’identità gastronomica italiana. E, non potrebbe essere altrimenti, i segreti della sua rappresentazione più iconica: la pasta.
Una esperienza che, dopo la visita nel pomeriggio di ieri al salumificio Pio Tosini di Langhirano, è proseguita nella sede di Academia Barilla dove gli chef, provenienti da diciotto Paesi, dagli Usa alla Cina, dalla Spagna alla Thailandia, dal Sudafrica all'India, si sono confrontati con esperti del settore per comprendere come si faccia presto a pensare ad un piatto di pasta. Senza ricordare quanta ricerca, innovazione, storia e gusto si concentri in quel prodotto.
«La produzione di questo alimento è aumentata dell'85% in 25 anni – hanno spiegato i responsabili di Academia ricordando come a Parma si trovi il pastificio più grande al mondo, il cuore di un gruppo da cinque miliardi di euro.
Un tesoro fatto di sapori che, giustamente, ha attirato l'attenzione e la curiosità di quelli che chiamare solo cuochi è, quantomeno, riduttivo: l'associazione è nata nel 1977 e accoglie, solamente su invito degli altri membri, gli chef personali di un capo di Stato o di una famiglia reale. Inutile dirlo: sono pochissimi e lavorano a livelli altissimi contribuendo a promuovere le tradizioni culinarie dei loro Paesi di origine.
Ecco perché gli interventi di ieri, come quello di Alessandro Massi di ItaliaSquisita. sono stati seguiti con estremo interesse: si è partiti dalle origini delle nostra tradizione per arrivare alle più moderne e innovative proposte dei cuochi da Nord a Sud dello Stivale: quelli che hanno mostrato, per tornare a quanto detto all'inizio, come una pasta al pomodoro possa essere una proposta all'avanguardia. Quasi, rivoluzionaria.
Merito, è stato spiegato, di un percorso durato secoli che si è arricchito di influenze arrivate da lontano, che ha preso il meglio del nostro territorio permettendo di scoprire nuove emozioni che arrivano dalla tradizione. Quando memoria e ricerca, unite dalla fantasia di un cuoco, fanno la differenza.
«Gli Chefs des Chefs sono orgogliosi di annoverare Barilla tra i loro partner in quanto l’azienda si pone come una delle principali ambasciatrici della cucina italiana nel mondo», ha sottolineato Gilles Bragard, il fondatore del Club che, nel corso del tempo, ha sempre più fatto proprie le sfide dei nostri tempi: la sostenibilità, la difesa dei prodotti locali e la partecipazione ad eventi benefici.
Poi, come è doveroso, è stato il momento di sedersi e, dopo un confronto teorico, passare alla pratica dell'assaggio: l'executive chef di Academia Barilla, Marcello Zaccaria ha proposto un menu pensato come un tributo al nostro terroir tra avanguardia e citazioni classiche partendo dalla pasta stampata in 3d alternata a classiche mezze maniche. Poi fusilli con crema di Parmigiano e porcini di Borgotaro, la Rosa di Parma e la chiusura in dolcezza di una Zuppa inglese.
Al termine della cena, con evidente soddisfazione, alcuni degli Chefs che cucinano per i grandi della Terra hanno ripetuto il loro motto: «Se la politica divide gli uomini, una buona tavola li riunisce sempre».
Visti i tempi che stiamo vivendo sarebbe bello che fosse proprio così.
Luca Pelagatti
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