SANITA'
Sarà sostenibile, efficiente, ma anche luminoso, colorato: «umanizzato».
Ѐ ancora difficile immaginare come sarà il nuovo Ospedale delle donne: i lavori sono partiti, ma quello che si può vedere, per ora, è una grande voragine nel terreno, in cui ruspe, operai e progettisti sono all'opera. A illustrare il progetto sono Renato Maria Saviano, responsabile unico del procedimento e Nicola Begarani, direttore dei lavori.
Il costo ammonta ad oltre 34 milioni di euro arrivati in parte dal Pnrr, dalla Regione e dallo Stato. La struttura sta sorgendo nell’area occupata dal vecchio edificio della Pediatria, proprio accanto all'Ospedale dei bambini Pietro Barilla (non a caso, rispettando un'idea di continuità). L'ex Pediatria è già stata demolita: «I lavori di realizzazione del nuovo edificio sono iniziati nel settembre 2023 con le prime opere di installazione del cantiere e la successiva demolizione dell’ex padiglione, necessaria per consentire la costruzione del nuovo edificio - fa sapere Saviano -. La demolizione del fabbricato è avvenuta attraverso lo smontaggio selettivo riducendo progressivamente l'edificio allo stato di scheletro per poi demolirlo». Completata la demolizione, si è passati agli scavi di sbancamento fino alla quota di posa delle future fondazioni del nuovo edificio.
Lo stato dell'arte
A che punto sono, dunque, i lavori? «Stiamo rispettando le tempistiche previste - informa Saviano -. Ora stiamo procedendo con il preconsolidamento del sottosuolo. Il prossimo mese partirà la realizzazione delle fondamenta. Si proseguirà, poi, con il resto dell'edificio».
In questi giorni, le abbondanti piogge hanno rallentato l'avanzamento dell'opera: il cantiere è stato ricoperto di acqua e si è creato molto fango. I tecnici e gli operai hanno, quindi, dovuto asciugare il terreno di lavoro attraverso specifici procedimenti: «Speriamo che il tempo sia clemente - aggiunge il responsabile dei lavori - se il maltempo ce lo permetterà proseguiremo secondo il piano».
La fine dei lavori, fanno sapere i responsabili del cantiere, è prevista per il 30 giugno 2026 (comprendendo anche le operazioni di collaudo).
La struttura
Il nuovo Ospedale delle donne sarà distribuito su cinque livelli, di cui uno interrato, e al suo interno troveranno collocazione la sterilizzazione, gli spogliatoi, i depositi e i locali tecnici (piano interrato), il pronto soccorso ostetrico-ginecologico, l'area ambulatoriale ostetrica, il day hospital-day surgery (al piano terra), il reparto di ginecologia, un’area per il parto fisiologico e il proseguo dell’area ambulatoriale ostetrica (al primo piano), la zona parto-travaglio, il blocco operatorio (al secondo piano) e la degenza ordinaria di ostetricia con i relativi ambulatori (l terzo piano). Il quarto ed ultimo piano sarà invece esclusivamente dedicato ad ospitare i locali tecnici.
Le fasi dei lavori
Per accelerare le tempistiche e avere delle migliorie legate alla qualità del manufatto, la struttura sarà prefabbricata in un'azienda veneta e poi composta e assemblata nel cantiere di via Abbeveratoia: questa fase si pensa possa iniziare già alla fine del 2024. «La prossima settimana verranno in cantiere i tecnici, che dovranno effettuare dei sopralluoghi per capire come fabbricare la struttura - afferma Nicola Begarani, direttore dei lavori -. La fase di creazione del prefabbricato inizierà quindi nei prossimi giorni».
Le caratteristiche
«Sarà un edificio sicuro, efficiente, resistente ai terremoti, ma anche sostenibile - commenta Begarani -. Rispettando gli obiettivi del Pnrr, questa sarà una struttura a consumo zero: rispetterà, cioè, particolari parametri nel bilancio energetico». Grande attenzione, quindi, all'isolamento termico e alle coibentazioni. Ma sarà anche un ospedale «bello e gradevole alla vista». Sia all'esterno - l'aspetto sarà simile all'ospedale dei Bambini lì accanto, con le sue grandi vetrate per fare entrare la luce naturale - che all'interno. Colori, luci, dipinti, schermi, superfici diverse cercheranno di «rendere meno difficile il momento della cura».
Un luogo che sarà all'avanguardia dal punto di vista medico e tecnologico, con strumentazioni di ultima generazione, ma anche profondamente umano. «La persona - chiosano Saviano e Begarani - si deve sentire accolta e sarà al centro».
Anna Pinazzi
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