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Il grande ex

D'Aversa, prima volta da avversario al Tardini

D'Aversa, prima volta da avversario al Tardini

26 Ottobre 2024, 03:01

Non gli era ancora capitato di tornare al Tardini da avversario e c'è da credere che un pizzico d'emozione la proverà. Roberto D'Aversa, da quest'estate all'Empoli, finora aveva incrociato il Parma in una sola occasione: il 1° novembre di un anno fa in Coppa Italia quando al Lecce si dovette arrendere all'esuberanza dei crociati (4-2) che a fine stagione sarebbero tornati in serie A.

Laddove erano stati condotti nel 2018 dall'allenatore di Stoccarda, il secondo nella classifica «all time» per numero di panchine al Parma: 174 in quasi cinque stagioni, in due differenti riprese, caratterizzate dalla doppia promozione dalla Lega Pro alla serie A e da due salvezze consecutive prima della seconda e meno fortunata parentesi nel 2021, in cui subentrò in corsa a Liverani senza riuscire a evitare la retrocessione. 234 i punti conquistati, frutto di 65 vittorie e 39 pareggi, che nessuno avrebbe potuto neanche immaginare verso la fine del 2016 al momento della presentazione ufficiale subito dopo la partita col Bassano diretta dal «traghettatore» Morrone. I primi tre punti l'8 dicembre all'esordio in C in casa del Sudtirol (0-1 ad opera da Nocciolini) ma quelli che i tifosi ricordano ancora arrivarono il 19 dello stesso mese nel derby di Reggio Emilia deciso da Giorgino e Baraye. Poi la gioia del 17 giugno 2017 nella finale play-off vinta sull'Alessandria.

Sembrava già l'apice ma il 18 maggio 2018 ci penserà la magica notte di La Spezia a riscrivere la storia del Parma e del calcio italiano, con il clamoroso harakiri del Frosinone e il terzo salto di categoria in altrettanti anni della società ducale. Non prima di aver superato indenne un crocevia fondamentale: nonostante il poker incassato in febbraio proprio dall'Empoli (curioso il destino a volte), i dirigenti di Nuovo Inizio difesero D'Aversa che fu a un passo dall'esonero ma seppe ripartire più forte da quella che oggi è diventata la sua nuova casa. Un calcio non bello ma redditizio, accompagnato da tanto sano pragmatismo gli consentì di compiere un piccolo capolavoro all'esordio in serie A (salvezza alla penultima giornata ma imprese degne di nota in casa di Inter e Juventus) e di migliorarsi nella stagione successiva, chiusa al nono posto in mezzo alle vicissitudini del Covid.

Il secondo ritorno, pochi mesi dopo l'approdo di Krause, fu pieno di amarezze e anche le esperienze di Sampdoria e Lecce (interrotta dalla testata a Henry) non sono state troppo brillanti.

Ora all'Empoli pare aver ritrovato la sua giusta dimensione:ha variato il sistema di gioco, dal 4-3-3 al 3-4-2-1, è rimasto fedele al motto “primo non prenderle” e, complice il solito avvio sprint, è riuscito a districarsi tra le difficoltà di un calendario proibitivo che lo contrapponeva, nelle prime otto giornate, a Roma, Juventus, Fiorentina, Lazio e Napoli, mantenendosi ben al di sopra della zona calda. Parma e il Parma lo conoscono bene: al di là di come andrà a finire, non potrà mai essere un «nemico».

M.B.

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