Sicurezza idraulica
Ora anche i canali fanno paura. Come hanno dimostrato le piogge eccezionali dei giorni scorsi, non sono solo i torrenti (Baganza in primis) a rappresentare una minaccia: anche questi corsi d'acqua minori riescono a causare danni ingenti quando non riescono più a contenere la violenza dell'acqua.
«I problemi maggiori derivanti dai canali li abbiamo avuti nella Bassa, cioè a nord di Parma. In città non ci sono criticità come quelle registrate a Bologna». Francesca Mantelli, presidente del Consorzio della bonifica parmense, fa il punto dopo giorni in prima linea passati a fare i conti con allagamenti e tonnellate di fango.
Le criticità maggiori sono state registrate nella Bassa, ad esempio a Torrile e a San Secondo, mentre Parma, per il momento, è stata risparmiata.
Questo significa che la città è al sicuro, almeno per quanto riguarda i canali? La domanda è più che legittima, dopo le immagini preoccupanti arrivate lo scorso fine settimana da Bologna dove il Ravone e l'Aposa (che in verità sono due torrenti tombati) hanno allagato ampi tratti di città, tanto che l'ex 5 stelle, Giovanni Favia, ha presentato un esposto in Procura contro ignoti per far luce sulle eventuali responsabilità legate all'esondazione del Ravone. A Parma la situazione sembra più tranquilla.
Gioco di pendenze
«In città il canale Maggiore arriva fino al Bizzozero con pendenze molto dolci», spiega Mantelli, ricordando che è così anche per gli altri canali. Bologna, che rispetto a Parma è più vicina alle colline, può invece vedere i suoi canali tombati raggiungere grossi volumi d'acqua ed elevate velocità. «Da noi questo problema è rappresentato dai torrenti», chiarisce. I canali, con le loro pendenze «dolci», sarebbero più innocui.
«I canali hanno però dato problemi nella zona nord», precisa Mantelli, ricordando che con livelli eccezionali di pioggia non esiste il rischio zero. «I nostri canali non riuscivano a scolare a causa delle piene concomitanti del Po e degli altri fiumi e torrenti. Però è anche vero che i canali del Consorzio di bonifica hanno funzionato da vere e proprie casse di laminazione. Hanno cioè trattenuto volumi d'acqua eccezionali evitando, in molti casi, allagamenti e danni».
La «zona rossa»
Esiste però una sorta di «zona rossa» in città, cioè un punto in cui un canale, il Naviglio, fa paura. Ed è la zona che va da via Venezia all'autostrada. «Il problema è dato dal fatto - precisa la presidente del Consorzio - che si fa fatica a fare manutenzione, perché il tracciato è aggredito da insediamenti urbani. Ci sono anche recinzioni che rendono inaccessibile il corso d'acqua. Il pericolo è dato dal fatto che prima o poi il canale possa riprendersi il suo spazio». Allagando cantine, garage e attività produttive. «Chi abita in quelle zone vive con la paura. Gli interventi di manutenzione potrebbero fare la differenza».
La rete dei canali in città non si esaurisce con quelli del Consorzio, in quanto ci sono anche quelli comunali e del demanio. Al Consorzio spetta il compito di preparare lo studio idraulico sulle immissioni, che sono sempre e solo quelle delle acque bianche (la fognatura segue altri labirinti).
Attenzione a Ravadese
C'è un altro punto critico nella zona a nord della città, ed è quello di Ravadese attorno al cavo Burla. «Tutti gli insediamenti e gli ampliamenti urbanistici sono successivi alla realizzazione del canale - spiega Mantelli - e la loro presenza mette in difficoltà la sicurezza idraulica di quella porzione di territorio». Negli anni non sono mancati gli interventi sul Burla, ma a quanto pare non bastano.
«Il cavo ha una cassa d'espansione che durante l'ultima piena ha funzionato, ma l'alveo non è più adeguato al numero di insediamenti che si sono sviluppati in quella parte di città. Il Consorzio - assicura - ha un progetto definitivo, in attesa di finanziamento, per migliorare la sicurezza idraulica. Il quadro economico si aggira sui tre milioni». Speriamo siano sufficienti.
P.Dall.
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