GLI INTERROGATORI
Traversetolo Il primo bimbo di Chiara. Solo poveri resti. Ritrovati nell'aiuola sotto la finestra della sua camera il 7 settembre, poco più di un mese dopo la scoperta del piccolo nato ad agosto. Il neonato che ha dato il via agli scavi. Nella terra del giardino di via Baietta e nell'abisso di questa storia. Poco o nulla si sa ancora del primogenito di Chiara Petrolini, perché dalle analisi delle ossa devono ancora arrivare risposte sul fatto se fosse vivo alla nascita e cosa sia poi accaduto.
Ma la procura ha già un'ipotesi precisa: Chiara, 21 anni, ai domiciliari dal 20 settembre, è indagata per omicidio volontario anche in relazione al primo figlio, partorito, secondo gli investigatori, il 12 maggio 2023, nella serata in cui i genitori erano fuori casa per assistere al saggio di pianoforte del figlio minore. Anche questo bambino, nato «alla 40esima settimana», sarebbe morto per emorragia perché la ragazza tagliò il cordone ombelicale «senza costrizione dei vasi», si legge nell'imputazione provvisoria che compare nell'ordinanza di custodia cautelare. Un'accusa ancora tutta da verificare, tanto che il procuratore Alfonso D'Avino e il pm Francesca Arienti non hanno chiesto la misura cautelare in relazione alla morte del primogenito. Ma Chiara è iscritta nel registro degli indagati anche per questo omicidio, oltre che per il secondo bimbo. E, in entrambi i casi, le viene contestata la soppressione di cadavere.
Non ci sono certezze scientifiche sul primo bambino nato, mentre l'autopsia sul secondo ha appurato che il piccolo è morto per la copiosa emorragia che si è scatenata dopo il taglio del cordone ombelicale. Ma se è vero che la scienza non ha ancora messo punti fermi, ci sono le parole di Chiara. Dichiarazioni non credibili, per la procura. A tratti decisamente spiazzanti. Nell'interrogatorio del 10 settembre, rispondendo alle domande degli inquirenti sulla nascita del primo bambino, racconta: «Ho provato a scuoterlo, non respirava e l'ho messo nel giardino». Spiega di avere avuto le contrazioni e di averlo partorito «in camera di notte». «Ho tagliato il cordone ombelicale», aggiunge. Il che fa ipotizzare che il piccolo possa essere morto per emorragia come il fratello nato ad agosto, visto che la lesione, come ammette la ragazza, non è stata chiusa.
Racconta di quella notte. Del suo primo parto, quando già lei e Samuel si erano lasciati, per poi tornare insieme nell'agosto del 2023. Gli investigatori, in base a vari riscontri incrociati, sono convinti che il piccolo sia venuto alla luce il 12 maggio 2023, ma lei nega. Tuttavia, quando le viene chiesto quando è avvenuto il parto, non sa aggiungere altro: «Non ricordo», dice.
Non crolla, Chiara. Ogni tanto le parole vengono sopraffatte dalle lacrime, ma non c'è una confessione piena. Nemmeno nel secondo interrogatorio, quando i suoi segreti sono già venuti alla luce. Quando il mondo le è già crollato addosso. E ha travolto anche i suoi genitori, che nelle intercettazioni rivelano tutta la loro drammatica inconsapevolezza. «Cosa hai fatto? Sei stata tu? Così si va in galera», le dicono. Lei nega anche di avere indotto i parti, anche se diventa molto difficile credere che possa aver fatto nascere i figli «al momento giusto», quando era sola in casa e poche ore prima del viaggio negli Stati Uniti, nel secondo caso. Sul web sono state trovate ricerche sul misoprostolo, un farmaco che può essere utilizzato per indurre il parto o abortire, ma è anche vero che non risultano suoi acquisti né online né nelle farmacie.
Ma perché liberarsi di quei bambini? Perché calarli in una buca? Chiara spiega di non aver mai rivelato a nessuno le gravidanze e di aver partorito sempre da sola, senza l'aiuto di amiche o conoscenti, e poi spiega di avere avuto paura del giudizio «dei genitori e del paese». E, nel caso del secondo parto, anche di quello del fidanzato.
Non vuole. O forse non può ammettere nemmeno a se stessa l'orrore. Come se quei bambini fossero altro da sé. Ma - soprattutto - in entrambi gli interrogatori, visto che poi sceglierà il silenzio sia davanti al gip che durante il terzo faccia a faccia in procura, nega che i bambini siano nati vivi. Anche in agosto, dopo il ritrovamento del primo bambino, racconta: «Aveva gli occhi aperti, ma non emetteva suoni». Eppure, rispondendo a una domanda precisa dei magistrati, dice: «Io volevo i bambini. Li volevo vivi».
Eppure, le sue ricerche online rivelerebbero tutt'altro: come nascondere la pancia? come indurre un aborto? Nessuna domanda su come crescere quei figli. Su come prendersene cura.
Georgia Azzali
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