Intervista
L'amore per la natura la porta in giro per l'Italia. La sposta, di parco in parco, di meraviglia in meraviglia. L'obiettivo, però, rimane sempre lo stesso: «Il dialogo e l'equilibrio tra uomo e ambiente». La parmigiana Sonia Anelli è pronta per una nuova avventura: dopo l'attività nei Parchi del Ducato e al Parco nazionale dell'Isola di Pantelleria, dove ricopre per gli ultimi mesi il ruolo di direttrice, con l'anno nuovo sarà direttrice del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi.
La nomina ufficiale è stata confermata mercoledì dagli organi di governo: il suo nome è stato indicato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica. La biologa, laureata all'Università di Parma, racconta alla «Gazzetta» i suoi nuovi progetti e le sfide che l'attendono.
Da Pantelleria alle Dolomiti: il «salto» è di diversi chilometri. Come ha preso questo cambiamento?
«Passerò dal luogo meno piovoso d'Italia, a quello più piovoso: cambierò i vestiti sicuramente (ride, ndr). Anche se Pantelleria non è un parco marino, ma un parco terrestre, da un punto di vista paesaggistico è diverso rispetto alle Dolomiti. Ma le competenze rimarranno sempre le stesse: il rapporto con il ministero dell'Ambiente, con parchi che sono siti Unesco, il rapporto con la comunità. Porterò tutto il mio bagaglio di esperienze e competenze».
La scienziata è cresciuta professionalmente a Parma. Dall'Università, fino ai Parchi del Ducato. Vive tutt'ora in città, con la sua famiglia, spostandosi, però, avanti e indietro da Pantelleria: «Da quest'anno sarò più vicina, le Dolomiti sono meno lontane», sorride. Dal parmigiano, al passito, da Parma a Pantelleria. Dopo quelle che lei chiama le «quattro P»
Nel suo percorso di donna di scienza, una figura, in particolare, l'ha ispirata.
A Parma è iniziato tutto: il suo amore per la biologia, per la natura.
«Sì, ho studiato Scienze biologiche nell'Ateneo di Parma. Poi mi sono formata professionalmente nei Parchi del Ducato. Una figura, lungo il mio percorso, in particolare, mi ha ispirata. Se adesso sono qui, se ho scelto di fare questo lavoro forse è anche un po' colpa sua (ride, ironica, ndr). Parlo della parmigiana Franca Zanichelli, tra le migliori divulgatrici in Italia, è stata direttrice del Parco regionale del Taro e del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. Da lei ho imparato tanto. Dobbiamo ringraziarla anche per aver aperto la strada delle donne nella direzione dei Parchi nazionali».
Donne e scienza. Si sta riuscendo ad abbattere gli stereotipi?
«Siamo due direttrici donne su 25 parchi nazionali. C'è ancora da fare. Per ora siamo poche ma buone. Però ci sono tantissime ragazze preparate che vogliono fare questo lavoro. La logica, chiaramente, è quella di supporto. È fondamentale che ci siano degli esempi, come per me è stata Franca Zanichelli».
La nuova avventura nel Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi inizierà con il nuovo anno. Quali sono gli obiettivi?
«Per me è fondamentale instaurare un dialogo con la comunità locale per capire le sue esigenze. Tutto parte da lì. Un'altra sfida importante sarà quella delle Olimpiadi di Milano Cortina del 2026. Questa, per il Parco, sarà una grande opportunità per fare conoscere i suoi aspetti più naturalistici, oltre al suo prezioso scrigno di biodiversità: c'è, al suo interno, un vero e proprio tesoro di specie diverse vegetali e animali. Rispetto a Pantelleria, che era un Parco nazionale tutto da costruire - abbiamo assunto sei persone a tempo indeterminato in pochi mesi -, invece quello delle Dolomiti è un Parco che ha 30 anni di esperienza, è già consolidato. Il progetto sarà, quindi, volto a dare un'ulteriore spinta a questa realtà».
C'è un'altra avventura, diversa, che la sta impegnando. Un Master, qui a Parma. Non si smette mai d'imparare...
«Assolutamente, non si finisce mai di avere la necessità di conoscere e scoprire cose nuove. Ho studiato a Parma Biologia con indirizzo ecologico e ora mi sono rimessa in gioco. Sto studiando e seguendo il Master in Gestione e management degli enti locali con il professor Ferretti. Il lavoro di direttore è multitasking, sia per quanto riguarda le competenze scientifiche sia per quanto riguarda i contenuti riguardanti la conservazione, ma anche la competenza amministrativa. Bisogna sapere un po' di tutto».
Ha parlato del rapporto con la comunità. Come è cambiato, se è cambiato, il legame tra l'essere umano e la natura?
«C'è ancora tanto da fare, non bisogna abbassare la guardia. Molti studi hanno messo in luce come durante il post-covid ci sia stata moltissima richiesta di natura. Di spazi in cui poter vivere all'aperto, a contatto con il verde. E questo contatto, è stato dimostrato, ha degli effetti positivi sull'umore, sul benessere psico-fisico delle persone. Un'altra motivazione per cui c'è molta richiesta. Il rapporto, poi, cambia da parco a parco, comunità a comunità. A Pantelleria, per esempio, l'uomo ha proprio plasmato l'isola ed è più presente. Nelle Dolomiti la naturalità è altissima e l'impatto dell'essere umano è più ridotto».
Quindi, come ci dobbiamo porre nei confronti dell'ambiente?
«La forza sta sempre nell'equilibrio, sia per la natura, sia per l'uomo. L'obiettivo, anche per noi del Parco, è di ricordare a tutti questo concetto e ricercare, perseguire, proprio questo legame rispettoso ed equilibrato. Questo è fondamentale anche per il nostro futuro».
C'è qualche rischio, qualche errore che proprio non possiamo commettere?
«Il rischio è proprio quello di dimenticarsi della natura. Ma l'essere umano deve essere ben consapevole del fatto che non può prescindere da essa. I Parchi servono anche per questo: a ricordarci sempre che la natura è futuro. Per tutti».
Anna Pinazzi
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