Gazza Ladra
Era il 24 novembre del 1991 quando Freddy Mercury dei Queen annunciò pubblicamente di avere contratto l’Aids. Solo 24 ore dopo averlo comunicato Freddy morì, a causa di una broncopolmonite aggravata dalle complicazioni dovute alla sieropositività e con l’Aids conclamato che, allora, si portava via milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Sembra di rievocare un’epoca molto lontana, eppure sono passati solo 33 anni, e lo scenario è ora totalmente diverso; nella Giornata Mondiale di lotta contro l’Aids, in questo 1° dicembre 2024, sono tanti i motivi che fanno ben sperare per una sconfitta dell’Aids entro pochi anni, così come sono altrettanto numerose le preoccupazioni che stili di vita, erronee abitudini di comportamento nei rapporti sessuali e una generale disattenzione sulla problematica siano ancora presenti. I dati (fonte Istituto Superiore della Sanità www.iss.it): continuano ad aumentare, dopo il picco negativo del 2020, le nuove diagnosi di Hiv in Italia, e nel 2023 si è tornati vicini ai livelli pre Covid, i maschi nella fascia 30-39 anni si confermano il genere con una maggiore incidenza di nuove diagnosi. I numeri ci dicono che nel 2023 sono state 2349, in aumento rispetto alle 2140 del 2022 e vicine alle 2510 registrate nel 2019. Grazie alle nuove terapie l’Aids non è più l’emergenza sanitaria di qualche tempo fa: la cura con farmaci antiretrovirali da parte di sieropositivi che li assumono regolarmente (e che pare abbiano avuto un loro ruolo anche per la terapia per contrastare il Covid), è risultata fondamentale per cambiare lo scenario: le persone sieropositive non sono più fonte di contagio e possono affrontare la comunicazione della loro condizione e avere rapporti sessuali con maggiore tranquillità per sé e per chi ha a che fare con loro. Nel frattempo è stata resa disponibile la terapia preventiva denominata PrEP (pre esposizione), consigliata alle persone sieronegative ma che hanno comportamenti sessuali ad alto rischio e che con l’assunzione di questa “pillola”, possono prevenire quasi il 100% delle infezioni da Hiv, ma, sia detto con chiarezza, non protegge da altre malattie sessualmente trasmissibili, quindi, anche se la “pratica” sembra essere meno comune e soprattutto dai giovani e giovanissimi, l’uso del profilattico rimane il modo più sicuro e il migliore per prevenire le infezioni. La prescrizione deve essere ad opera di un infettivologo e il reperimento del farmaco è del tutto gratuito. La somma di terapie e profilassi preventiva ci ha portati ora molto lontano dai numeri, spaventosi, degli anni ‘90 (quelli di Freddy Mercury...) quando la malattia fu al massimo per contagi e decessi. Oggi si lavora molto sulla creazione di un vaccino per l’infezione da Hiv, e anche se ancora non ce n’è uno “sicuro”, sulle pagine di «Nature», la più autorevole rivista scientifica del mondo, un gruppo di ricercatori della Oregon Health Sciences University afferma di aver messo a punto un efficace vaccino. Da qui all’eventuale messa in commercio, passerà del tempo, quello che non si deve perdere in leggerezza o indifferenza considerando il “problema” in via di soluzione: solo l’avere coscienza nel comportamento si rivelerà una garanzia sia per noi sia per gli altri, permettendoci un’esistenza in cui possano convivere relazioni sociali e sessuali nel rispetto reciproco per salute singola e per quella della comunità alla quale apparteniamo. Buona domenica.
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