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Al telefono

«Nonna sono malata, ho bisogno di soldi», invece è una truffa: tentato raggiro a una coppia di anziani parmigiani

«Nonna sono malata, ho bisogno di soldi», invece è una truffa: tentato raggiro a una coppia di anziani parmigiani

di Anna Pinazzi

03 Dicembre 2024, 03:01

Dall'altra parte della cornetta, un pianto a dirotto, disperato: «Nonna, ho scoperto di essere malata, ho un tumore». Poi, senza troppi giri di parole, l'immediata richiesta: «Ho subito bisogno di soldi».

La prima telefonata

Questa la prima (perchè ne seguirà un'altra, ravvicinata) telefonata-truffa che una coppia di anziani ha ricevuto nei giorni scorsi sul loro telefono fisso. Dalle prime parole della truffatrice, non avevano capito si trattasse di un tentativo di raggiro: «Aveva la stessa voce della mia nipote più grande, sono subito andata in panico, pensavo fosse tutto vero», spiega la donna, ancora scossa. Ha, quindi, portato avanti la conversazione come se stesse parlando con sua nipote. «Ma dove sei? E il bambino a chi lo hai lasciato?», chiede l'anziana. La risposta, come neanche nei migliori copioni, arriva senza tentennamenti: «Dalla mamma». E poi, ancora, l'insistente richiesta della truffatrice: «Ho bisogno di soldi». In buona fede, la vittima risponde: «Non ne ho in casa».

Il panico, poi, prende il sopravvento sulla vittima, a causa anche delle tecniche manipolatorie usate da questi malviventi, che sanno perfettamente come evocare stati di ansia e confusione. Un unico particolare riporta alla realtà la donna. Il tono di voce dell'interlocutrice, che di colpo cambia e la richiesta di denaro si fa sempre più insistente. Ecco: «Ma tu non sei mia nipote», la smaschera finalmente l'anziana.

Un'altra chiamata

La telefonata viene così interrotta, ma dopo qualche minuto, ecco il telefono squillare nuovamente. Stavolta risponde il marito. Dall'altra parte della cornetta, i truffatori si rivolgono all'uomo utilizzando i particolari emersi nella telefonata precedente: si identificano con il nome della vera nipote, parlano di un certo «nipotino», e di un «trasloco» in atto. Di nuovo i dubbi si ripresentano. «Forse - pensano gli anziani - è davvero lei». Poi, un momento di lucidità e le decisione di mettere fine alla chiamata. Presi ancora dallo sconforto e incerti se, quello che gli era appena capitato, fosse realtà o meno, i due decidono di informare le proprie figlie: «Mi hanno telefonato dicendo che M. sta male e ha bisogno di soldi: mi confermate che non è vero?».

La confusione e la paura non si cancellano neanche davanti alle rassicurazioni: «Siamo tutti a casa, stiamo bene». Il terrore delle due vittime dura parecchio tempo: «Se la chiamata fosse durata ancora un po', mi sarebbe venuto un infarto», confida l'uomo. Ripercorsi, passo passo, quei minuti di telefonata con un po' più di lucidità, sembrano un poco rasserenarsi. «Sì, adesso che ci riflettiamo, era una cosa impossibile - concordano -, ma sul momento ci hanno preso di sprovvista, ci hanno mandato in confusione». Questo è, infatti, lo scopo di chi truffa: mandare in confusione le vittime per poi spillare loro i soldi e, magari, farsi dare un indirizzo e «presentarsi» nelle loro case per rubare qualcosa.

«Prigionieri in casa»

Ci sono volute diverse ore e diverse telefonate dei parenti per rassicurare la coppia. E dopo aver raggiunto un po' di serenità, ecco subentrare il senso di colpa: «Ma come abbiamo fatto a cascarci?». Una paura, però, rimane: «E se ci richiamano? Ci sentiamo prigionieri in casa nostra».

Anna Pinazzi

© Riproduzione riservata

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