LE NUOVE CARTE
Traversetolo Chiara, che a New York, pochi giorni dopo aver partorito e sepolto il suo secondo figlio, fa ricerche online su dove si trova la casa di Serena van der Woodsen, la protagonista della serie tv «Gossip girl». Chiara, la studentessa a cui tutti avrebbero affidato i propri bambini. Eppure, lucida. Fredda. Senza scrupoli. Sfrontata. Mistificatrice. In grado di uccidere ancora. E non solo nuovi eventuali figli. Così la descrivono i giudici del tribunale del Riesame di Bologna nell'ordinanza di cui la «Gazzetta» aveva già anticipato i contenuti nei giorni scorsi. Sì al carcere, dunque, come richiesto dal procuratore Alfonso D'Avino e dal pm Francesca Arienti nell'appello contro il provvedimento del gip che aveva ritenuto «sufficienti» i domiciliari in questa fase.
E' una valutazione articolata, quella del Riesame, in attesa della decisione definitiva della Cassazione. Partendo dalla gravità dei reati per cui Chiara Petrolini è indagata: l'omicidio pluriaggravato del bambino nato il 7 agosto scorso (oltre a quello del piccolo partorito nel maggio 2023, ma per cui non è stata richiesta alcuna misura cautelare) e la soppressione di entrambi i corpi. Quasi sempre, nei casi di omicidio, si aprono le porte del carcere, ma a volte anche altre misure possono essere adeguate. Per il gip di Parma, nel caso di Chiara, i domiciliari lo sono: perché la ragazza non ha precedenti penali che l'avevano già fatta finire dietro le sbarre e inoltre, ai domiciliari, può essere controllata dai genitori. Due elementi che, invece, per il Riesame non sono affatto sufficienti. I precedenti, in particolare, potrebbero essere considerati per valutare la pericolosità sociale, non per decidere se sia più o meno adeguata una misura cautelare, considerato che anche un incensurato può essere socialmente molto pericoloso.
Ma è sul tema della sorveglianza dei genitori che i giudici si soffermano, in particolare. Partendo dal presupposto che su Chiara, 21 anni, essendo maggiorenne, madre e padre non sono tenuti ad esercitare alcuna forma di controllo. Tuttavia, anche se volessero farlo, non potrebbero mai attuarlo senza sosta e comunque non sarebbe equiparabile a quello della custodia in carcere. Inoltre, sull'adeguatezza dei genitori, il Tribunale condivide le valutazioni della procura, sottolineando che «le due gravidanze, i due parti, le due morti e le due soppressioni sono tutte avvenute tra le mura domestiche, ove erano presenti i genitori, per cui non può essere né sufficiente né adeguato il controllo parentale che (proprio perché non esercitabile 24 ore su 24) non potrebbe giammai scongiurare che l'indagata possa concepire ancora (ricevendo in casa uomini), portare a termine gravidanze, partorire e sopprimere il figlio, senza peraltro destare alcun sospetto». D'altra parte, fanno notare ancora i giudici bolognesi, Chiara aveva partorito il 7 agosto mentre i genitori erano in casa, e il giorno stesso il padre, pur avendo notato del sangue sui tappeti, sul lavandino e sul rubinetto, aveva creduto alla figlia, senza chiedere nulla di più, che gli aveva spiegato di avere un ciclo mestruale abbondante. Non solo. Il Riesame sottolinea anche che il 9 agosto, dopo essere stata avvisata dai carabinieri che un neonato morto era stato scoperto nel loro giardino, la famiglia non era rientrata dagli Stati Uniti per «non rovinare un viaggio così lontano e organizzato da tempo», aveva detto la madre. Che, poi, il 19 agosto, intercettata in caserma mentre parlava con Chiara, si diceva preoccupata perché dopo ciò che era successo era necessario «andare via da casa, andare via dall'Italia».
Ma cosa ci cela nelle mente di Chiara? Cosa l'ha fatta precipitare in quell'abisso? La difesa ha presentato al Tribunale del Riesame una consulenza tecnica psichiatrica da cui emergerebbe «una condizione psicopatologica afferente ai disturbi della personalità che, per gravità, è fortemente suggestiva di un riverbero sull'imputabilità», si legge nelle conclusioni. Insomma, accertamenti che getterebbero delle ombre sulla capacità di intendere e volere. Ma i giudici, anche per stessa ammissione del consulente della difesa, hanno ritenuto che questa relazione sia solo preliminare e che servano altri elementi per poi esprimere delle considerazioni. Anche la procura, da parte sua, si è già mossa nominando propri consulenti per una valutazione psichiatrica. E la strada di una perizia super partes potrebbe essere all'orizzonte.
Georgia Azzali
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