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Intervista

Il borgotarese Francesco della Volpe protagonista del video di «Acquarello» cantata da Zucchero: «Un'esperienza importante»

Il borgotarese Francesco della Volpe protagonista del video di «Acquarello» cantata da Zucchero: «Un'esperienza importante»

di Pietro Razzini

05 Dicembre 2024, 03:01

Un'esperienza di livello, con uno dei più grandi artisti della musica italiana quale è Zucchero. Ma Francesco della Volpe, 21 anni, ha inaugurato la sua prima intervista alla Gazzetta di Parma dicendo: «Sono un ragazzo che lavora con passione per inseguire il suo sogno. Sempre con i piedi ben piantati a terra». Questo gli hanno insegnato i suoi genitori. Questo ha imparato nella Borgotaro che l’ha visto crescere prima di trasferirsi a Milano per seguire i corsi della Scuola di teatro «Paolo Grassi». E proprio grazie a un contatto legato ai suoi studi, ecco l’opportunità: «Sono stato il protagonista del video “Acquarello”, incisa da Zucchero. Sono stato chiamato da un regista della scuola “Luchino Visconti”. La produzione cercava un soggetto con le mie caratteristiche e ci ha messi in contatto. Non c’è stato un vero e proprio provino. Ho colto velocemente questa occasione e sono contento di avere vissuto un’esperienza così interessante».

«Acquarello» è una cover, cioè un rifacimento della celebre canzone di Toquinho (era uscita nel 1983) inserito nell’ultimo album del cantautore di Roncocesi dal titolo «Discover II».

Continua Francesco: «Non ho avuto modo di incontrare Zucchero di persona ma credo che le direttive su come realizzare il video siano arrivate proprio da lui. Abbiamo girato il tutto in una casa di studenti nella zona sud di Milano. Il tempo di passarmi a prendere a scuola, a fine mattinata, e ci siamo buttati nelle riprese: alle 21 avevamo finito».

Che esperienza è stata?

«Un approccio molto positivo. Nonostante avessimo delle tempistiche abbastanza strette, la troupe ha lavorato nella maniera migliore, con la giusta concentrazione ma anche la necessaria serenità».

Qual è stato l’aspetto più curioso?

«Questa occasione mi è servita per capire che non esiste solo “il lavoro dell’attore” ma ci sono anche tante altre professionalità molto interessanti che ruotano intorno a questo mondo».

Come è stato vissuto questo successo in famiglia?

«Le reazioni dei miei genitori, di mio fratello ma anche degli amici, dal mio punto di vista, sono state spropositate. Erano entusiasti. Io ritengo si sia trattata di un’esperienza importante, sicuramente ho imparato qualcosa di nuovo però la strada è lunga».

Quali sono le sue prospettive?

«Ora devo finire di studiare. Sono al terzo anno. Ci tengo a concludere il percorso nel migliore dei modi. Quello che, ad oggi, mi interessa maggiormente è raccontare storie. Stare attaccato alla realtà. Non amo il linguaggio astratto. I progetti che sto cercando di proporre, vanno su questa strada».

Cosa le sta offrendo la scuola di teatro «Paolo Grassi»?

«Il fatto di essere stato scelto tra i 16 del mio anno (su quasi 800 candidati) mi ha dato il coraggio di credere in me. I miei insegnanti mi stanno mostrando le mille sfaccettature di questo lavoro. Sto creando contatti con tanti gruppi con cui mi piacerebbe impostare progetti».

Pietro Razzini

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