Intervista
Leone Facoetti, melofilo appassionatissimo e frequentatore dei teatri di tutto il mondo, lo aveva detto lo scorso 23 ottobre: «Siamo pronti a un gesto clamoroso, boicottare la prima alla Scala il 7 dicembre prossimo! Abbandonare Villa Verdi è come abbandonare la Cappella Sistina!». Così l’altra sera, dal loggione del «Tempio della lirica», non si è arrivati al boicottaggio, ma si è alzato un grido: «Salvate Sant’Agata!», inizialmente dalla sola voce di una donna, la milanese Claudia Minoja.
Appassionata di lirica, assidua della Scala, ma spesso in trasferta anche al Teatro Regio di Parma, la melofila milanese, che nella vita fa l'informatrice scientifica, così racconta l’accaduto: «Mentre eravamo in fila per entrare a teatro, abbiamo cominciato a parlare di Villa Verdi, abbandonata al proprio destino, proprio nell’anno in cui nei maggiori teatri italiani, Milano, Roma e Venezia, la stagione si apre con un’opera del Cigno. Arrivati in loggione, dopo tutte queste discussioni e riflessioni con gli amici, che devo dire: mi è “partito l’embolo”. Io per natura sarei piuttosto riservata ma lì al buio ho pensato “Adesso o mai più”, così ho gridato, con quanta voce avevo in corpo “Salvate Sant’Agata”!».
Subito l’hanno seguita i tanti piacentini che assistevano alla prima dal loggione e, assieme a loro, nell’urlo applaudito dal pubblico scaligero, c’era anche Leone Facoetti e i tanti appassionati verdiani presenti. Niente boicottaggio, dunque, come lo stesso Facoetti ha detto: «Il grido di tutto il loggione, “Salvate Sant’Agata” è la risposta più bella alla campagna che ho lanciato, per coinvolgere più gente possibile in questa iniziativa, perché si sta trascurando un bene immenso. Villa Verdi è in abbandono ormai da oltre due anni e il rischio che subisca danni irreparabili è concreto più che mai. Certo che la “sparata” sul boicottaggio della prima verdiana al teatro “Alla Scala” era solo una boutade, ma non escludiamo di coinvolgere grandi musicisti e personaggi eminenti della cultura per tutelare la villa che noi consideriamo, nei fatti, un monumento nazionale».
Peccato, però, che Villa Sant’Agata non sia mai stata dichiarata «Monumento nazionale», nonostante ripetute proposte parlamentari, sostenute da tempo anche dall’onorevole Carlo Giovanardi. Nel frattempo, dopo l’avvicendamento al dicastero della Cultura, come rimarcano i legali degli eredi Carrara Verdi: «Nonostante il cambio del ministro la procedura di pubblica utilità che vorrebbe portare all’esproprio prosegue e, con essa, il problema del costante degrado della villa e di tutto ciò che contiene» e, così, dopo il grido «Salvate Sant’Agata» che ha scosso la Scala, anche Leone Facoetti promette, assieme ai tanti che hanno raccolto il suo appello su Facebook e si sono ritrovati nel loggione alla prima verdiana, di tenere i riflettori ben accesi. Intanto Claudia Minoja, con il suo grido da cuore, ha portato sotto riflettori nazionali la questione. Andando indietro con la memoria, l'anno scorso, il loggionista milanese Marco Vizzardelli venne identificato dalla polizia per aver gridato, sempre alla prima, «Viva l'Italia antifascista» ma rimediò poi un'ondata di solidarietà popolare.
Egidio Bandini
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