Lo scoppio di Casalbaroncolo
Il padre, non l'ha ancora incontrato. Ma ha visto quel che resta del casolare e stenta a credere che dal grande squarcio e dal mucchio di macerie qualcuno possa essere uscito vivo. Serve a ben poco rassicurare Youssuf (il nome è di fantasia) sulle condizioni del genitore. Lui risponde poco più che a monosillabi, gli occhi impauriti fissi alla porta tra gli ambulatori del Pronto soccorso e la sala dell'accettazione dove siede da oltre un'ora. Il papà, per raggiungere il quale è partito dalla Costa d'Avorio quindicenne nel 2019, è oltre quei vetri, sottoposto agli accertamenti del caso.
«Non ero a casa quando è avvenuto lo scoppio - racconta Youssuf -. Avevo accompagnato mio fratello a Corcagnano. Al rientro, ho trovato chiusa strada del Traglione». Poco dopo, ha scorto le lucciole dei mezzi di soccorso. «E subito ho pensato a papà. Ero certo che gli fosse capitato qualcosa di brutto». Sì, ma poteva andare peggio, commenta un amico vicino: dobbiamo ringraziare Dio.
Al peggio, Youssuf smetterà di pensare solo dopo aver abbracciato il padre, tra una visita e l'altra, e avergli sentito dire che oui, ça va. «Ha una benda sulla testa: il crollo lo ha fatto precipitare dal primo piano al piano terra, ma non l'ha intrappolato tra le macerie». Tanto che sia il padre di Youssuf che il 28enne maliano ora ricoverato al Centro grandi ustioni si sono subito dati da fare per estrarre il 25enne ivoriano loro coinquilino sepolto da un intrico di mattoni e travi mentre stava facendo la doccia. Solo all'arrivo dei vigili del fuoco ai due è stato spiegato in quali condizioni si trovassero: il primo ferito alla testa, l'altro ustionato al braccio sinistro e al volto. «”Sei tu che hai bisogno di essere soccorso” si è sentito dire - racconta un 19enne cugino di Youssuf -. E poi con le nude mani si poteva fare ben poco».
In Italia da dieci mesi, studente impegnato a imparare soprattutto l'italiano, mentre culla il sogno di diventare calciatore, il ragazzo era in camera, nell'abitazione ricavata nella parte posteriore del casolare, quando è avvenuta l'esplosione. Lui era sveglio, mentre il padre, reduce dal turno di notte in un'azienda di logistica, si era addormentato da non molto. «C'è stato come lo scoppio di una bomba e tutto ha tremato. Sono saltato giù dal letto con un tuffo al cuore» racconta l'uomo. Il tempo di rivestirsi, e anche lui è corso fuori. Poco dopo, l'elicottero inviato dalla centrale operativa del 118 atterrava a pochi metri di distanza. «I soccorsi sono stati tempestivi» sottolinea, prima di avviarsi verso il Centro grandi ustioni, al quarto piano del Monoblocco, dove si trova il 28enne, colui che è uscito più malconcio dall'esplosione. «Parla a fatica, ma parla» riferirà l'uomo, dopo una breve visita al suo capezzale.
Sollievo per lo scampato pericolo e preoccupazione si mescolano negli sguardi degli scampati allo scoppio. «Le nostre famiglie in Costa d'Avorio non sanno nulla. Meglio così» mormora Youssuf, che oltre ai vestiti con i quali era uscito diretto a Corcagnano non ha niente. «Troppo rischioso andare a recuperare qualcosa». Ma il primo dei pensieri è legato alla questione tempo. Un letto ai quattro sfollati è stato subito trovato dalla Protezione civile del Comune nella villetta al 19 di via Buffolara. «Ma apre alle 20 e si deve uscire alle 8». Orari idonei per chi non fa nulla o lavora di giorno. Qui, invece, si parla di uno studente 19enne (in tempo di vacanze natalizie) e di gente che il pane spesso se lo guadagna con i turni di notte, e quindi deve riposare di giorno, quando invece il dormitorio è chiuso. «Noi l'affitto l'abbiamo sempre pagato - sottolineano i quattro -. Vorremmo trovare al più presto un'altra casa, ma quanto sia difficile, specie per gente come noi, lo sanno tutti». Per certi miracoli basta la buona volontà dell'uomo.
Roberto Longoni
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata