qualità dell'aria
Caldaie e camini accesi tutto il giorno, auto che scorrazzano per le vie della città (anche se in questi giorni il traffico è calato) e poi un meteo che non aiuta. In più, ci sono anche il fumo e le polveri - oltre che il rumore - provocato dai petardi scoppiati a Capodanno. Gli ingredienti ci sono tutti e il risultato è che in tutta la Pianura padana si respira un'aria pessima e anche a Parma la situazione è da «bollino rosso»: dal primo dell'anno a sabato (ultimo dato disponibile sul sito di Arpae Emilia-Romagna) i valori delle polveri sottili (Pm10) sono sopra i limiti di legge. Il picco, pari a 92 microgrammi per metro cubo, è stato misurato il 1° e il 2 gennaio.
Questa impennata, registrata in tutte le città della regione, da Piacenza a Rimini, è colpa dei botti? Per Arpae e per il Comune il picco del livello di Pm10 dipende da più fattori: traffico, riscaldamenti accesi e condizioni meteo sfavorevoli. L'inquinamento provocato dai petardi, sostengono Eriberto de' Munari, direttore tecnico di Arpae, e Gianluca Borghi, assessore all'Ambiente, è quel fattore in più che va ad aggiungersi ad un'aria che, purtroppo, è già «malata».
«I botti, nel momento in cui creano una combustione, inquinano mettendo nell'atmosfera ossidi di azoto, polveri sottili, monossido di carbonio e anidride carbonica - afferma de' Munari -. Quando vengono scoppiati, e nel punto in cui avviene lo scoppio, l'inquinamento è sicuramente maggiore che altrove. A livello atmosferico però il loro contributo è ridotto rispetto a quello di altre fonti di inquinamento, come il traffico e il riscaldamento domestico».
Di sicuro, le nuvole di fumo dei botti sparati la notte di San Silvestro non sono un balsamo per i polmoni. «Viste le condizioni meteo sfavorevoli della Pianura padana, è bene ridurre tutte le fonti di inquinamento. Purtroppo il cambiamento climatico non ci aiuterà. Le piogge concentrate in poche ore non riusciranno a lavare l'atmosfera».
Se il meteo gioca contro la qualità dell'aria, amministrazioni pubbliche e cittadini sono obbligati a fare la loro parte. «Stiamo operando con scelte coordinate a livello regionale di divieti di circolazione delle auto più inquinanti, oltre a tutto ciò che, in positivo, stiamo facendo per Tpl (trasporto pubblico locale, ndr) e mobilità sostenibile e, come detto, con molte azioni di produzione di energia da rinnovabili ed efficientamento degli immobili contenute nel Contratto climatico», spiega l'assessore Borghi, prima di ricordare che molto è già stato fatto per ridurre le fonti di inquinamento.
«Le misure messe in campo delle amministrazioni centrali, regionali e locali negli ultimi anni hanno prodotto una riduzione importante delle emissioni. Se guardiamo ai parametri di riferimento e ai limiti attuali, possiamo dire che molti parametri sono rientrati progressivamente nei limiti di legge (benzene, ossidi di azoto, media annua del Pm10) - fa notare l'assessore - mentre rimane il problema del numero di superamenti del Pm10 dei 50 microgrammi/metro cubo che non può avvenire per non più di 35 volte in un anno. Tuttavia anche per quest’ultimo parametro il trend storico è in progressiva riduzione e per la città di Parma si osserva nel 2021 e nel 2022 il rientro nel limite di una centralina su 2 e nel 2023 e 2024 il rientro al di sotto del limite per entrambe le centraline».
Borghi ricorda che la nuova direttiva europea 2024/2881 imporrà limiti più stringenti, soprattutto per il Pm2,5, per questo Parma, e le altre città del bacino padano, dovranno «considerare prioritaria la lotta all'inquinamento atmosferico», a partire dalle limitazioni per gli «autoveicoli più inquinanti».
A tal proposito, resta in vigore fino a martedì compreso il divieto di circolazione, dalle 8.30 alle 18.30 dentro l'area delle tangenziali, delle auto più inquinanti, compresi i veicoli diesel Euro 5.
Pierluigi Dallapina
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