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MORENO BELLETTI

«Ciao Moro, atleta straordinario, pilastro per i giovani sportivi»

«Ciao Moro, atleta straordinario, pilastro per i giovani sportivi»

di Anna Pinazzi

14 Gennaio 2025, 03:01

La tenacia tipica dello sportivo. Insieme a un'umanità «capace di fare sentire ogni atleta un campione». Capace di fare sognare.

Oltre lo sport, oltre il campo, oltre la fatica, oltre le soddisfazioni: «Il Moro mancherà a tutti». Moreno Belletti, atleta e allenatore di atletica parmigiano è scomparso ieri mattina a 54 anni. Lascia la moglie Katia e i figli Mattia e Gloria, insieme a una schiera infinita di amici, colleghi, giovani sportivi che ha seguito negli ultimi anni, fianco a fianco.

A partire dal Cus Parma, che in Moreno ha trovato «un pilastro, un maestro, una figura insostituibile», come ha ricordato il presidente, Iacopo Tadonio. Per «Il Moro», il Cus era una seconda casa. Il suo, più che un lavoro, era davvero una missione. «Il Cus ha perso non solo un collaboratore insostituibile, ma un caro amico - aggiunge Tadonio -. Era attivissimo in tante sezioni dell'atletica del Cus. Una persona unica, che ha sempre regalato un sorriso». Un faro anche per le giovani generazioni di atleti, in cui Belletti si rivedeva. A loro dedicava gran parte del suo tempo, con tutta la passione di chi nello sport vede molto di più. Magari la possibilità di credere in se stessi. Essere se stessi. «Per i giovani atleti è stato ed è un punto di riferimento straordinario - aggiunge il presidente del Cus Parma -. Un educatore oltre che un allenatore: sapeva che lo sport era fondamentale nella vita. Uno strumento indispensabile per affrontare qualunque avversità».

«Il Moro» è stato un orgoglio nazionale nel mondo dell'atletica e in particolare del giavellotto: aveva indossato due volte la maglia azzurra, una in Coppa Europa nel 1994, e l’altra in un triangolare nel 1993. Il 1994, anno d'oro. L'anno in cui Moreno aveva raggiunto il primato personale di 75.50 realizzato a Pesaro. Ha gareggiato fino al 2016, ottenendo anche il record italiano M40 con il giavellotto da 800 con 64.90, vincendo anche l’argento ai mondiali master di Riccione del 2007 quando era M35.

Un percorso di «fatica e soddisfazioni». Lo sa bene Renato Conte, il suo allenatore, che lo aveva avvicinato all'atletica («tutto è partito nella palestra della scuola media Newton») e che lo aveva portato in giro per il mondo tra gare e sogni da realizzare. Si puntava in alto con «Il Moro», fino «alle Olimpiadi di Atlanta, ci abbiamo provato, per un attimo anche creduto», confida commosso Conte. Uno su mille, come Moreno. Lo ha capito subito Renato, sin da quei primi momenti nella palestra della scuola media: «Era il più veloce di tutti». Sono cresciuti insieme: «Non abbiamo molti anni di differenza, quindi se subito io ero l'allenatore, presto sono diventato un amico». Che fino all'ultimo, due giorni fa, gli ha parlato. Lo ha salutato in quel letto di ospedale, mentre lottava contro la malattia.

Davanti alla sofferenza, la mente corre verso il passato. Alle sfide grandiose, a quel ragazzo che «già a 16 anni lavorava e, stanco, correva in pista per allenarsi». A quella divisa delle Fiamme azzurre, per cui Belletti ha lavorato fino a pochi anni fa. Lo sport scritto nel dna. «Ci siamo incrociati per la prima volta negli anni '80, gli anni migliori, ci siamo allenati insieme: - afferma Michele Ventura, direttore strategico del Cus Parma -. Abbiamo seguito strade sportive parallele, ma sempre insieme». Per chi vuole salutare Moreno Belletti può farlo oggi dalle 13 alle 19.30 alle Piccole Figlie. Il rosario si svolgerà stasera alle 18 nella chiesa di San Lazzaro (lungo via Emilia Est). Lo ricordano tutti così, «sempre con un sorriso e una parola buona», con quell'entusiasmo tipico del campione. Del vero campione. Oltre lo sport.

Anna Pinazzi

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