I DATI DELLA REGIONE
La provincia di Parma raggiunge un buon livello di raccolta differenziata e gestione rifiuti anche se, a voler cercare il pelo nell’uovo, ci sono pochi punti raccolta rispetto alle province di Reggio Emilia e Modena, meno estese rispetto alla nostra.
Il report 2024, emesso da Regione Emilia-Romagna e Arpae, sulla gestione dei rifiuti in Emilia Romagna esprime, per estrema sintesi, quel giudizio oltre ad analizzare ogni tipo di cambiamento.
L’aumento registrato nel 2023 nella produzione dei rifiuti è del 1,8% che ha raggiunto quota 2,8 milioni di tonnellate prodotte per 4,4 milioni di abitanti, attestando così una produzione procapite a 639 chilogrammi per abitante, ogni anno. La raccolta differenziata raggiunge il 77,2% della produzione con un incremento del 3,2%, superando l’obiettivo prefissato del 65%.
La provincia di Parma nel 2023 ha prodotto 271.473 tonnellate di rifiuti urbani su una popolazione di 458.924 persone, con una media quindi di 592 chilogrammi per abitante, ben al di sotto della media regionale. La raccolta differenziata raggiunge il 79,6% ma non siamo la provincia migliore in regione: fanno meglio di Parma sia Forlì-Cesena che Reggio Emilia (83,3%).
I comuni dalla Bassa alla pedemontana raggiungono le quote più alte a eccezione di Torrile, Soragna, Noceto e Salsomaggiore che registrano fra il 65% e l’80% di raccolta differenziata. Via via che si sale in Appennino la percentuale diminuisce a eccezione di Berceto, Calestano e Tizzano che ottengono comunque buoni risultati.
Carta e cartone è la frazione più raccolta con 40.800 tonnellate a cui seguono verde, umido, vetro, legno, plastica, materiale ingombranti, rifiuti da demolizioni, da spazzamento strade, metalli, rifiuti elettronici e, infine, i tessili. Il compostaggio domestico, unito a quello di comunità, ammonta a 2360 tonnellate.
Una notizia che fa saltare sulla sedia è che la raccolta porta a porta contribuisce solo per il 24% mentre i centri raccolta raggiungono il 27% e i contenitori stradali (anche le isole automatizzate) contribuiscono per il 31% dell’intera raccolta.
Il punto nevralgico è, invece, il numero dei punti di raccolta in cui conferiscono oli minerali, oli vegetali, pneumatici, rifiuti da demolizione, rifiuti elettronici, batterie, ingombranti, verde, toner e altri ritenuti pericolosi. Nella provincia di Parma sono 50, Piacenza ne ha 52, Modena 56 e Reggio Emilia 66 tenendo conto che Parma copre circa 3500 chilometri quadrati, Piacenza 2500, Modena 2600 e 2300 Reggio Emilia 2300.In generale il materiale più riciclato è il legno (91%), utilizzato per cippato, pellet, segatura e altri materiali del settore arredamento e costruzioni. Seguono vetro, elettronici, verce, darta e cartone, inerti da spazzamento, umido, metalli. Chiudono la classifica plastica (25%) e tessili (16%) determinando una percentuale di riciclo finale (non di riuso) del 59% sulla quantità prodotta.Di fatto la plastica ha un’ulteriore quota di recuperabile che non è possibile raccogliere nel modo corretto come imballaggi o sue parti che non possono essere separati così facilmente. Il premio come comune più virtuoso in regione, rispetto al rifiuto indifferenziato, va a San Prospero in provincia di Modena che produce solo 35 chilogrammi pro capite, il migliore della provincia di Parma (fra i 20 punti di rilevamento) è invece Sorbolo Mezzani con 62,6 chilogrammi mentre il peggiore è Fornovo con 120,2 chilogrammi procapite all’anno.Ultima nota: la provincia di Parma ottiene un ottimo risultato economico spendendo il 13% in meno, a parità di servizio, rispetto alla media regionale, per un costo annuale di 83,6 milioni di euro ovvero 188 euro a testa.
Silvio Marvisi
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