Bonus bollette 2022
Centinaia di pensionati allarmati e preoccupati si stanno rivolgendo ai Caf cittadini in questi giorni. Perché? Una lettera «da batticuore» dell'Inps che comunica loro di restituire una certa «somma non dovuta ricevuta come bonus indennità». Si tratta del bonus bollette che era stato erogato nel 2022, durante la pandemia. Nulla, nella missiva, è specificato: né la somma effettiva da restituire, né le modalità. Viene però richiesto di «accedere ai documenti online», per saperne di più. Come? Ecco, poco più in basso nella pagina, un Qr code da inquadrare con lo smartphone. Un «passaggio» diretto per un sistema - «Send» - a cui è possibile accedere con Spid o Carta d'identità elettronica. Un vero e proprio caos per chi, con la tecnologia, non ha dimestichezza. Nella lettera viene poi specificato che, chi non riesce ad accedere alla documentazione può rivolgersi ai Caf del territorio (pagando la prestazione).
Caf presi d'assalto
Tra mille dubbi e tanta preoccupazione, quindi, centinaia e centinaia di pensionati si stanno rivolgendo ai Caf per ricevere supporto. Solo alla Spi-Cgil del quartiere Montanara sono arrivate «oltre 100 richieste». Numeri ancora maggiori nei Caf Cisl del territorio: «Parma ha registrato una vera impennata - fa sapere Mario Mastrorilli, responsabile fiscale e territoriale di Parma e Piacenza dei Caf Cisl -. Un aumento di richiesta tale per cui, per il momento, abbiamo le agende sature con oltre trecento persone che si rivolgono a noi per risolvere la questione».
Le file si moltiplicano davanti agli uffici. Oltre all'incognita dovuta alla «fumosità» della comunicazione, c'è anche tanta rabbia. Si chiedono tutti il perché di questa richiesta: «Mi hanno dato i soldi, senza che li richiedessi, e adesso li devo restituire?», è lo sfogo più frequente. Quindi, esattamente, che cosa è successo?
Il bonus
Il Governo, per venire incontro ai pensionati e alle famiglie a fronte dell’alto costo dell’energia, aveva introdotto quasi tre anni fa i bonus bollette da 200 e 150 euro. Questi bonus erano destinati a pensionati con redditi sotto una certa soglia: 35mila euro per il bonus da 200 euro e 20mila euro per quello da 150 euro. Tuttavia, alcuni pensionati hanno ottenuto questi aiuti in modo errato. Così l’Inps ha avviato una serie di controlli per verificare chi avesse ricevuto il bonus in modo corretto, basandosi sulle dichiarazioni dei redditi del 2021. La verifica, iniziata a dicembre 2024, ha evidenziato che alcuni beneficiari non avevano diritto a queste indennità. In questi casi, l’Istituto ha inviato una lettera agli interessati. Come bisognerà restituirli? Dal mese di giugno 2025, chi è risultato «indebito destinatario» del Bonus avrà delle trattenute mensili di massimo 50 euro sulla pensione fino a coprire l’importo da restituire.
«Il problema è legato al fatto che l'Inps - mette in chiaro Matteo Dall'Aglio, responsabile del patronato Inas Cisl di Parma - abbia concesso i bonus basandosi sui dati che aveva in quel momento: la normativa specificava che l'Istituto lo avrebbe fatto in maniera presuntiva, per cui la procedura è corretta». Tutto, però, «è stato complicato con la procedura stessa - aggiunge Dall'Aglio -, che è molto macchinosa e complicata per chi non è pratico». In più «il messaggio della lettera - fa notare - è molto criptico e poco chiaro». Una modalità online del tutto sperimentale: in tutta Italia, infatti, solo a Parma, Bari e Taranto è prevista questa innovativa fruizione del servizio.
«Situazione critica»
La situazione per Nadia Ferrari, segretaria del sindacato provinciale dei pensionati Cgil Parma, «è critica». Centinaia le richieste d'aiuto arrivate anche al sindacato dei pensionati. «Capiamo che la richiesta dell'Inps sia corretta e che a queste modalità innovative non possiamo sottrarci - riflette la segretaria -, ma quello che contestiamo è la scelta di partire proprio da una categoria che subisce il divario digitale». Insomma, sperimentare questo nuovo metodo di comunicazione partendo proprio da quelle fasce d'età «per cui la tecnologia può diventare un problema», non sembra «una scelta azzeccata». Inoltre, «non è arrivata alcuna informazione o avviso che potesse preparare gli utenti, i Caf e i sindacati», fa notare Ferrari. Infine, una richiesta: «È necessario che l'Inps si ricordi sempre con chi ha a che fare - sottolinea Ferrari -: con le persone».
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forse un razzo segnalatore?
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