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Piazzale Dalla Chiesa

Quel cantiere senza fine che uccide i negozi e crea degrado

Quel cantiere senza fine che uccide i negozi e crea degrado

di Luca Pelagatti

30 Gennaio 2025, 03:01

La scritta sul cartello del ciclopico cantiere affacciato su piazzale Dalla Chiesa è inequivocabile: «Ultimazione lavori 31/12/2023».

Peccato che da allora siano trascorsi 396 giorni e che la data - quella reale, non quella sperata - della fine dell'intervento resti una vaga ipotesi.

«Certo, prima o poi finiranno. Ma se aspettano ancora un po' noi non ci saremo più». A dirlo è il gestore del bar all'incrocio della piazza con viale Bottego ma le stesse frasi le potrebbero dire anche tutti gli altri: il titolare della «superette», la padrona del centro per gli apparecchi acustici, il kebabaro. Ovvero gli stessi che dal giugno 2023 convivono, loro malgrado, con quella gigantesca impalcatura. «Quella resta lì: per noi invece è sempre più dura tirare avanti. E rischiamo di fallire».

Per capire questa storia occorre fare un passo indietro e fermarsi di fronte alla stazione: qui si innalza un megacondominio da dieci piani che è interessato dai lavori del superbonus, lo strumento pensato per fare ripartire l'economia e rendere più efficienti le case. Detto così pare cosa buona e giusta: ma a parlare con la gente che qui abita, e soprattutto lavora, si scopre che di bello c'è ben poco. Sì, perché i tempi dei lavori, pare per una serie di ritardi operativi e grane legate ai ripensamenti dei governi, si sono dilatati. Se ci aggiungete che la zona della stazione da tempo vive una perenne emergenza, è facile capire che il problema è lievitato in catastrofe.

«Il porticato sotto il condominio per colpa delle impalcature è diventato una specie di canyon buio e quindi mal frequentato. Noi siamo un bar che vive di passaggio. E il fatturato per questo si sta azzerando», spiega il titolare del caffè a cui fanno eco altri commercianti. «Qui dopo il tramonto è buio pesto. E i clienti non si sentono sicuri», prosegue la titolare del centro medicale. E poi un altro esercente che allarga le braccia: «Abbiamo sempre pagato regolarmente per i lavori. Ma non incassiamo più».

Bofonchi di commercianti? Pare di no: perché anche chi qui non fattura ma risiede racconta più o meno la stessa storia. «Di notte questo spazio diventa un dormitorio, qui si riparano tossici e disperati», confermano anche alcuni abitanti. Mentre un altro barista, fortunosamente appena fuori dall'assedio delle reti, rincara: «Noi apriamo la mattina presto. E quello che troviamo davanti al locale è davvero preoccupante».

Una descrizione che trova facili conferme: anche in un giorno di pioggia pochissimi scelgono la comoda protezione del porticato. Meglio allungare la strada, preferibile bagnarsi al centro della piazza piuttosto che affrontare il cantiere senza fine. Anche se, proprio in queste ore, le impalcature più invasive sul lato di viale Bottego sarebbero in via di smontaggio. «Vero, ma dall'altro lato ne installeranno altre. E pare che dovranno rimanere almeno 75 giorni», lamenta un commerciante che, come tutti, chiede una cosa: «Quando potremo tornare a vivere normalmente?».

La risposta, per ora, non c'è: e anche l'amministratore interpellato in proposito spiega che tutto quello che era possibile fare per accelerare i tempi è stato fatto. «E naturalmente si tratta dell'interesse di tutti tenendo conto che ci sono stati problemi a fronte di un intervento davvero molto complesso». Non resta che rassegnarsi quindi? Non dovrebbe essere così ma se i tempi tecnici per il rifacimento della facciata non si possono comprimere restano altri interventi assai fattibili. «Una maggiore presenza di controlli sarebbe fondamentale - spiega qualcuno. - I militari sono stanziali davanti alla stazione ma non bastano. Occorrerebbe un presidio dinamico anche perché i disperati che qui intorno ciondolano entrano anche nei condomini: si appostano sotto il portico e appena una porta è aperta si infilano dentro». Presenze inquietanti che creano allarme e che, problema secondario ma non troppo, rendono la via d'accesso alla città una porta di certo poco accogliente.

«Qui passa tanta gente e c'era lavoro per tutti - conclude uno dei commercianti. - Ora con questa situazione invece ci sono difficoltà e basta. La nostra speranza è che tutti coloro che possono dare una mano si impegnino per accelerare la fine dei lavori e fare tornare la situazione alla normalità. Il rischio altrimenti è che quando le impalcature saranno tolte la piazza sia vuota, devastata. E il vuoto, si sa, quasi sempre finisce per riempirsi di problemi».

Luca Pelagatti

© Riproduzione riservata

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