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Il racconto della domenica

Ritorno a Via dell'angelo

Il racconto della domenica

Il racconto della domenica

di Monica Borettini

09 Febbraio 2025, 10:22

Il viaggio era stato lungo anche se non troppo faticoso. Un percorso di 1400 km in auto pur se inframmezzato da soste più o meno piacevoli era impegnativo anche per Tancredi, alto funzionario della più rigorosa burocrazia europea, avvezzo a frequenti spostamenti per convegni e riunioni. Diretto con la moglie verso uno splendido paesino ligure in cui sua madre viveva in solitudine nella grande casa di famiglia, aveva optato per il viaggio in auto per godersi appieno il mese di vacanza in Italia.

Audry preferiva l'aereo. Aveva iniziato a sbuffare appena dopo aver visto il cartello “Strasburgo” e giocoforza Tancredi aveva concesso una sosta alla moglie. “ “Passiamo di qua e non andiamo a trovare Sophie?” Aveva chiesto speranzosa. “Ok chiamala, ma ricorda che non voglio passare la giornata a casa sua. I suoi eventi mi annoiano e lei pure”. “Uffa,” aveva aggiunto Audry mentre chattava con l'amica. Tancredi pensava al Golfo dei Poeti e per un attimo dimenticò percentuali e cruscotti statistici in favore delle bellezze in cui si sarebbe tuffato con grande piacere. Non era interessato ai tanti intellettuali che in passato avevano onorato Bocca di Magra decantandone le immense bellezze, era innamorato della serenità incontaminata e tranquilla che ogni volta puntualmente vi ritrovava. E poi c'era la mamma che non vedeva da tempo ed anche se lo aveva seccato con richieste di denaro per sistemare la casa, era sempre un bel tornare. Avrebbe incontrato alcuni vecchi amici da riposato e sorridente. Il programma pur nella sua semplicità lo allettava.

Costeggiando la riva del Magra con le sue acque placide solcate da imbarcazioni di ogni tipo riassaporava la sua fanciullezza e la voce di suo padre uscito di scena troppo presto. Audry sembrava finalmente felice e si infervorava guardando il mare luccicante di sole: non faremo vita mondana ma pazienza! Voglio abbronzarmi e fare un sacco di bagni!! Gli uccelli si facevano sentire tra le chiome dei lecci e dei pini marittimi e l'aria profumava di salmastro, giunti che furono davanti alla vecchia villa. Tancredi era sceso dall'imponente Suv ed aveva aperto il cancello spostando le due barriere mentre Audry brontolava: “Nemmeno il cancello automatico, siamo nel medioevo”. Fu in quel momento che egli notò il cartello con la scritta “Vendesi”. Avvertì una fitta sorda nel petto come di pietre incandescenti. Guardò il parco: gli alberi più maestosi avevano molti rami secchi e la corteccia che si staccava.A sinistra il boschetto di cornioli, preda di un'incuria agonizzante era in totale confusione ma nel prato i cespugli delle rose bianche erano meravigliosi. Preceduta dai due border collie festanti, Argo e Galileo, sua madre gli venne incontro. Sembrava così piccola. Smagrita e invecchiata dall'ultima sua visita. Piagnucolò: “Mi dispiace Tancredi te lo avrei detto ma non trovavo le parole”, disse mentre si abbracciavano. Audry non interpellata volle dire la sua: “Vorrà dire che ne comprerete una più piccola e più servita. Qua il tetto è da rifare. I pavimenti e i bagni pure. Il giardino cade a pezzi, non vale la pena sciupare così tanto denaro per far fronte a questo disfacimento”. L'unico a non parlare fu Tancredi. Preso com'era dal suo lavoro e dalla vita mondana a Bruxelles aveva dimenticato che mamma Luisa, ultraottantenne sopravviveva con una pensione non ricca. Era stato brusco quando al telefono Luisa si lamentava delle troppe spese? L'aveva ascoltata o aveva finto? Cosa avrebbe potuto fare per evitare che la sua infanzia stesa al sole ad asciugare fosse svenduta al miglior prenditore? Se solo sua sorella Mila fosse stata ancora lì forse si sarebbe potuto trovare una soluzione. Ma lui era solo. L'unico a portare quel fardello che lo costringeva a prendere una decisione. L'indomani si sarebbero presentati due acquirenti: l'agenzia si era raccomandata di accondiscenderli. Qualsiasi richiesta di abbassare quel prezzo troppo alto andava accolta. Avevano fretta di incassare la loro percentuale.

Audry andava tenuta in disparte. Niente la legava a quella casa. Non poteva capire che venderla sarebbe stata la morte di Luisa. Era questo che voleva? Possibile che potesse dimenticare le colazioni e i pranzi che sua madre allestiva nelle domeniche oziose in cui tutta la famiglia si riuniva nel grande tavolo del giardino? Suo padre operoso come pochi aveva realizzato il gazebo in ferro battuto tutto bianco in mezzo alla fioritura e quel sentiero di sassolini di marmo che lo collegava alla porta di entrata e che veniva pettinato ogni giorno per mantenerne il rigore geometrico era di una perfezione folgorante. E le orde di amici che rimanevano a dormire affascinati dalla casa di via

dell'Angelo? Gli abbracci, le risate, la caccia al tesoro che suo padre organizzava tutte le estati, i primi baci. Quei turbamenti, giovanili, ingenui che non si possono archiviare tra feste mondane, abiti firmati e champagne. Improvvisamente tornare a casa con quell'amarezza era diventato il modo per rivalutare il bene avuto in sorte nonostante gli schiaffi del destino. Nonostante la vita gli avesse rubato prima Mila, la sorella teneramente amata poi suo padre con la stessa odiosa malattia: un mostro che mangia le ossa senza mai saziarsi. Tancredi guardò sopra la scalinata marmorea, fissò i quadri con i dipinti dei nonni che avevano costruito quella casa con enormi sacrifici e si chiese quali fossero i suoi meriti per aver ricevuto tanto. Come si poteva annientare quell'amore indistruttibile? Cercò sua madre. La trovò china su un lavoro di ricamo ricco di trine d'altri tempi. L'abbracciò forte, molto più forte di quando era arrivato con l'altezzosa moglie. Le lacrime solcarono il viso di entrambi.

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