Impresa
«Chi più in alto sale, più lontano vede, chi più lontano vede, più a lungo sogna». Come non ricordare Walter Bonatti, per questa nuova avventura di un gruppo di parmigiani che mantengono vivo lo spirito, il sacrificio e l'amore per la montagna. Un lungo respiro e la sensazione dell'infinito. La stessa che ha accompagnato in questo weekend sul monte Olimpo in Grecia la spedizione di Cesare Salvi, Alberto Salvi, Luciano Salvi, Cesare Giunipero, Edoardo Giunipero, Andrea Micheli, Enrico Micheli, Alberto Carrara, Francesco Costella, Alberto Costella, Guido Bormioli, Giovanni Pietro Bormioli, Pietro Fornari, Rocco Fornari, Andrea Dalla Valle e Luca Serafini.
«Ci sono imprese - hanno scritto gli «Argonauti», così si sono definiti - che sfidano il destino, e quella compiuta da un gruppo di sci alpinisti di Parma rientra tra queste. Partiti alla conquista del monte Olimpo, si sono trovati a dover affrontare un inferno bianco di -20 gradi e raffiche di vento a 40 nodi. Nella mitologia greca, la vetta del monte, era considerata la casa degli dei olimpi ed era dunque ritenuto impossibile raggiungerla senza il permesso degli dei stessi. Oggi, il permesso di accesso viene concesso dai militari ellenici». Perché «le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono» con regole e rischi, proprio come è accaduto ai nostri «Argonauti»: «Siamo partiti venerdì mattina in direzione Atene - spiega Luciano Salvi -. Poi da Atene abbiamo preso il furgone e in 4 ore siamo arrivati a Litochoro. Da lì a Keoax, che è una base militare greca». Una salita con le pelli di 4 ore e mezza sul monte Olimpo: «Sono 1.200 metri di dislivello, con freddo e vento forte - continua Luciano Salvi -: in vetta, le raffiche arrivavano a quasi 70 chilometri orari. Ci sono diverse cime e noi siamo saliti sulla Skolio, a 2.910 metri di altezza». Nella fatica, lo spirito di squadra, cantando la canzone sanremese di Lucio Corsi «Volevo essere un duro»: «Dal campo base siamo partiti alle 8,45 di sabato e siamo arrivati alle 13,15 alla vetta - sottolinea con soddisfazione Luciano Salvi -. Eravamo in 16, 15 parmigiani e un amico di Pesaro simpaticamente adottato. La difficoltà iniziale è stata la visibilità, perché eravamo dentro alle nuvole, per cui il problema era seguire la traccia corretta. Usciti dalle nuvole, il sole ci ha accolto, ma è iniziato il vento: stavamo salendo sul traverso esposto a Nord. Finalmente, arrivati in cima, abbiamo scattato la foto di rito, poi ci siamo riparati in un bivacco: una vecchia stazione meteorologica in disuso. Ripreso fiato, siamo scesi in fuori pista, con gli sci fino al campo». Per chiedere i permessi, la spedizione ha avuto l'appoggio di una guida greca. E alla sera, tornati a Litochoro si sono riuniti per la cena celebrativa.
Gli Argonauti ogni anno organizzano una spedizione. Nel 2023 sul Kilimangiaro in Tanzania, nel 2024 nel trekking in Sardegna «Selvaggio blu», sulla costa orientale, e ancora prima il Monte Rosa, il Gran Paradiso. Questa volta la sfida è stata sulla montagna degli dei, dove ora sventolano anche i colori della nostra Parma.
Mara Varoli
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