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La prima al Regio

Successo bis per «Il barbiere di Siviglia»

Successo bis per «Il barbiere di Siviglia»

di Lucia Brighenti

02 Marzo 2025, 09:52

12 gennaio 2024-1 marzo 2025: poco più di un anno passato dalla serata festosa con cui «Il barbiere di Siviglia» per la regia di Pier Luigi Pizzi era stato accolto una prima volta al Teatro Regio di Parma, e il successo è stato bissato. La prima del secondo titolo della Stagione lirica 2025 andato in scena ieri sera è stato infatti salutato non solo da un grande, scrosciante, applauso finale ma da battimani a scena aperta, indirizzati con particolare calore a Carlo Lepore, un Don Bartolo che svettava per esperienza, musicalità, e presenza scenica sul resto cast, sostanzialmente tutto rinnovato rispetto all’anno passato. Unica presenza riconfermata quella di Maria Kataeva che ha replicato una performance sostanzialmente simile a se stessa, dando vita a una Rosina spigliata e indugiando un poco nel far mostra del proprio, indubbio, virtuosismo.

George Petrou sul podio dell’Orchestra Senzaspine ha dato un’impronta asciutta ed elettrica all’opera, assumendosi qualche rischio nell’incalzare i tempi, scelta che, se in pochi casi ha comportato qualche piccolo sfasamento, nel complesso ha fatto funzionare bene la macchina restituendo lo spirito vivace di quest’opera con il suo risvolto un po’ straniante. Se l’è cavata bene il giovane Matteo Mancini, che ha sostituito l’indisposto Davide Luciano nel ruolo di Figaro: centrato dal punto di vista vocale, Mancini può forse acquistare qualcosa in disinvoltura nel muoversi in scena, ma si è comunque andato sciogliendo nel corso della serata. Un po’ generica l’interpretazione del Conte d’Almaviva di Ruzil Gatin, mentre nel complesso è stato funzionale l’apporto del resto del cast: Grigory Shkarupa (Don Basilio), Gianluca Failla (Fiorello / Un ufficiale), Licia Piermatteo (Berta), Armando De Ceccon (Ambrogio). Prezioso il contributo del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.

Ormai un classico, nato nel 2018 per il Rossini Opera Festival di Pesaro, «Il barbiere di Siviglia» di cui Pizzi firma regia, scene e costumi è dipinto per lo più in bianco e nero ma evoca i colori della Spagna attraverso le luci di Andrea Borelli (da un’idea di Massimo Gasparon). I pochi elementi scenici sono di volta in volta rimodellati a creare la piazza assolata di Siviglia o gli interni della casa di Bartolo, mentre qualche pennellata di colore viene introdotta con la consueta sapienza nei costumi. Scene tradizionali e regia classica, che non fa uso di mezzi digitali, lo spettacolo scorre con vivacità grazie alla capacità di Pizzi di sintonizzarsi con lo spirito frizzante della musica rossiniana, concedendosi anche qualche gag, come la erre moscia di Bartolo e il ballo un po’ rock che accompagna la spericolata aria «A un dottor della mia sorte». Diverte sempre il rito della comunione impartito con il salame da Don Basilio a Don Bartolo sull’aria «La calunnia è un venticello».

Lucia Brighenti

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