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Sicurezza idraulica

Cassa d'espansione sul Baganza, concluso oltre il 60% del cantiere

Cassa d'espansione sul Baganza, concluso oltre il 60% del cantiere

di Luca Molinari

08 Marzo 2025, 09:30

Si tratta di un cantiere enorme, che si sviluppa su un'area di oltre 60 ettari lungo il corso del torrente Baganza, tra Sala e, sull'altra sponda, Casale di Felino.

La cassa d'espansione sul Baganza è un'opera d'ingegneria mastodontica, pensata per salvare dalle piene la città e la Bassa assieme all'altra cassa, quella sul torrente Parma, ultimata nel novembre 2005.

I rincari del calcestruzzo

L'intervento aveva un costo iniziale di 80 milioni, lievitati a 115 a causa di una serie di rincari delle materie prime, a partire dal calcestruzzo, componente fondamentale di questa grande opera.

I tempi

Quanto ai tempi, la fine lavori era inizialmente prevista entro il 2026, ma la piena del Baganza del 2023 - e la conseguente necessità di dover ripristinare il cantiere - ha fatto slittare la conclusione dei lavori a fine 2027.

Al momento sono stati realizzati oltre il 60 per cento degli interventi in programma, nonostante la complessità del cantiere e gli inevitabili imprevisti connessi a un manufatto di tale portata.

La cronistoria

I lavori per realizzare la cassa sono partiti in una data simbolica, il 14 ottobre 2021. Il 13 ottobre 2014 infatti il torrente Baganza esondava, inondando di acqua e fango diverse strade e quartieri di Parma. A distanza di sette anni, a Sala Baganza si era tenuta la cerimonia di inizio cantiere, alla presenza di numerose autorità.

Si tratta di un maxi intervento che prevede la costruzione di un doppio invaso in grado di ospitare fino ad oltre cinque milioni di metri cubi di acqua. La cassa d'espansione è circondata da 3,3 chilometri di argini, dall'altezza crescente, che raggiungono al massimo 16 metri. È inoltre in corso la realizzazione di una “diga” in linea, dotata di paratoie mobili che serviranno a governare la porta in uscita dal corso d'acqua, così come avviene per la cassa sulla Parma.

Il progetto è stato perfezionato e testato su un modello in scala 1:40 realizzato nel Polo scientifico Aipo di Boretto con la supervisione scientifica del dipartimento di Ingegneria e Architettura del nostro Ateneo.

«Ringrazio il personale»

Gianluca Zanichelli, direttore di Aipo, è chiaro: «Nell’attuale scenario climatico, caratterizzato da eventi sempre più intensi e concentrati, la cassa di espansione del Baganza si inserisce come un elemento fondamentale di mitigazione del rischio idraulico del bacino complessivo del torrente Parma, nel centro abitato e a valle del capoluogo». «La sufficiente dotazione finanziaria programmata dalla Regione Emilia-Romagna ed il rispetto del cronoprogramma dei lavori da parte di Aipo - prosegue - sono un elemento di grande soddisfazione per tutta la struttura pubblica impegnata nella difesa del suolo nel bacino del Po e di cui Aipo è esecutore materiale nei propri territori di competenza. Abbiamo percorso già un’ ottima parte del cammino e per questo voglio ringraziare tutto il personale che con competenza , meticolosità e sacrificio ha consentito tutto questo».

Mirella Vergnani, responsabile unico del progetto, è il professionista che ha visto nascere e crescere questo grande progetto. L'ingegnere di Aipo ripercorre tutti i passaggi che hanno portato alla progettazione e alla costruzione, in corso, della cassa d'espansione.

«Pensata 60 anni fa»

«La necessità di intervenire con casse di espansione sul torrente Parma e sul Baganza - racconta la stessa Vergnani - era emersa già nella commissione De Marchi nel '66. Nel 2005 è stata inaugurata la cassa sul torrente Parma mentre nell'ottobre 2014 è partito il percorso autorizzativo di quella sul Baganza».

Oggi l'intervento procede senza intoppi. «Si tratta di un intervento unico nel suo genere a livello nazionale - precisa, illustrando nel dettaglio i lavori finora svolti - che porta un indotto positivo a numerose aziende del territorio e che sta procedendo secondo i programmi, nonostante la sua complessità».

Uno degli aspetti più delicati da gestire è legato all'esubero di materiale. «La metà dei 3,4 milioni di ghiaia movimentata - spiega - viene reimpiegata nel cantiere, mentre la parte restante deve essere trasportata altrove».

Quanto al cosiddetto uso plurimo (ossia all'utilizzo della cassa come una sorta di diga) risulta piuttosto complesso ma non impossibile. «Bisogna tenere conto - conclude - che abbiamo davanti un torrente con un'impulsività enorme».

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