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Addio a Orazio Tarroni

Il tipografo gentiluomo erede di Bodoni

Il tipografo gentiluomo erede di Bodoni

di Katia Golini

17 Marzo 2025, 03:01

Orazio Tarroni è stato innanzi tutto un uomo gentile. E buono. Discreto, delicato, educato. Un vero amante dell'arte tipografica. Se n'è andato ieri, in punta di piedi come aveva vissuto, un erede a pieno titolo di Giambattista Bodoni. Appassionato del suo lavoro al punto da diventare un punto di riferimento per il mondo della cultura non solo parmigiana. Chiunque abbia avuto a cuore la stampa di qualcosa sa bene che con Orazio ha sempre avuto la spalla ideale. Il collaboratore più attento che si potesse augurare di incontrare. Grafiche Step uguale massima qualità.

Orazio Tarroni nasce il 9 luglio 1947 a Baganzola. Inizia a lavorare poco più che bambino. A soli 15 anni entra alla Step (Società tipografica editrice parmense) di Ernesto Mori, la tipografia di vicolo Santa Maria, una storia di coraggio e resistenza fin dalla sua fondazione nel 1938. E' curioso, volonteroso, serio, ha voglia di imparare e di impegnarsi. Non a caso dopo pochi anni inizia a guidare la ciurma grazie a un talento innato, rafforzato dalla passione per le cose belle, consapevole che il ruolo della stampa è fondamentale per la qualità della vita degli esseri umani, la comprensione e la crescita intellettuale, la democrazia. Lui è appena 18enne e gli anziani fanno fatica ad accettare che sia un giovanotto alle prime armi a dettare la linea. Sono però costretti a ricredersi perché Orazio sa il fatto suo e sa farsi voler bene. L'attività cresce e le richieste di stampa aumentano anche grazie al suo entusiasmo e alla sua forza di volontà. Fin dall'inizio, e fino all'ultimo giorno, vuole sempre occuparsi di tutto, dal principio alla fine. Vuole seguire e stare al fianco dei clienti in ogni fase della lavorazione. Ogni dettaglio è importante, sia che si tratti di un libro pregiato, una strenna natalizia, un libro tascabile, un manifesto, una locandina o un biglietto da visita.

Alla fine degli anni settanta la Step (diventata Nuova Step e in seguito Grafiche Step) cambia assetto, si trasforma in cooperativa, Orazio Tarroni socio e guida instancabile. La tipografia si trasferisce a Moletolo, arrivano macchine all'avanguardia e l'attività vive un'ulteriore fase di ascesa. Il gruppo ne ha fatta di strada dalla pedalina alle famose ed efficienti Offset a sei colori e le macchine digitali dei giorni nostri.

La tipografia, con le sembianze della casa editrice, stampa manifesti, brochure, ma è sui libri d'arte che dà il meglio. Non c'è catalogo o libro di pregio che non passi dalle «rotative» di Moletolo. Non si contano i volumi dedicati ad artisti, attori, registi (basti citare Luchino Visconti), luoghi mitici e di culto come il volume per gli Amici del Teatro alla Scala, solo per fare un esempio. Orazio promuove anche collane ideate in proprio: una per tutte quella dedicata ai castelli del Parmense. Anche la «Gazzetta» sposa Grafiche Step per le sue iniziative editoriali.

Tra i mille impegni c'è spazio per il Museo Bodoniano. Orazio ricopre con la solita determinata gentilezza il ruolo di presidente della Fondazione dal 2011. La segretaria Caterina Silva lo ricorda così: «Presiedere una istituzione culturale come la Fondazione Museo Bodoniano che da oltre 60 anni è punto di riferimento per gli studiosi di Bodoni era per Orazio una grande responsabilità, oltre che un onore. Responsabilità che ha sempre portato avanti con le doti che gli erano proprie: rettitudine morale, onestà, trasparenza, garbo e competenza. Un raro esempio di persona completamente al servizio dell’istituzione. In tanti anni di sua presidenza, sono moltissime le iniziative culturali che il Museo ha promosso e realizzato, anche grazie al suo spendersi personalmente per reperire sia i contatti che le risorse economiche necessarie. Circoscrivendo all’ultimo decennio o poco più, lui amava citare la grande mostra del 2013 per il bicentenario della morte di Bodoni e, nel più recente 2019, la mostra e relativo convegno "Segni esemplari" per celebrare i 200 anni del Manuale Tipografico».

Tra le tante iniziative promosse anche la mostra dell'artista Augusto Vignali che ricorda l'amico Orazio con affetto e stima indelebili: «E' stata la mia ultima mostra che Orazio ha sostenuto con forza. Le lettere di Bodoni dipinte e disegnate in una serie di 470 carte che oggi, grazie a lui, sono rimaste al Museo».

La tipografia e Orazio sono tutt'uno, la stessa cosa, punti fermi. «Le tipografie erano luoghi d'incontro, di dialogo - spiegano Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino -. Con lui abbiamo lavorato per decenni. Sua la stampa della gran parte dei libri dell'Istituto di storia dell'arte prima e dello Csac dopo. Con lui se ne va un pezzo della cultura parmigiana. Ha lavorato in città ma anche all'estero, bellissimi i volumi realizzati per gli Amici della Scala. La Step era una famiglia che ha sempre mantenuto una integrità e dignità esemplari. Orazio, l'anima di tutto questo, un uomo dolce, pacato, attento. Viveva con equilibrio ogni situazione, era una presenza su cui si poteva sempre contare, gli volevamo bene».

Tra i tanti testimoni che porteranno per sempre nel cuore l'amicizia con Orazio c'è anche Laura Casalis, moglie di Franco Maria Ricci, custode delle sue volontà: «E' come se fosse scomparsa una persona di famiglia. Eravamo abituati a lavorare con lui. Abbiamo iniziato la nostra collaborazione all'inizio degli anni novanta e non abbiamo più smesso di stampare con Grafiche Step praticamente tutto». Restano a testimonianza di questo legame libri bellissimi, strenne natalizie preziose firmate FMR dedicate a luoghi e personaggi della storia e dell'arte, con immagini rare e di pregio che solo Orazio avrebbe potuto riprodurre. «Semplice, umile, mai sentito alzare la voce - continua Laura Casalis -, nessuno come lui era disponibile e paziente, un vero collaboratore e amico. La notizia della sua scomparsa ci ha sconvolti. Vorrei quindi mandare un messaggio alla figlia Lorena, da anni al fianco del padre. Così come Franco aveva un sogno, ristampare la rivista FMR, e io lo sto realizzando ora che lui non c'è più, vorrei dire a Lorena di continuare sulla strada tracciata da Orazio, proprio come lui avrebbe voluto».

Katia Golini

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