Cinema
Luca Zingaretti ha esordito alla regia con un film sul dolore e la speranza. Dopo una lunga carriera da attore, in cui è stato conosciuto dal grande pubblico soprattutto grazie all’interpretazione del commissario Montalbano nell’omonima serie tv, Zingaretti è approdato alla regia con «La casa degli sguardi». Il film, tratto dal libro di Daniele Mencarelli, è stato proiettato nella serata di ieri in un cinema Astra tutto esaurito. Zingaretti era presente in sala e, prima dell’inizio del film, ha dialogato con i giornalisti Filiberto Molossi e Benedetta Bragadini.
«Come hai deciso il soggetto per questo tuo primo film?» ha domandato Bragadini. «Devo dire che ho sempre amato le opere che parlano della capacità degli esseri umani di rialzarsi nelle situazioni difficili grazie alla resistenza e alla resilienza – ha affermato Zingaretti – e questo film ha voluto portare un po’ questo concetto: è una storia di speranza». «Come hai vissuto l’esordio alla regia? Ci sono stati momenti in cui hai avuto dei dubbi?» ha chiesto Molossi. «Pensa – ha risposto Zingaretti - che i miei collaboratori credevano che facessi uso di sostanze illegali talmente ero felice. E’ indubbiamente un’esperienza di grande pienezza. Naturalmente ci sono stati anche tanti dubbi, soprattutto perché quando sei il regista ogni decisione che prendi ha delle conseguenze sul lavoro di tutti».
«Come hai scelto il ragazzo che interpreta il protagonista?» ha chiesto infine Bragadini. «Lui è stato il primo che è venuto da me a fare il provino – ha raccontato Zingaretti – e appena ho visto il suo sguardo limpido e la sua spontaneità ho capito che era lui il personaggio». Abbiamo detto che «La casa degli sguardi» è un film sul dolore. In questo caso si parla del dolore di un’anima ipersensibile, quella di Marco, interpretato da Gianmarco Franchini, un ragazzo di ventitré anni romano che sogna di fare il poeta. Luca Zingaretti impersona il padre di Marco, che gli starà vicino durante un periodo travagliato della sua vita. Per riuscire a sopportare l’insostenibile dolore dell’esistenza, Marco trova un anestetico nell’alcol. E’ per lui l’inizio di una dipendenza che lo porta a perdere progressivamente le amicizie, a essere lasciato dalla fidanzata. La trama del film inizia a prendere una piega differente quando, una sera, Marco fa un incidente in automobile mentre va a un reading di poesie. Dopo una convalescenza in ospedale il padre e l’editore lo convincono a trovarsi un lavoro. Il ragazzo inizia a lavorare nell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e questa esperienza lavorativa sarà per lui l’occasione di confrontarsi con un altro tipo di dolore: quello dei bambini ricoverati. Questo percorso, a contatto con i colleghi e con i bambini, rappresenterà per lui l’occasione di riflettere sul tema dell’accettazione della sofferenza. Alla fine, Marco riesce a elaborare l’idea che il dolore è parte integrante dell’esistenza e a imparare, a suo modo, a conviverci.
Andrea Grassi
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