AI DOMICILIARI IN CLINICA
Scende dal taxi, Giorgio Miodini. E si avvia verso l'ingresso del Palazzo di giustizia affiancato da uno dei suoi difensori, Filippo L'Insalata. E' l'uomo che il 15 maggio scorso, nella casa di via Marx, ha ucciso la moglie Silvana Bagatti sparandole un colpo di fucile all'addome mentre dormiva. Nessun cellulare della Penitenziaria, ma quell'arrivo è solo all'apparenza insolito perché da più di tre mesi Miodini, 77 anni, ex tassista, è agli arresti domiciliari, con tanto di braccialetto elettronico, nella casa di cura «Villa Maria Luigia» di Monticelli.
Pantaloni scuri, felpa grigia e pizzetto, sale lo scalone del palazzo e poi si siede accanto all'altro suo difensore, Mario L'Insalata. Pare tranquillo, anche se un po' smarrito. E' un uomo anziano, ma questo è il giorno in cui comincerà a delinearsi il suo futuro. Davanti a lui la Corte d'assise, presieduta da Maurizio Boselli (giudice a latere Francesco Matteo Magnelli): uomini e donne che decideranno se dovrà finire all'ergastolo.
Perché Miodini ha confessato l'orrore di quella mattina e lui stesso ha chiamato il 113 subito dopo aver ucciso la moglie. Quindi, nulla da discutere sul fatto in sé in questo processo, ma la difesa cercherà di far cadere l'aggravante della premeditazione, che significa ergastolo. Tuttavia, Miodini deve fare i conti anche con l'aggravante del rapporto coniugale, pesante quanto la prima. E' inoltre accusato della detenzione illegale del fucile (una doppietta calibro 12) e di cinque munizioni trovate su un mobile dell'appartamento.
L'udienza di ieri è scivolata via in poco più di un'ora con le varie richieste istruttorie prima che il dibattimento entri nel vivo nelle prossime settimane. Un processo che non si preannuncia particolarmente lungo perché la difesa ha già detto sì all'acquisizione di un buon numero di atti delle indagini preliminari. Ma anche la lista dei testimoni, la maggior parte dei quali in comune con quelli indicati dal pm Ignazio Vallario, potrà ulteriormente assottigliarsi, con l'accordo tra le parti, già in vista della prossima udienza. E lui arriverà ancora in taxi: alla guida il collega a cui Miodini aveva ceduto la licenza quando se ne era andato in pensione. Dopo il via libera della Corte, sarà lui il suo unico accompagnatore dalla casa di cura al Tribunale e ritorno.
G.Az.
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