LUTTO
È scomparso, all’età di 89 anni, il pittore Arnaldo Dini. Era nato a Corniglio, in alta Val Parma, una terra ricca di bellezze naturalistiche che erano state il primo spunto per il suo lungo percorso di artista.
Dopo essersi diplomato in arte applicata all’Istituto d’arte Toschi, già negli anni Sessanta aveva eseguito una serie di lavori figurativi sulle lastre di ardesia sbrecciata, tipica dei suoi luoghi d’origine, sperimentando un processo tecnico di sua invenzione. E saranno proprio i dipinti su pietra, per la loro originalità, a far sì che gli fosse conferita la committenza per l’affresco della chiesa di Sant’Evasio e per altri affreschi in ville e in cappelle private. Così, aveva avviato un percorso molto personale nella lettura dei temi e nella proposizione artistica, all’origine dello stampo figurativo, ma sempre forte di una sensibilità e spiritualità con cui Dini (un nome d’arte, perché il suo è Arnaldo Simonetti) ha affrontato sia i temi sacri che sociali. Si è infatti sempre rivolto all’uomo e alla sua condizione di cui ha saputo cogliere tensioni e sgomenti con grande spontaneità creativa, anche negli anni della sperimentazione informale e cubista che ha influenzato successivamente la sua pittura.
Dopo aver svolto diverse attività, ha deciso di dedicarsi esclusivamente all’arte e dal 1969 ha partecipato a personali e collettive, ottenendo premi e successo di pubblico e di critica, come il Premio concorso nazionale «Città di Arzachena» nel 1991, che gli era stato consegnato dal maestro Aligi Sassu. Dal 1991 al 1993 ha partecipato come autore e coordinatore della manifestazione «Muro Dipinto» a Corniglio e «Murales» a Salsomaggiore.
Timbro visivo della sua pittura è stato il «filo metafisico» con cui ha tracciato volti e paesaggi. E se la sua opera può apparire velata di un sottile pessimismo, essa rivela tuttavia una costante fiducia nell’esistenza.
Sensibile e schivo, si lasciava trascinare con piacere dai racconti legati alla sua attività artistica e sapeva sorridere di fronte alle incertezze di un’arte non sempre capita. Uno dei suoi riferimenti era la scuola di disegno che dal 1993 teneva in luoghi diversi della città. Oltre trent’anni passati a trasmettere agli altri la sua passione e le sue conoscenze lasciando ai suoi allievi la consapevolezza del valore dell’arte. Accoglieva e seguiva ciascuno con attenzione, lo correggeva con pazienza e lo indirizzava all’osservazione delle cose e alla manualità.
Una vita tranquilla, la sua, sempre sostenuta nell’arte come nel quotidiano dalla moglie Clementina, insegnante e autrice di poesie e fiabe. Nel gennaio dello scorso anno un video, presentato a Palazzo del Governatore, ne ha ripercorso la vita e l’opera. In ottobre ha contribuito alla realizzazione del Festival della poesia, in particolare «Il giardino dei poeti» al Centro Bizzozero curando la parte di arte figurativa.
Stefania Provinciali
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