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Dinner and Dance

Newyorkesi veri con le valli nel cuore

Newyorkesi veri con le valli nel cuore

di Claudio Rinaldi

01 Maggio 2025, 03:01

«Vivo a New York dal 1959, sessantasei anni fa. Ci sto bene, l’America mi ha dato tanto, tantissimo: ma io sono e resto un borgotarese verace. Mi sogno ancora il mio Borgo, di notte. Davvero, non scherzo: perché è nel mio cuore». Frank Capitelli è il “papà” della Valtarese Foundation: è l’anima, il fondatore (nel 1990), il primo e unico presidente. Ed è, da 35 anni, l’impareggiabile “gran maestro” del Dinner and Dance, la festa che richiama generazioni di emigrati dalle nostre valli all’America e valtaresi e valcenesi che arrivano apposta a New York dall’Italia. Si tiene al “Maestro’s”, nel Bronx, dove tutto è cominciato, per quasi tutti gli emigrati: l’unico quartiere dove si poteva cercare una stanza in affitto a un prezzo accettabile per chi arrivava in America con le tasche vuote, in cerca di fortuna, spinto dalla fame, e aveva investito tutto quello che era riuscito a mettere da parte per il viaggio in nave. Dal Bronx, poi, i non pochi che hanno avuto successo si sono trasferiti: chi a Manhattan, chi a Yonkers, a Westchester, in Astoria, nel Connecticut. Ma nessuno di loro dimentica gli stenti dei primi tempi, le difficoltà di cercare lavoro senza parlare una parola di inglese. E tantomeno dimentica da dove è venuto: il fortissimo attaccamento alle radici è il comune denominatore di tutti gli strajè. Spesso tramandato alle generazioni successive: tanti figli dei “nostri” emigrati, nati in America, parlano benissimo l’italiano e adorano trascorrere le vacanze nelle valli del nostro Appennino.

Erano in 350, domenica scorsa. Per fare festa, per ritrovare amici di antica data, per parlare il dialetto natìo (mai dimenticato). E per celebrare i due “uomini dell’anno” premiati in questa 35ª edizione: il consigliere regionale Matteo Daffadà, da Tiedoli di Borgotaro, e il cardiochirurgo William Alex Jakobleff, originario di Valmozzola per parte di madre.

Grandi protagonisti della giornata anche i sedici studenti italo-americani, all’ultimo anno delle superiori, che hanno vinto una borsa di studio in vista della carriera universitaria. Questa delle borse di studio è un’idea nata 25 anni fa dalla lungimiranza di Frank Capitelli (e grazie alla generosità di Mario Gabelli, il “re” della finanza, che da sempre la sostiene con importanti contributi) che si è rivelata geniale perché permette di coinvolgere i giovani nelle iniziative della Valtarese Foundation e di assicurarle così un futuro solido. Le borse di studio vengono assegnate a studenti italo-americani che vivono e studiano negli Stati Uniti e a studenti delle nostre valli. «In 25 anni sono stati consegnati assegni per oltre mezzo milione di dollari», dice orgoglioso Capitelli.

«A voi, ragazzi, affido il futuro della nostra Fondazione – ha detto ai vincitori – chiedendovi di restare uniti, collaborare con noi, anche per non perdere la vostra identità».

«Sbaglia chi dice che i giovani sono il futuro – ha aggiunto Matteo Daffadà –: io dico che siete il presente. Abbiamo bisogno di giovani in gamba come voi: insieme, possiamo fare grandi cose». E William Alex Jakobleff – cardiochirurgo stimatissimo negli Stati Uniti (che, per la cronaca, non parla l’italiano ma parla correntemente il dialetto di Valmozzola) – ha sottolineato come sia fondamentale trasmettere alle nuove generazioni quello che si è imparato: «Bisogna porsi l’obiettivo di imparare ogni giorno qualcosa, e il giorno dopo trasmetterlo agli altri, e poi di nuovo imparare qualcos’altro il giorno dopo, per poi insegnarlo ad altri il giorno dopo ancora».

A tutti i ragazzi, la stretta di mano, l’incoraggiamento e le parole affettuose di Mario Gabelli, Robert J. Corti e Renato Berzolla, tre dei nostri strajè che hanno avuto maggiore successo negli Stati Uniti, protagonisti di brillantissime carriere (e che non esitano mai a dare contributi): Gabelli ha fondato (nel 1977) la Gamco, di cui oggi è chairman e ceo, una delle istituzioni di consulenza più redditizie e più note al mondo, e qualche anno fa è stato inserito dalla rivista «Forbes» tra i 400 uomini più ricchi in America; Corti è consigliere d’amministrazione del Gruppo Bacardi, dopo essere stato vicepresidente di Avon; Berzolla è un ingegnere e matematico con una brillantissima carriera in società di progettazione e gestione degli aeroporti.

Proprio Berzolla, nel corso del Dinner and Dance, ha lanciato una proposta (applauditissima) al sindaco di Borgotaro: «Chiedo di cambiare il nome del nostro Frank, perché Capitelli è troppo poco: chiedo di cambiare il suo cognome in “Colonna”, perché Frank è davvero una colonna della nostra comunità». E ha sfondato una porta aperta: «Tutti noi dobbiamo grande riconoscenza a Frank Capitelli – ha detto il sindaco Marco Moglia –: l’ospedale di Borgotaro non ci sarebbe, se non fossero arrivati cospicui aiuti dalla nostra comunità d’oltre oceano che lui coordina con encomiabile passione. Personalmente, poi, gli devo dire solo grazie: una cosa che tutti gli anni mi commuove è che a Natale la prima telefonata di auguri è quella di Frank: e ogni anno mi dice che ci tiene a fare gli auguri al “suo” sindaco. Dopo tanti anni a New York, il suo sindaco è quello di Borgotaro: anche questo dimostra l’attaccamento che tutti i “nostri” hanno per le loro radici».

«Per tutti noi – ha proseguito Moglia – è un motivo di grande vanto una festa come il Dinner and Dance, proprio perché ci permette di tenere alto il senso delle radici in un contesto politico internazionale molto variegato. Un senso che evoca l’idea di costruire un mondo nuovo, ma anche la necessità di mantenere la nostra identità. La comunità porta valore aggiunto: e noi vogliamo mantenere vivo il senso del sacrificio che i nostri emigrati hanno affrontato per tenere alto il valore dell’italianità».

Martina Fortunati, assessora alla Cultura di Borgotaro, al suo primo Dinner and Dance newyorkese, è rimasta colpita dal calore dell’accoglienza dei nostri emigrati: «È straordinario vedere quanto le nostre valli sono presenti nel cuore e nelle parole anche dei giovani: mi ha fatto davvero tanto piacere vedere ragazzi che parlano in italiano e che ricordano i nostri paesi». «E sono molto contenta – aggiunge – per il riconoscimento attribuito a Matteo Daffadà, da sempre impegnato per tenere alto il valore della cultura valtarese all’estero».

Al “Maestro’s”, come da tradizione, pranzo sontuoso e balli fino a tarda ora. Con il leitmotiv di un velo di commozione che attraversa l’oceano: gli italiani d’America felici di ritrovarsi e di rivedere gli amici dall’Italia e valtaresi e valcenesi entusiasti del Dinner and Dance (e dei giri turistici nei giorni trascorsi a New York, organizzati con la consueta professionalità da Franco Capitelli di Taro Travel).

Famiglie numerosissime nelle tavolate imbandite, abbracci e promesse di ritrovarsi presto nelle nostre valli. Renato e Andrea Berzolla con generazioni di cugini e nipoti, Robert J. Corti con il fratello Ronald (amministratore delegato di tre ospedali a Westchester) e suo genero Jim Hughes, Mario Gabelli con il figlio Marc, Romano Riccoboni e Nadia Piscina (titolari del ristorante “Nicola’s”), Gigi Lusardi (che, con il fratello Mauro – assente “giustificato” – ha messo in piedi un impero della ristorazione), Joe Zaccarini e Aldo Beccarelli, Ernesto e Vilma Maggi, con i figli Roberto e Sabrina, Steve Signorastri, il manager del circolo esclusivo “Tiro a segno di New York”.

Successo anche per l’“asta silenziosa” organizzata dalla Valtarese Foundation. I “pezzi” più ricercati, che hanno fatto scatenare gli ospiti, rilancio dopo rilancio, sono stati il culatello donato dal Podere Cabassa e i prodotti offerti dalla Barilla, da Parmacotto e dal caseificio Brugnoli per il Consorzio del Parmigiano Reggiano.

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