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Monte Ardone, il Consiglio di Stato boccia il ricorso per l'ampliamento

Monte Ardone, il Consiglio di Stato boccia il ricorso per l'ampliamento

24 Maggio 2025, 03:01

Fornovo Il Consiglio di Stato, massimo organo per la giustizia amministrativa, boccia il ricorso che società Palladio Team, gestore della discarica di Monte Ardone, aveva proposto contro dell’Arpae Emilia–Romagna, contro il ministero dell’Interno, il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Parma e contro al Regione Emilia-Romagna.

Un altro tassello che va ad aggiungersi alla lunga e controversa vicenda dell’impianto e un altro rifiuto alle richieste della società.

L’istanza richiedeva infatti, in sostanza, l’annullamento, o più precisamente la «sospensione dell’efficacia» della sentenza del Tar che nel febbraio scorso aveva rigettato il ricorso inoltrato dalla stessa Palladio.

Come si ricorderà a seguito della delibera del 13 giugno 2022, con cui la giunta della Regione Emilia-Romagna aveva adottato il Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) negativo alla richiesta di ampliamento dell’impianto, più volte definito, per le dimensioni previste sulla carta, «raddoppio», come così come si erano espressi negativamente gli enti, nel corso della Conferenza dei servizi, in quanto ritenuto un progetto ambientalmente incompatibile che avrebbe comportato impatti ambientali significativi e non mitigabili, il gestore aveva fatto ricorso al Tar contro l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia- Romagna, Arpae.

Ora, il nuovo ricorso, contro quella sentenza, è stato respinto dal Consiglio di Stato, in quanto le motivazioni segnalate dalla società, la conseguenza derivante dall’applicazione della sentenza del Tar secondo i magistrati «si limita a rappresentare conseguenze meramente eventuali e di natura esclusivamente economica, peraltro indicate in modo generico e in essenza di elementi che consentano un’adeguata valutazione. Alla luce delle considerazioni che precedono, nel bilanciamento dei contrapposti interessi tipico della fase cautelare, occorre dare prevalenza a quello pubblico alla tutela ambientale».

Il Consiglio di Stato ha ritenuto quindi, sintetizzando, che l’interesse pubblico, viste le «preesistenti situazioni di fragilità ambientale» del sito che ospita l’impianto, abbia il primato rispetto agli interessi economici del privato.

r.c.

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