CORRUZIONE
Una busta piuttosto panciuta. E 3.000 euro che passavano di mano. Da una parte Paolo Ubaldi, imprenditore del settore edile, dall'altra Meuccio Berselli, allora numero uno di Aipo, l'Agenzia interregionale per il Po. E a fare da spettatori inaspettati le Fiamme gialle. Metà gennaio 2023: il momento cruciale dell'indagine, coordinata dalla pm Francesca Arienti, che poi punterà i riflettori sul sistema degli appalti all'ex Magistrato per il Po. Fino all'allontanamento di Berselli dall'ente. Ma a quella mazzetta da 3.000 euro se ne sarebbero aggiunte altre: due da 3.500 euro ciascuna nel settembre del 2022, oltre a un culatello. Inoltre, l'allora direttore di Aipo avrebbe ricevuto anche una cassa di champagne da 1.400 euro da un altro imprenditore parmigiano. Soldi e favori, secondo la procura, per avere un occhio di riguardo nell'assegnazione dei lavori di Aipo. All'ex direttore sono stati poi contestati numerosi viaggi, che nulla avrebbero avuto a che fare con ragioni di servizio, dell'auto dal 2020 al 2022, prima come segretario dell'Autorità di bacino del fiume Po, poi come direttore di Aipo.
Accusato di corruzione e peculato, Berselli, 63 anni, ieri ha patteggiato 2 anni (pena sospesa) davanti alla gup Gabriella Orsi. Un patteggiamento concesso dopo che l'ex numero uno di Aipo ha risarcito il danno e senza pene accessorie. Tradotto: come professionista (Berselli è geologo) potrà continuare a lavorare con la pubblica amministrazione.
Stessa scelta di chiudere ogni conto con la giustizia, dopo aver risarcito il danno, è stata fatta da Ubaldi, 78 anni, originario di Lesignano ma residente a Poviglio, e da Francesca Tirelli, 54enne, parmigiana, dipendente dell'azienda di Ubaldi, che avrebbe prelevato parte delle somme poi consegnate dall'imprenditore a Berselli. Entrambi accusati di corruzione, hanno patteggiato rispettivamente 1 anno e 11 mesi e 1 anno e 4 mesi. Niente pena sospesa per Ubaldi, che ha già un precedente per corruzione, mentre sì alla condizionale per l'impiegata. E' stato invece rinviato a giudizio l'altro imprenditore parmigiano, 57 anni, titolare di un'impresa per la costruzione di opere idrauliche, assistito da Michele Dalla Valle: è imputato di corruzione per aver consegnato quella cassa di champagne in cambio dell'assegnazione, nel dicembre del 2022, di lavori urgenti sulla sponda dell'Enza a Coenzo. Il processo comincerà nel novembre del 2026.
Patteggiamenti ormai definiti da tempo, e ieri è arrivato il via libera del gup. Sia Berselli che i suoi difensori, Alberto Montanarini e Michele Villani, hanno preferito non fare alcun commento, così come Mario Bonati e Stefano Delsignore, avvocati di Ubaldi, e Vincenzo Ciriello, legale di Tirelli.
Altre quatto persone erano state coinvolte nell'inchiesta, tra cui un funzionario Aipo della sede di Modena e un altro di Cremona, ma gli atti relativi a tutte quelle posizioni, ipotizzando reati commessi in altre città, sono stati trasmessi alle procure competenti.
Un colosso da appalti milionari, l'Agenzia per il Po, con la sede principale a barriera Garibaldi, ma con «succursali» in Lombardia, Piemonte e Veneto. L'indagine, fatta di accertamenti tecnici e pedinamenti, era stata piuttosto complessa. Eppure, tutto era partito da una segnalazione sul presunto utilizzo «disinvolto» delle auto di servizio da parte di Berselli. Poi si era passati alle intercettazioni telefoniche e ambientali, fino all'installazione del troyan, il captatore informatico. Ma era stata la microcamera piazzata in auto a fare la differenza. Tra Berselli e Ubaldi, che per un periodo finirà anche ai domiciliari, le conversazioni spaziavano dal meteo alle cose più futili. Ma non c'era bisogno di parlare, perché le bustarelle sarebbero spuntate improvvisamente dal retro del sedile o da una borsa della spesa. Spesso nel silenzio. Inquadrate dall'occhio segreto della telecamerina.
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