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INTERVISTA

Festival della serie A, venerdì apertura con Fabio Cannavaro: «Sempre bello tornare a Parma»

Venerdì apertura con Fabio Cannavaro: «Sempre bello tornare a Parma»

di Sandro Piovani

03 Giugno 2025, 03:01

Sarà il grande protagonista dell'evento di apertura del «Festival della serie A», venerdì alle 10 al Ridotto del Teatro Regio, «Emilia Romagna, la sport Valley» con Luigi De Siervo (Ad serie A), Michele Guerra (sindaco di Parma), Gianmmaria Manghi (coordinatore politiche regionali sportive Emilia Romagna), con il coordinamento di Lorenzo Dallari. E ci sarà anche un omaggio a Bruno Pizzul, voce indimenticabile del calcio italiano. E a proposito di indimenticabili, Fabio Cannavaro, Pallone d'oro 2006, torna a Parma «in borghese», ma il suo sorriso si illumina (come qualche anno fa in campo) quando si parla della nostra città. Si capisce che il legame è forte, che nonostante il suo essere inevitabilmente giramondo, tornare tra il Tetaro Regio e Piazza Garibaldi qualche fremito lo dà ancora. «Per me tornare a Parma è sempre bello, rivedo tanti amici, anche fuori dal mondo del calcio. Per me è emozionante tornare in un luogo dove ho vissuto tanti anni, dove sono cresciuto come calciatore e come uomo».

Si può dire che sei arrivato a Parma ragazzo e te ne sei andato uomo?

«Certo, avevo 21 anni, me ne andai a 28, capisci che ho passato un pezzo importante della mia vita, fondamentale per la mia crescita. E non parlo solo della mia vita sportiva».

Gli anni passano ma tu sei sempre un simbolo del nostro calcio... Cosa si prova?

«Significa che ho fatto bene, ho avuto la fortuna di crescere sempre a livello calcistico, a Parma e non solo. Sempre un crescendo importante e questo mi fa sempre piacere».

Come è cambiata la serie A, come la vedi ora?

«La A è cambiata, certo. Prima era un punto di arrivo per tanti giocatori, italiani e di arrivo. Negli ultimi anni sembra più un campionato di partenza, dove uno arriva e poi magari si sposta in altri campionati europei. Prima qui tutti volevano arrivare per restarci. Ora le cose sono cambiate. E fortunatamente sono arrivati questi gruppi americani che ci hanno permesso di mantenere una certa stabilità. Perché certamente l'arrivo degli americani nel calcio italiano è stato fondamentale per il nostro movimento».

Però, adesso, c'è una difficoltà sia a livello di club che a livello di Nazionale. Come se ne esce?

«Bisogna cercare di tornare a puntare sui nostri giovani, di dargli fiducia. Perché se continuiamo a puntare sui talenti da scovare in giro per il mondo, valorizzarli per poi venderli, allora non si cresce. Bisogna puntare di più sul settore giovanile, quello adesso un po' ci manca. Ed è un peccato perché noi siamo un Paese che ha sempre avuto una base di giocatori importanti, abbiamo sempre sfornato talenti veri».

Forse i giovani italiani hanno meno fame degli stranieri?

«Questo è un problema generazionale, una questione sociale. I nostri ragazzi hanno più benessere e mancano un po' di fame. Ma mancano anche le strutture. Una volta si giocava dappertutto, non c'erano campi sintetici o perfetti, ma si giocava in strada, si giocava sempre. E avevamo gli istruttori, che ora mancano. A Napoli sono cresciuto con De Lella che ti insegnava le basi dello stare in campo. Nell'Under 21 ad esempio avevo Cesare Maldini che dava sempre dei consigli. Non posso dimenticarmi quando diceva “se vedi che un attaccante fa rimbalzare la palla a terra lo devi aggredire”. Adesso ti insegnano la tattica, il posizionamento del corpo, cose che una volta ti insegnavano da bambino».

Parlando della serie A che sarà, c'è molta provincia al fianco dei grandi club. Sono state promosse Pisa, Sassuolo e Cremonese. Più le altre già in A...

«In provincia l'ambiente è solitamente più tranquillo e si può lavorare meglio. Non c'è la fretta e l'urgenza di raggiungere certi obbiettivi e così arrivano in serie A queste realtà».

Intanto in questa stagione appena terminata, il Napoli ha vinto lo scudetto e il Parma alla fine è riuscito a salvarsi. Insomma, dovresti essere contento.

«Fa piacere, è normale. Quando la squadra della tua città vince il campionato, vedere la festa, la gioia, è fantastico. E il Parma che si salva anche. Perché ero in pensiero alla fine del primo tempo dell'ultima giornata. Mi sembrava di rivivere quello che avevo l'anno scorso con il Frosinone, con l'Udinese che sembrava la vittima sacrificale. È anadata bene invece e alla fine il Parma si è salvato. Diciamo che è andata bene alle squadre che stavo seguendo».

Venerdì sarai a Parma a parlare di calcio, a parlare della prossima stagione e di tanto altro. Sembra quasi un paradosso ma di fatto è il primo passo della prossima stagione, una sorta di inaugurazione del campionato 2025-'26.

«Sono cose che alla fine è giusto fare: si tirano le somme, si inizia a programmare la prossima stagione, quasi un passaggio di testimone. Sarà un evento che sicuramente avrà tanto seguito visto che il calcio, alla fine, permette di avere tanta visibilità e quindi è giusto parlare di calcio. Perché noi parleremo di calcio. Alla fine tutti parlano di calcio».

Dalle parole ai fatti: Fabio Cannavaro come si vede, adesso, nel mondo del calcio?

«Faccio l'allenatore. Da quando sono rientrato dall'Asia ho fatto fatica a trovare progetti che mi permettessero di lavorare bene. Perché sono sempre dovuto subentrare a delle situazioni complicate. Terzo allenatore, secondo allenatore... Situazioni difficili. Soprattutto tra Benevento e la Dinamo. Momenti e situazioni diverse. A Benevento era veramente difficile mentre la Dinamo era solo una questione di motivazioni, perché vincevano da tanti anni ma avevano pochi stimoli. Si vedeva che mancava quella fame che fa la differenza per vincere le partite. Perché non vinci solo se hai talento, servono anche altre cose».

Sembra di capire che vorresti metterti alla prova ma iniziando dall'estate, un lavoro programmato, non da subentrante...

«Sì, vorrei avere un'esperienza dove poter iniziare a lavorare normalmente, restando in panchina dall'inizio e soprattutto senza andare a provare a risolvere i problemi degli altri».

E allora buon Festival a tutti, buon Festival della serie A a Fabio Cannavaro.

© Riproduzione riservata

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