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Stirling Moss: la storia di un mito

Stirling Moss: la storia di un mito

di Attilio Facconi

20 Giugno 2025, 03:01

Sul sigillo della XXII edizione è impresso a caratteri indelebili un nome: Stirling Moss. Il pilota inglese trionfa nella corsa del 1955 con una strepitosa media record divenuta leggendaria.

Dopo sette decenni da quella storica impresa ripercorriamo il grande evento sportivo e lo straordinario coinvolgimento popolare, che arricchisce la Mille Miglia di un fascino incomparabile.

Nel vecchio continente, con immane fatica, si tenta di risorgere dalle ceneri delle devastazioni belliche; dopo un decennio sono finalmente tangibili i segni di una lieve, ma migliorata condizione sociale ed economica. Anche la Mille Miglia, che ha ripreso a correre sin dall’immediato dopoguerra, rappresenta un momento vitale della rinascita industriale e sportiva. Così la corsa della primavera del ‘55 si preannuncia come una edizione più che mai partecipata e coinvolgente, pronta a regalare nuovi record, visti i continui miglioramenti dei mezzi meccanici e delle strade.

Questa XXII cavalcata Brescia-Roma-Brescia, ancora prima della partenza, registra il nuovo record di partecipanti; gareggiano ben oltre mezzo migliaio di vetture, dalle utilitarie di serie alle vetture sport, suddivise in dodici classi. Sin dai suoi albori la corsa è sempre stata vissuta come un grande evento popolare, ma allora correvano in pochi. Nelle edizioni post belliche le partecipazioni sono aumentate a dismisura e così la Mille Miglia è sempre più coinvolgente per la nutrita partecipazione agonistica delle auto di serie. Sono 521 le vetture ammesse a partire con al volante piloti novelli e super assi delle corse. Le grandi marche europee, che ambiscono al podio, schierano in gara i loro pezzi pregiati e li affidano ai più qualificati piloti di fama mondiale: è il binomio, che prelude a una straordinaria edizione.

Nella consueta e coloratissima piazza della Vittoria a Brescia, dove si consuma il rito della punzonatura, regna la solita curiosità e un pubblico straripante e accalcato oltre le transenne, fa da cornice. L’ansia per vedere le auto potenti è attenuata dalla novità della Fiat 600, che cattura l’interesse della gente. La nuova utilitaria nazionale presentata poche settimane prima al Salone di Ginevra e destinata a mettere in auto tutti gli italiani e fa l’esordio ufficiale nella competizione. Sono 48 i concorrenti che sfoggiano in corsa la “600”, tra cui un tale Mario Poltronieri, destinato a diventare in Rai il telecronista principe della Formula Uno.

La grande attesa è per scoprire le fiammanti vetture sport; i fotografi immortalano i bolidi nazionali dell’Alfa Romeo, Ferrari e Maserati e delle straniere Aston Martin, Austin Healey e Mercedes. I giornalisti nazionali, quelli giunti da tutta Europa e dalle due Americhe, scrutano minuziosamente le auto per scoprire gli ultimi segreti e anticipare i pronostici, che presagiscono l’ennesimo duello fra le auto uscite dalle Case di Milano e Modena e da Stoccarda.

Siamo a metà degli anni ’50, ma gli sportivi rivedono in questa edizione un ricorso storico con la gara del 1931, dove si consumò il confronto tra le Alfa Romeo e la Mercedes ancora diretta da Alfred Neubauer.

La Ferrari abbandona il propulsore a 12 cilindri e presenta alle verifiche pre-gara le nuove 6 cilindri da 3750 cc capaci di erogare 270 cv, derivato dall’esperienza del 500F2 e un esemplare da 4500 cc; per contro la Mercedes mette in campo il bolide 8 cilindri da 3000 cc, derivato dalla F1 e potente quanto le auto rivali.

La squadra ufficiale dei piloti del “Cavallino rampante” è composta dall’astro nascente Eugenio Castellotti, con l’affidabile Paolo Marzotto intenzionato ad emulare il fratello Giannino già vincitore nel 1950 e ‘53, e gli esperti Umberto Maglioli e Piero Taruffi. Sotto il marchio della “Stella a tre punte” corrono il Campione del Mondo di F1 Juan Manuel Fangio, i tedeschi Hans Hermann e Karl Kling con il giovane inglese Stirling Moss; sono questi piloti gli attesi protagonisti di un altro epico duello automobilistico italo-tedesco.

Il percorso è identico alla precedente edizione con il passaggio nel finale a Mantova in onore a Tazio Nuvolari: il “Campione” che con le sue imprese ha reso leggendaria la Mille Miglia. Da Brescia a Roma e ritorno, praticamente mezza Italia è un circuito di gara, sulle strade sono assiepate migliaia e migliaia di persone per vedere lo spettacolare ed interminabile serpentone di auto. Ma per tutti il momento più emozionante è sul finire della corsa con il passaggio dei potenti bolidi impegnati per la vittoria. I numeri di gara impressi sulle auto significano anche l’ora di partenza per cui diventa agevole per lo spettatore identificare il proprio campione e capirne l’andamento in corsa. Per le veloci vetture sport la partenza è fissata alle prime luci dell’alba di domenica 1° Maggio, mentre per tutti gli altri concorrenti le partenze sono iniziate la sera precedente e proseguite tutta la notte.

Il lotto dei favoriti comprende una decina di grandi piloti, ma il pronosticato duello tra Mercedes e Ferrari pone sugli scudi Fangio e Taruffi, senza però dimenticare Moss, considerato un abile stradista. Dalla fatidica pedana, inizia la disfida conclusiva; alle ore 6 e 58 scende e parte il Campione del Mondo di F1 Fangio e poi in successione Kling, Collins, Hermann e Maglioli. Alle 7 e 22 scatta la Mercedes di Stirling Moss con il copilota Dennis Jenkinson, un barbuto giornalista, che ha preparato per la gara dei fogli di carta arrotolati e incollati tra loro a formare un foglio unico, con annotati segni, simboli e tabelle, da srotolare in corsa per poter dare rapidi suggerimenti al compagno. Un’intuizione geniale da considerare come l’idea genitrice del moderno radar-book. Un minuto dopo parte la Ferrari di Castellotti e poi di seguito i compagni di scuderia Sighinolfi e Marzotto. L’ultimo rombo a far vibrare la passerella di partenza è della Rossa numero 728 di Taruffi.

Il preannunciato duello tra le auto del “Cavallino” e le “Frecce d’argento” è subito incandescente. Al primo controllo di Verona è in testa la Ferrari di Paolo Marzotto, che fa registrare la spettacolare media di 198 chilometri orari: quasi impossibile. Ma ecco l’imprevisto! Poco dopo il nobile imprenditore è tradito dallo scoppio di una gomma, evita un incidente e deve ritirarsi. La gara è sempre più accesa, al successivo controllo di Ravenna è il lodigiano Castellotti sulla Ferrari 121, una spider carrozzata da Scaglietti, a far segnare il miglior tempo con l’incredibile media di 192 chilometri orari; a meno di due primi incalza l’inglese Moss, terzo è Taruffi, mentre l’argentino Fangio ha problemi all’alimentazione ed è già staccato.

I piloti candidati al podio continuano a spingere l’acceleratore sulla strada che fiancheggia il mare Adriatico. A Porto S. Giorgio si consuma ancora un guaio per le Ferrari, anche il giovane idolo Castellotti è tradito dalle gomme. Sul tratto veloce della riviera adriatica si lancia a tutta Taruffi, che a Pescara passa in testa, ma la Mercedes di Moss segue da vicino. Anzi vola, perché a S. Benedetto del Tronto nel superare un dosso si stacca letteralmente dal suolo a 270 chilometri orari e plana in assetto, continuando a correre.

Lasciata la costa adriatica, la corsa punta verso la Capitale. Moss è scatenato e non molla mai il piede dall’acceleratore, nemmeno in curva, tanto da sbandare e far volare via delle balle di paglia; i danni sono solo per la carrozzeria e all’Aquila è già in testa con un minuto su Taruffi e punta indomito su Roma.

Verso mezzogiorno i bolidi sono accolti nella Città Eterna da una folla straripante, tanto che i piloti corrono tra due muraglie umane poste lungo i lati della strada. Il passaggio capitolino è trasmesso per la prima volta in televisione: la Rai radiotelevisione italiana, che ha compiuto da poco un anno, irradia l’evento in diretta dalle tv in bianco e nero. La Mercedes è al comando, e vista l’efficienza dei tedeschi dimostrata al rifornimento romano, in poco più di un minuto fa il pieno e il cambio gomme: è il presagio di una loro vittoria. L’anziano Taruffi è rimasto solo a contrastare l’offensiva tedesca, nella Capitale è secondo, ma la sua Ferrari 118 cede dopo Viterbo: l’appuntamento con la vittoria è svanito.

Le “Frecce d’Argento” ormai hanno in mano la corsa, sono sempre prime a Siena e Firenze, superando agevolmente le tortuose rampe della Futa, dove sono riprese in diretta da un'altra postazione Rai, e anche della Raticosa. A Bologna, Moss è saldamente in testa seguito a distanza da Fangio e Maglioli con la Ferrari è molto staccato. Da ora in poi le strade padane sono piatte e scorrevoli, si profila ormai il trionfo delle auto tedesche. Al controllo nel capoluogo emiliano il pilota inglese fa registrare una media elevatissima, ma non è ancora pago.

Il giovane Moss, dopo millecinquecento chilometri di corsa allo spasimo, si avvicina alla vittoria sfoderando una azione degna solo di grandi campioni. Nel tratto finale Cremona-Mantova-Brescia, percorso dedicato alla memoria di Nuvolari, l’asso inglese onora il grande Tazio, per lui un maestro, correndo sulle strade di casa del “Campione” a velocità sbalorditiva realizzando la media di 198,496 chilometri orari.

Questo colpo, da autentico fuoriclasse del volante, gli consente non solo di trionfare alla Mille Miglia, ma di stabilire la nuova media record della corsa. Vince davanti a Fangio e Maglioli andando da Brescia, Roma e ritorno in 10 ore, 7 minuti e 48 secondi alla media di 157, 650 chilometri orari. Stirling Moss in coppia con il barbuto giornalista Dennis Jenkinson vince la XXII edizione e realizza un record, che sarà per sempre imbattuto: un trionfo che diventa leggenda!

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