LUTTO NELL'ARTE
E’ scomparso nella sua casa di Milano lo scultore Arnaldo Pomodoro, un giorno prima del suo novantanovesimo compleanno. Il mondo dell’arte ha perso una delle voci più autorevoli non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza, l’umanità e la profondità del suo pensiero. A Parma ha lasciato una grande eredità, con le opere donate al Csac, tra il 1977 e il 1991: una collezione significativa di circa 70 pezzi comprensivi di sculture, disegni e grandi medaglie, tra cui i «quadri sculturali», come l’artista li definisce, che adornano i corridoi e l’Aula Magna del Palazzo dell’Università. «Una raccolta unica a livello museale» dice Gloria Bianchino, ricordando la visita con Arturo Carlo Quintavalle a Milano nello studio dell’artista, negli anni ottanta. «Voglio farvi vedere opere antiche, aveva esordito, mostrando i disegni di quelle sculture datate al periodo informale tra il 1956 e il 1960». Loro ne avevano subito compreso la straordinarietà e Arnaldo Pomodoro, con grande sensibilità, aveva dichiarato di volerle donare al Csac dell’Università. Nel 1990 era stata realizzata una grande mostra alle Scuderie della Pilotta e un nucleo importante dei suoi «quadri sculturali» veniva collocato nell’ateneo dove tuttora si possono ammirare. Anni di incontri che accanto al riconoscimento artistico nei confronti di un grande maestro, aveva visto nascere con Quintavalle e Bianchino un’amicizia durata nel tempo. «Pomodoro, oltre un artista che stimo, è stato sempre anche un amico nel senso di una dimestichezza, di una conoscenza delle radici dell’opera che permette di toccare il nodo umano della sua invenzione al di là di ogni considerazione sulla vicenda storica e il panorama culturale»: le parole di Arturo Carlo Quintavalle si fanno voce della forza di una scultura che indaga lo sviluppo spaziale della superficie, agli esordi strutturata da scritture segniche successivamente animata da un segno gestuale e assoluto dove domina un rigoroso spirito geometrico che si esplicita in ripetizioni e lacerazioni, come ingranaggi che si intersecano, resi parzialmente visibili dalle spaccature che rompono le superfici levigate. Opere perfette, magiche, dentro le quali vive il pensiero. «Sono rimasto sempre affascinato dai segni primordiali» diceva. «Cubo» e «Disco solare», uno accanto all’altro, si fanno ammirare nell’ampio spazio d’ingresso dello stabilimento Barilla, espressione delle scelte di Pietro Barilla che, dopo aver riacquistato l’azienda, nel 1979, riprende l’idea di collocare una scultura tra autostrada e stabilimento.
Arnaldo Pomodoro propone un giroscopio colossale di 9 metri di diametro o un muro lungo l’autostrada. Il progetto non si farà ma restano i disegni alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, diretta da Carlotta Montebello. Fratello maggiore di Giorgio «Giò» Pomodoro, anch’egli straordinario sculture, scomparso nel 2002, Arnaldo, nato il 23 giugno 1926 Morciano di Romagna, dopo aver studiato da geometra scopre la passione per il metallo e la scultura. Così prima è orafo ma negli anni cinquanta, fa il grande salto Milano. Vi era giunto per vedere Guernica, esposta nella bombardata Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale; vi si fermerà per tutta la vita. Qui incontra Lucio Fontana e con altri artisti fonda il gruppo Continuità. Sono gli anni in cui conquistato dal concetto di spazio, inizia a tessere le sue trame segniche in rilievo con creazioni che si muovono tra bi e tri dimensione. Verrà la sfera forma perfetta dentro cui scoprire il mistero della materia e le altre forme in cui solidi euclidei vedono spaccare la superficie liscia, lucente, per rivelare al proprio interno i segreti della composizione, testimonianza di un’arte che attraversa il '900 e ne diventa espressione.
La certezza delle geometrie euclidee ma anche il teatro trovano significati nel suo fare. Realizza scenografie per la prosa e per la lirica, più volte con l’amico Ermanno Olmi. I suoi allestimenti trovano riscontro nella scena urbana come l’Oedipus Rex di Igor Stravinskij a Siena davanti all’ala incompiuta della cattedrale, o quello realizzato a Gibellina tra il 1983 e il 1985 per l’Orestea in siciliano di Emilio Isgrò. Grande fra i grandi, ha alle spalle mostre e presenze nei principali musei e istituzioni di tutto il mondo. Le sue sculture, che combinano utopia futuribile e misteri arcaici, sono in tutto il mondo, a partire dalla due sfere che campeggiano nel Cortile del Pigna, nei Musei Vaticani, e davanti al Palazzo delle Nazioni Unite, a New York. Pomodoro aveva lavorato anche per luoghi di culto realizzando l’altare del santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo oltre a una discussa croce rimossa nel 2010. Tiene l’ultima grande mostra nel 2023 in collaborazione con Fendi, al Palazzo della Civiltà Italiana. I funerali dell'artista si terranno giovedì alle 14,45 a Milano nella chiesa di San Fedele.
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