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il caso

Il Teatro Regio perde il «Verdi» firmato da Guttuso: il ritratto va all'Opera di Roma

Il Teatro Regio perde il «Verdi» firmato da Guttuso: il ritratto va all'Opera di Roma

di Antonio Bertoncini

24 Giugno 2025, 03:01

Quel Giuseppe Verdi dal volto poco ieratico e profondamente umano, dall’aspetto un po’ scarmigliato, un ritratto della vita di tutti i giorni piuttosto inconsueto, con uno sguardo penetrante, profondo e severo, determinato e nel contempo aperto al dubbio, tratteggiato dalla magica matita di Renato Guttuso, lo hanno visto e apprezzato in tanti sui folder e nelle locandine di diverse edizioni del Festival dedicato al Cigno di Busseto. Ma l’originale lo hanno potuto vedere in pochi, perché da tempo era custodito in un luogo non aperto al pubblico all’interno del Teatro Regio. E in futuro a Parma non lo vedremo più.

Da qualche giorno, infatti, l’«Omaggio a Giuseppe Verdi», opera del grande pittore siciliano, fa bella mostra di sé nel salone presidenziale al Teatro dell’Opera di Roma. Ne hanno dato notizia nei giorni scorsi la «Fondazione Archivio Storico Bocchi» (titolare e custode dell’opera donata nel 2011 al Teatro Regio di Parma) e lo stesso Teatro dell’Opera di Roma, destinatario della nuova donazione. 

«L’Archivio Storico Bocchi – scrive la Fondazione creata dal figlio Giancarlo, che custodisce il materiale raccolto da due generazioni, con opere originali, carteggi di grandi intellettuali del Novecento, foto storiche e filmati, in un mix di arte, cultura e impegno civile - annuncia di aver donato il 18 giugno 2025 al Teatro dell’Opera di Roma il “Ritratto di Giuseppe Verdi” di Renato Guttuso, (riacquisito dal Teatro Regio) che è stato collocato nel Salone Presidenziale del Teatro, in passato immagine simbolo del Festival Verdi di Parma per diversi anni». Più articolato il comunicato diramato dal teatro romano, che conferma la donazione, da parte dell’Archivio Storico Bocchi, del ritratto «Omaggio a Verdi» di Guttuso, specificando che si tratta dell’unica opera del pittore siciliano dedicata ad un musicista, realizzata nei primi anni Sessanta. Il ritratto, donato in memoria di Mario Bocchi, intellettuale, collezionista e amico di Renato Guttuso, è esposto dal 21 giugno, «in concomitanza con la prima della Carmen di Bizet al Teatro Costanzi, allestita con scene e costumi firmati da Guttuso», che fu autore di una trentina di allestimenti operistici alla Scala, alla Fenice, al Regio e all’Opera di Roma. Il pittore, appassionato di lirica, nutriva uno speciale legame con Verdi, «nato» a Parma nel 1963 con il Macbeth, messo in scena nel 150° anniversario della nascita del Maestro.

Ma perché il “divorzio” dal Regio e il nuovo matrimonio all’ombra del Colosseo? Per saperne di più siamo andati direttamente alla fonte: Giancarlo Bocchi (presidente della Fondazione, regista, produttore e scrittore su temi storici e di impegno civile) e il Teatro Regio, nella persona del Sovrintendente Luciano Messi.

«L’opera di Guttuso – spiega Bocchi - era di proprietà della Fondazione dedicata a mio padre, che portò al Regio il pittore siciliano. Si tratta di un disegno a matita molto significativo e mi è parso giusto metterlo a disposizione della città. Per questo nel 2011 decisi di donarlo al Teatro Regio per valorizzarlo». L’opera fu esposta per la prima volta in Teatro il 15 aprile 2011 in occasione della prima del Barbiere di Siviglia e l’Omaggio a Verdi divenne per anni simbolo iconografico del Festival. «Ma purtroppo -precisa Bocchi - gli accordi previsti all’atto della donazione sono stati disattesi, così ho chiesto al Presidente della Fondazione Teatro Regio, nella persona del sindaco Michele Guerra, la restituzione del quadro, che è puntualmente avvenuta qualche settimana fa. La Fondazione Bocchi ha deciso di donarlo al Teatro dell’Opera di Roma, che sarà unico titolato ad usarne anche l’immagine. Mi pare sia stata una scelta prestigiosa e in linea con i consolidati legami della mia famiglia con il mondo culturale della capitale. La collocazione nel Salone del Presidente e la garanzia dell’esposizione sono stati elementi importanti nella scelta del destinatario».

Fin qui la dichiarazione di Giancarlo Bocchi, che però non intende entrare nel merito dei motivi della revoca della donazione al Regio: «I fatti sono questi – puntualizza Bocchi – preferisco non entrare nel merito con il rischio di alimentare polemiche». Quanto a Parma, Bocchi si toglie un sassolino dalla scarpa: «Scriva pure -dice - che se continua così la città sarà destinata a perdere altre occasioni». E chiude ricordando i bei tempi del sindaco Ferrari (uno dei suoi miti) e dell’assessore Peppino Negri: lo fa guardando al passato, ma senza nostalgia, con un occhio al futuro che Bocchi vorrebbe diverso dalle politiche culturali degli ultimi decenni.

Dal Regio arriva la dichiarazione del Sovrintendente, ancora più prudente e misurata: «Il Teatro Regio di Parma – scrive Luciano Messi – è grato al signor Bocchi per aver potuto fregiarsi di un’opera prestigiosa. Non potendo garantire l’esposizione permanente nella posizione originariamente convenuta, in condizioni che ne assicurassero la tutela e la sicurezza, serenamente e di comune accordo con il signor Bocchi, ha definito la restituzione della stessa al suo proprietario. Siamo felici che il ritratto del Maestro Verdi di Renato Guttuso trovi al Teatro dell’Opera di Roma nuove e prestigiose occasioni di poter essere ammirato».

Fin qui le versioni ufficiali, ma intanto Parma ha perso un’opera d’arte legata alla sua storia, espressione significativa del secolo scorso. 

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