Montebello
Sulla carta va in pensione, ma non mollerà la cima. Per Eugenia Piancastelli la scuola è vita e, anche se ora deve lasciare la cattedra, i suoi contributi alla formazione dei cittadini di domani continueranno a rappresentare un valore aggiunto per l'istituto comprensivo Montebello e non solo: «Proseguirò a impegnarmi per sviluppare i progetti in cui ho sempre creduto».
Laureata in Lettere, aveva vinto il premio nazionale del sindacato giornalisti cinematografici per la migliore tesi di laurea con il suo lavoro sul grande regista tedesco Werner Herzog, «e a Roma mi era stato offerto un contratto di collaborazione con una rivista del settore, proposta che declinai per lavorare nella scuola - continua la prof di italiano -. Il primo lavoro che ho fatto negli anni Ottanta è stato nella Galleria d'arte "Il Collezionista" di mio papà Ennio, all’epoca in borgo Scacchini: mi occupavo di restauro, decorazioni, mobili antichi, incorniciature di quadri e organizzazione di mostre, proprio per proseguire la passione di mio padre, dedito all'arte e alle incisioni d'epoca, e anche ispirata da un clima familiare in cui aleggiava la fortissima eredità artistica del mio prozio Amedeo Bocchi. Fino a quando sono stata assunta all'istituto Orsoline, dove ho ricoperto il ruolo di docente di Lettere e, in seguito, preside: medie e liceo classico. Un ambiente che rispettava appieno le mie inclinazioni: museale e ricco di opere antiche e archivi storici. Nel frattempo avevo conseguito un altro diploma grazie ai corsi del nostro Archivio di Stato: Archivistica, paleografia e diplomatica. E in quegli anni le Orsoline si distinguevano per la decisa apertura al mondo laico: si lasciava grande spazio di iniziativa e di scelta. Sono stati anni importanti per le innovazioni e le sperimentazioni. Anni in cui l'autonomia scolastica muoveva i primi passi: anche gli orari erano flessibili per nuovi progetti curricolari. Il livello di motivazione dei docenti era molto alto». Un mestiere, quello dell'insegnante, vissuto sempre in divenire. E per la prof Piancastelli uno dei punti di svolta nel proprio curriculum è stato il Metodo Feuerstein, la cui formazione si è perfezionata a Rimini: «Si tratta di un metodo che si basa su alcuni principi, tra cui quello che l'intelligenza è una dimensione che può crescere e svilupparsi, in ognuno di noi, se supportata con le giuste strategie. Un metodo, quindi, che lavora molto sulla figura del mediatore: tu, insegnante, diventi mediatore per tirar fuori quello che i ragazzi hanno già dentro. Una forma di maieutica, sostenuta da protocolli precisi, per favorire la capacità di apprendere degli studenti. Terminata l’esperienza presso le Orsoline - prosegue la prof - sono passata alle scuole statali; dai corsi serali al Giordani, alla cattedra di Storia e filosofia al liceo Ulivi, per poi passare di ruolo alla scuola media: primo incarico a Sorbolo, quindi Monchio, Corcagnano e Don Cavalli, all'istituto comprensivo Montebello» dove è rimasta per circa 15 anni, sempre come docente di Italiano. «Adoro la fascia d'età 11-14 anni, anche perché fin da subito ho capito l'importanza dei bisogni di questi ragazzi - sottolinea Piancastelli -. Una pre-adolescenza, ormai diventata adolescenza, che esprime delle esigenze molto complesse. È l'età in cui puoi veramente insegnare un metodo di studio e, se riesci a farlo, è per sempre: una fascia d'età in cui è possibile incidere per davvero. Se l'insegnante è molto motivato e trasmette la passione che ha per le sue materie, i ragazzi delle medie assorbono tutto. Gli stessi ex alunni, infatti, ritornano a dirmi che quel tratto di scuola li ha orientati e li ha aiutati nel successo scolastico delle superiori».
Alunni, ma anche colleghi, con cui la prof Piancastelli ha sempre avuto un grande affiatamento: «Il bambino impara se il team lavora nella stessa direzione. E con i colleghi che ho avuto alla Don Cavalli sono sempre riuscita a raggiungere questi obiettivi - confessa -. E sono stati anni stupendi pieni di gratificazioni, con ragazzi affettuosi e interattivi. Anni in cui ho stabilito relazioni con tutti. Un lungo periodo di soddisfazioni, con studenti che capivano i margini di miglioramento e si impegnavano a conseguirli. Tanti i progetti di successo, tra cui quello realizzato con il metodo Feuerstein applicato all'arte, portato avanti con i colleghi della materia e che raccoglie bambini che possiedono particolari abilità manuali, creative e di fantasia, puntando a incrementare il loro talento». Tanti i momenti da non dimenticare. A partire da quelli in aula, dalle uscite scolastiche, dalle merende solidali e dal carnevale: «A scuola tutti i giorni vivi con intensità, senza mai avere un momento di noia, senza mai perdere tempo. Anche il rapporto con le famiglie - dice la docente - è sempre stato stupendo». Eugenia Piancastelli userà le sue energie da «giovane entusiasta» per continuare a dare alla scuola il proprio contributo e trovare nuove idee e progetti didattici e culturali. «Per me la scuola è stato tutto. E' un mondo di cultura e di relazioni. E' la vita - ripete -. Mi sono solo divertita e ogni giorno non è mai stato uguale ad un altro. Mi piacerebbe che esperienze forti come quella che ho fatto venissero conosciute, per valorizzare una scuola che metta insieme cultura, accoglienza e attenzione al disagio, tema che nelle mie classi è sempre stato affrontato seriamente. In generale, vorrei che per la scuola oggi ci fosse più considerazione e che i modelli funzionanti fossero condivisi». Per cui, tra impegni famigliari, con la figlia Viola che ha intrapreso guarda caso gli studi classici, la passione per il latino, il modernariato e l'antiquariato, ma anche per la natura, gli animali, i fiori e i suoi tre gatti, la Piancastelli continuerà ad essere un punto di riferimento per il comprensivo Montebello. Tuttavia, il saluto è di rito: «Una persona meravigliosa - chiude la preside Elisabetta Zanichelli -. Indiscusse le sue competenze professionali: sa valorizzare le doti di tutti i ragazzi, sa coinvolgere, personalizzare i percorsi di ciascuno, ama i suoi alunni e la vita di ognuno di loro. Ho avuto l'onore di lavorare con lei in questi mesi; mi ha accolta e aiutata nell'organizzazione delle tante iniziative. La scuola non può fare a meno di lei».
Mara Varoli
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